Amministrazione della giustizia
Il 12 dicembre, Amal Salim Madi, di 65 anni, i cui tre figli sono stati arrestati
in ottobre, si è unita ad una manifestazione a Baghdad in favore dei
diritti dei prigionieri. Ha dichiarato: “gli americani hanno affermato
che stavano portando i miei figli via per un interrogatorio di un’ora.
Da allora non li abbiamo più visti.” I suoi figli sono la nuova
generazione di persone scomparse in Iraq, non finiscono nelle fosse comuni,
come accadeva sotto il precedente governo iracheno, ma sono persi per le loro
famiglie, detenuti da qualche parte nei centri di detenzione gestiti dalle forze
occupanti in Iraq. Adil Allam, un avvocato dell’Human Rights Organisation
of Iraq (Organizzazione per i diritti umani dell’Iraq), ha dichiarato
nell’ottobre 2003: “l’Iraq si è trasformato in una
grande Guantanamo”, riferendosi alla prigione militare statunitense a
Cuba dove centinaia di individui sospettati di attacchi “terroristici”
rimangono detenuti senza accusa. 6
Dall’inizio della guerra, AI riceve denunce di iracheni che sono stati
tenuti in carcere da forze della coalizione e i cui diritti sono stati violati.
Molti sono stati trattenuti per settimane o mesi senza accusa. Alcuni sono stati
torturati o maltrattati. Praticamente nessuno ha avuto un accesso tempestivo
ad un avvocato, alla famiglia, o un esame giuridico della loro detenzione. 7
Tali abusi nell’amministrazione della giustizia sono stati facilitati
dal collasso generale della legalità e dell’ordine ma anche da
un’applicazione incoerente degli standard internazionali da parte delle
forze occupanti.
Dopo avere preso il potere l’APC ha rivisto il codice penale iracheno
del 1969 e il Codice di procedura penale del 1971, per valutare la loro compatibilità
con gli standard internazionali dei diritti umani. Ha inoltre introdotto emendamenti
legali che sono entrati in vigore prima della loro pubblicazione in arabo sulla
Gazzetta Ufficiale, trasgredendo l’articolo 65 della Quarta convenzione
di Ginevra. Nonostante ciò, gli emendamenti hanno incluso alcune importanti
riforme positive. La Sezione 9 del Memorandum n. 7 dell’APC ha proibito
l’uso di tortura e trattamenti o punizioni crudeli, inumane e degradanti.
Il Tribunale Rivoluzionario, il Tribunale Speciale e il Tribunale per la Sicurezza
Nazionale, che hanno portato avanti processi palesemente iniqui, sono stati
aboliti.
In giugno del 2003, la APC ha rilasciato l’ordine n. 13, costituendo il
Tribunale penale centrale dell’Iraq. Il tribunale applica la legge irachena
e ha giurisdizione sui crimini commessi in Iraq dal 19 marzo 2003, inclusi crimini
contro le forze della Coalizione. Nel novembre del 2003 il tribunale ha condannato
l’ex governatore di Najaf a 14 anni di detenzione per “arresti illegali,
distruzione di un documento governativo ed abuso di ufficio”. Il tribunale
ha esaminato almeno altri due casi che hanno a che fare con il contrabbando.
Amnesty International non ha avuto la possibilità di assistere a questi
processi ma l’organizzazione è preoccupata poiché l’ordine
n. 13 impone la condizione generale che i giudici nominati per il tribunale
non dovrebbero essere stati coinvolti in attività del partito Ba’ath.
C’è inoltre preoccupazione riguardo al fatto che gli individui
selezionati hanno un mandato di un anno dato dall’APC. Tali condizioni
sembrano violare il principio di indipendenza giudiziaria.
La sezione 2 (3) del Memorandum n. 3 dell’APC sottrae alla giurisdizione
dei tribunali iracheni tutti i membri della Coalizione, sia nelle questioni
civili sia in quelle militari, creando un vuoti di responsabilità per
questi individui. Infatti non esistono meccanismi adeguati per assicurare indagini
competenti e imparziali su accuse di violazioni dei diritti umani e del diritto
umanitario internazionale compiute dall’APC o dalle forze della Coalizione.
Detenzione in incommunicado e detenzione illegale
L’enorme prigione di Abu Ghraib a sudovest di Baghdad era il centro di
detenzione più temuto sotto il precedente governo iracheno. Oggi il nome
ufficiale è Baghdad Correctional Facility, ma poche altre cose
sono cambiate. I parenti di coloro che sono detenuti all’interno ancora
oggi rimangono in attesa all’esterno di notizie dei loro cari e gli avvocati
vengono ancora respinti. Ad un padre che voleva visitare suo figlio è
stato detto in novembre di tornare dopo quattro mesi. “Mio figlio è
già lì da quattro mesi e non ha ricevuto alcuna accusa”,
ha detto ad un membro dell’International Occupation Watch Centre (Centro
di osservazione internazionale sull’occupazione). 8
L’APC ha pubblicato una lista di 8500 detenuti su Internet. La maggior
parte di loro sono trattenuti come “sospetti terroristi” e detenuti
per ragioni di “sicurezza”. 9 Le famiglie in attesa all’esterno
della prigione di Abu Ghraib dicono che la maggior parte dei loro parenti sono
stati presi in rastrellamenti indiscriminati.
Molti iracheni non sanno dove siano detenuti i loro parenti e la maggior parte
non ha accesso a Internet per cercare informazioni su di loro. Alcuni degli
arrestati vengono portati in prigioni gestite dalla polizia irachena, altri
sono portati in centri gestiti dagli statunitensi, ma spesso nessuno sembra
avere le relative informazioni.
