Questa volta non si tratta di foto ricordo, scattate dalle guardie con le loro macchinette digitali, mentre fanno sesso, seviziano i prigionieri di Abu Ghraib, salutano la mamma. Questi sono filmati fatti da professionisti, scrupolosamente archiviati e conservati nella base militare americana di Camp Delta a Guantanamo. Sono stati realizzati a scopo didattico, per insegnare le tecniche d'interrogatorio, far vedere come si convincono a confessare i detenuti che non vogliono collaborare.
Della loro esistenza ha riferito all'Observer di Londra Tarek Dergoul, 26 anni, il quinto cittadino britannico liberato dal campo lo scorso marzo dopo 22 mesi di prigionia.
«Mi hanno spruzzato gas lacrimogeno in faccia sino a che non ho iniziato a vomitare - racconta - Dergoul, che per il trauma subìto ha ripreso soltanto adesso l'uso della parola - Mi hanno gettato a terra e mi sono saltati addosso, infilato le dita negli occhi, la testa nel cesso e hanno tirato la catena. Mi hanno legato come una bestia, preso a calci e pugni, trascinato di peso fuori dalla cella in catene. Mi hanno rasato la barba, i capelli, le sopracciglia». Il tutto di fronte all'obiettivo di una telecamera, seguendo una procedura chiamata Estreme Reaction Force (Forza di reazione estrema) o più semplicemente Erf, da cui il neologismo erfizzare, che suona meglio di mettere sotto tortura.
Il luogotenente colonnello Leon Sumpter, portavoce della Joint Task Force che opera a Guantanamo, ha confermato l'esistenza delle registrazioni video, ma si è rifiutato di spiegarne il contenuto o di fornire particolari sulle Erf, da chi fossero eseguite, o in base a quali istruzioni: «Non discutiamo degli aspetti operativi della nostra missione».
Sumpter ha detto comunque abbastanza per girare gambe all'aria la teoria delle mele marce su cui continua ad insistere il segretario alla Difesa Donal Rumsfeld. I video di Guantanamo proverebbero al di là di ogni ragionevole dubbio che le violenze sui detenuti erano state decise dall'alto e non frutto dell'iniziativa isolata e arbitraria di un gruppo di soldatesse e soldati sadici e pervertiti. La scoperta della loro esistenza si annuncia come il peggior incidente che potesse capitare all'amministrazione Bush, disperatamente impegnata a cercare di circoscrivere lo scandalo di Abu Ghraib dentro i confini iracheni.
Il senatore democratico Patrick Leahy, membro di spicco della commissione Giustizia, che ha criticato apertamente la Casa Bianca per gli abusi di Abu Ghraib, questa settimana intende chiedere al segretario Rumsfeld di mostrare i video di Guantanamo in commissione. «Il controllo che il Congresso deve esercitare sull'amministrazione ha peccato di lassismo in molte aree, e tra queste vi sono i criteri di custodia dei prigionieri in Iraq, in Afghanistan e a Guantanamo. Se fotografie, video o qualsiasi tipo di materiale possono aiutarci a capire se vi sono stati abusi sui detenuti di Guantanamo, devono essere immediatamente mostrati al Congresso».
La soldatessa Lynndie Englans, una dei sei militari sinora incriminati e che saranno processati da una speciale corte marziale per le violenze sui prigionieri, non perde occasione per tacere. Conferma che era per ordini superiori che ai detenuti venivano fatte passare delle brutte ore, magari tutta la notte, ma non nasconde di essersi divertita. Questo non ha impedito a tutto un paese, Fort Ashby in West Virginia, dov'è nata e cresciuta, di stringerlesi attorno solidale. «Ci avete gettato addosso soltanto del fango - ha strillato la farmacista locale all'attonito inviato dell'Associated Press - Adesso con giornali e televisioni non ci parliamo più».