Guantanamo, Croce rossa accusa "I detenuti stanno impazzendo"
Francesco Malgaroli
La Repubblica, 11 ottobre 2003
Un gruppo di giuristi ricorre alla Corte suprema: la guerra al terrorismo non giustifica violazioni del diritto. La Casa Bianca: i prigionieri sono trattati in modo umano.
Già alle prese con la scoperta di spie nelle strutture militari e
civili americane a Guantanamo, l'Amministrazione Bush giovedì ha ricevuto
un attacco di insolita durezza dalla Croce rossa per le modalità della
detenzione nella prigione per terroristi. Al termine di un nuovo giro di ispezioni
nel campo di detenzione destinato ai presunti miliziani di Al Qaeda e Taliban,
il responsabile della Cri a Washington ha denunciato al New York Times le
condizioni in cui sono tenuti gli oltre 600 prigionieri. Le critiche sono
alla detenzione "a tempo indefinito", senza un processo né
una formale messa in stato d'accusa.
Christophe Girod ha partecipato all'ultima missione della Croce rossa a Guantanamo,
in agosto, ora ha reso note le proprie conclusioni, consultabili anche su
Internet. Durante l'ispezione lui e la sua squadra hanno avuto accesso ai
detenuti, hanno potuto parlare, raccogliere circa 5.800 messaggi personali
che saranno consegnati ai familiari, verificare le condizioni di vita. "La
loro richiesta numero uno è sapere cosa ne sarà di loro, non
sanno quale sarà il loro futuro", ha detto Girod parlando dei
detenuti.
La Croce rossa non ha denunciato violenze fisiche. Ma ha puntato l'attenzione
sul peso psicologico che comporta questo genere di prigionia. Per gli Stati
Uniti, a Camp Delta, il centro di prigionia nella base militare, ci sono "nemici
combattenti", non prigionieri di guerra. Questo significa che i loro
diritti sono molto limitati. E vuol dire anche che diventano sempre più
evidenti i problemi psichici dei detenuti. La struttura funziona dal gennaio
2002, destinata soprattutto ai prigionieri catturati durante la guerra in
Afghanistan.
Dopo un'ondata di proteste internazionali, alla vista di celle che furono
definite "gabbie per polli", le condizioni del carcere sono molto
cambiate. Ma per quelli che un avvocato difensore ha chiamato "i fantasmi
di Guantanamo" non è mutata la situazione di fondo. In 18 mesi,
21 prigionieri hanno tentato 32 volte il suicidio. "Sono trattati in
modo umano", ha replicato ieri sera il portavoce della Casa Bianca Scott
McClellan.
Per il comandante militare della base, il maggiore generale Geoff Miller,
dagli interrogatori dei detenuti, gli Stati Uniti hanno "ricavano ogni
giorno informazioni di valore inestimabile". E anche questa è
una delle ragioni per cui non vengono rilasciati. Finora soltanto 68 persone
hanno lasciato Guantanamo e solo una piccola parte è tornata libera.
A luglio il presidente Bush aveva indicato che 6 detenuti - tra cui due con
passaporto inglese e uno australiano - sarebbero stati portati davanti ai
giudici militari. In caso di condanna rischiano fino alla pena di morte. Ma
nessuna data per l'inizio del processo è stata fissata, anche per le
proteste di Gran Bretagna e Australia.
Durante l'ispezione, la Croce rossa non ha incontrato ostacoli da parte delle
autorità militari e "il dialogo con gli Stati Uniti sulle condizioni
e il trattamento dei detenuti rimane aperto e franco. Ma restano serie divergenze
di opinione", si legge nel rapporto. La Cri chiede che per esempio che
siano trasferiti altrove i minori, già tenuti in una struttura a parte,
e invita Washington a definire il quadro giuridico della detenzione. Il rapporto
arriva a pochi giorni dalla decisione di un gruppo di legali, diplomatici
ed ex giudici di chiedere alla Corte suprema americana di intervenire sulle
modalità di detenzione nella base. Come ha spiegato al New York Times
il contrammiraglio Donald Guter, già avvocato generale della marina
americana, la guerra al terrorismo non può giustificare il sovvertimento
del diritto.
Nella base da una settimana è al lavoro una squadra di 24 investigatori
speciali arrivati dal Southern Command di Miami con l'incarico di riesaminare
tutte le registrazioni degli interrogatori finora fatti a Guantanamo. Il cappellano
militare musulmano e due traduttori sono in carcere accusati di spionaggio,
altri 10 sono sotto inchiesta. Il timore è che abbiano sabotato gli
interrogatori, fornendo false informazioni, e che abbiamo fatto uscire dal
campo notizie riservate e mappe. Alcuni ufficiali, protetti dall'anonimato,
non hanno nascosto la loro preoccupazione: Al Qaeda potrebbe essere riuscita
a infiltrare la struttura di massima sicurezza, rendendo inutile il lavoro
fatto finora.