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Guantanamo, l'Abu Ghraib di Cuba

R. ES.

il manifesto, 15 maggio 2004

Ex detenuti inglesi denunciano gli abusi. Anche l'Australia. La denuncia di un cittadino australiano a Guantanamo dal 2001.

Guantanamo come Abu Ghraib. Le torture, gli abusi, le violenze compiute contro i detenuti dell'ormai celebre carcere di Saddam riciclata dagli occupanti americani non sarebbero il frutto del comportamento sadico di alcune mele marce, ma farebbero parte delle normali prassi attuate dalle forze americane nel mondo. A denunciarlo sono gli avvocati di due britannici rimasti due anni rinchiusi a Guntanamo, prima di essere liberati senza alcun capo d'accusa né processo. Nelle foto e nei racconti delle torture praticate ad Abu Ghraib emersi in queste settimane, Shafiq Rasul e Asif Iqbal, musulmani britannici di 26 e 22 anni, nati e cresciuti nelle Midlands, hanno riconosciuto la loro odissea durata due anni e cominciata con l'arresto in Afghanistan e il trasferimento nella base navale statunitense a Cuba.

I due hanno scritto al presidente George W. Bush una lettera aperta, raccontando le sevizie subite durante il periodo di detenzione a Camp Delta. Shafiq e Asif raccontano che sono stati sistematicamente picchiati, rimanendo incatenati per ore, nudi, sotto la minaccia di cani feroci. Sono cioè stati sottoposti allo stesso tipo di umiliazioni e di pratiche intimidatorie emerse dalle foto irachene che stanno seminando scandalo in questi giorni in America.

«Agendo in questo modo - ha detto la loro avvocatessa, Barbara Olshansky, dell'American Center for Costitutional Right - vogliono rendere chiaro al mondo intero che quanto accaduto a loro non è affatto la conseguenza di un vuoto di potere, ma fa parte di una politica precisa dei militari americani».

Le denunce di torture compiute a Guntanamo - documentate anche da un rapporto del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) consegnato nel maggio scorso alla Casa bianca - erano già state dettagliatamente descritte dai due al momento della loro liberazione, nel marzo passato: in particolare, il settimanale britannico The Observer aveva dedicato al caso un lungo articolo, in cui raccoglieva le loro testimonianze.

In quell'occasione, un altro detenuto britannico liberato, Jamal al-Harith, aveva raccontato anche di abusi sessuali: «Uomini che non avevano mai visto una donna senza velo erano stati costretti a guardare prostitute toccarsi, mentre uno ha raccontato che un'americana gli ha spalmato sangue mestruale sul volto per offenderlo».

Le denunce degli ex detenuti britannici sono simili a quelle avanzate, attraverso il suo avvocato, da un cittadino australiano ancora sotto detenzione a Camp Delta. David Hicks, 28 anni, catturato in Afghanistan nel 2001 e da allora detenuto senza processo a Guantanamo, ha raccontato di aver subito pressioni psicologiche e fisiche ben al di là del livello di stress.

L'avvocato di Hirst, Stephen Kenny, ha detto di riferirsi non «a singoli abusi commessi dai guardiani, ma ad una vera e propria strategia orchestrata e autorizzata da persone di alto grado nella catena di comando americana». Alla sua denuncia, il governo australiano ha prontamente reagito, almeno a parole. Il ministro degli esteri Alexander Downer ha detto che avvierà indagini in proposito e ha inviato il console generale di Washington a Cuba per investigare sulla vicenda.