Quelli che sono nelle prigioni irachene in qualche modo hanno accesso ad avvocati
e giudici. Molti di coloro che sono detenuti in centri gestiti dalle forze della
Coalizione – come Camp Clipper presso l’aeroporto Internazionale
di Baghdad (chiuso in ottobre), la prigione di Abu Ghraib e i centri di detenzione
all’aeroporto di Habbaniya e Um Qasr – non hanno avuto il permesso
di vedere i propri familiari o un avvocato o di avere una qualsiasi forma di
revisione giudiziale della loro detenzione. Alcuni sono stati detenuti per settimane
o mesi, altri sarebbero detenuti oltre i 90 giorni prescritti per la revisione
giudiziale. AI ha anche indagato su casi nei quali le forze della Coalizione
non hanno eseguito tempestivamente sentenze in cui i giudici ordinavano di rilasciare
individui sospettati.
In pratica esiste un sistema binario per il quale le persone detenute dalle
forze della Coalizione hanno meno salvaguardie di coloro che vengono detenuti
da ufficiali iracheni. Per esempio, i detenuti dalle forze della Coalizione
possono essere tenuti in detenzione fino a 90 giorni prima di essere portati
davanti ad un giudice (secondo il Memorandum dell’APC n. 3), mentre coloro
che sono detenuti secondo il Codice iracheno di procedura penale devono avere
una revisione del loro caso entro 24 ore.
Le condizioni in molti dei centri di detenzione sono dure. Ci sono stati molti
rapporti non confermati di scioperi della fame e rivolte nelle prigioni. L’APC
ha ammesso che tre prigionieri sono stati uccisi e otto feriti durante una sollevazione
nella prigione di Abu Ghraib il 24 novembre.
A Bassora ci sono decine di persone detenute senza accusa o processo nel centro
di detenzione al-Shu’aiba vicino ad al-Zubair gestito dalle forze inglesi.
Alcuni erano detenuti ad Um Qasr prima di essere trasferiti. Anche a Bassora,
gruppi armati islamici sono stati coinvolti nell’arresto, la detenzione
e la tortura di persone sospettate di attività “immorali”
come vendita di alcol, video o CD.
• Qays Mohammed Abd al-Karim al-Salman, un uomo d’affari con cittadinanza
danese, è ritornato in Iraq 10 giorni prima del suo arresto da parte
dell’esercito statunitense il 6 maggio. Ha dichiarato di essere stato
costretto a sdraiarsi sulla strada e portato ad un centro temporaneo di detenzione
all’aeroporto di Baghdad dove è stato tenuto per 33 giorni sotto
sospetto di omicidio prima di essere rilasciato senza accusa. Gli è stato
negato il contatto con il mondo esterno ed è stato maltrattato.
• Zakariya Zakher Sa’ad, di 55 anni, guardia notturna egiziana per
il consolato russo a Baghdad, è stato arrestato dai soldati statunitensi
che indagavano su un tentato furto al consolato. I vicini hanno tentato di dire
ai soldati che lui era la guardia e non il ladro, ma i soldati non hanno voluto
ascoltare. Zakariya Zakher Sa’ad è stato gettato a terra, legato
e portato via. Fino al luglio 2003 è stato detenuto a Camp Copper, anche
se la sua famiglia non ha potuto vederlo per verificare che fosse lì.
Amnesty International non sa se sia ancora detenuto o meno.
• Humam ‘Abd al-Khaleq ‘Abd al-Ghaffur, un fisico nucleare,
è stato arrestato nella sua casa di Baghdad il 20 aprile 2003. Non si
sa dove si trovi.
• Hussain al-Haery, un professore dell’università di Baghdad,
è stato arrestato nella sua casa all’inizio del luglio 2003. Attualmente
è detenuto ad Abu Ghraib.
• Sa’doun Hamadi, ex presidente della camera, è stato arrestato
il 29 maggio 2003 e tenuto in carcere senza accusa o processo per quasi nove
mesi prima del suo rilascio il 14 febbraio. Hamadi è stato detenuto in
tre posti diversi: Camp Copper, all’aeroporto internazionale di Baghdad,
in seguito Um Qasr e infine Abu Ghraib. Al suo rilascio le autorità USA
hanno dichiarato che non c’era alcuna ragione di sicurezza che giustificasse
la sua detenzione. AI ha scritto all’APC chiedendo chiarimenti sulle ragioni
della detenzione prorogata e lo status legale di molte persone, inclusi scienziati,
ex membri del corpo diplomatico e delle amministrazioni. Fino ad ora non c’è
stata risposta.
Tortura e maltrattamenti
Abdallah Khudhran al-Shamran, un cittadino saudita, è stato arrestato
ad al-Rutba ai primi di aprile 2003 delle forze alleate americane e irachene
mentre viaggiava dalla Siria a Baghdad. Dopo avere raggiunto un luogo a lui
ignoto ha dichiarato di essere stato picchiato, di avere ricevuto scosse elettriche,
di essere stato sospeso per le gambe, di avere avuto il pene legato e di essere
stato soggetto alla privazione del sonno. Al- Shamran è stato detenuto
per quattro giorni prima di essere trasferito ad un ospedale da campo ad Um
Qasr. In seguito è stato interrogato e rilasciato senza soldi e passaporto.
Si è rivolto ad un soldato britannico, dopo di che è stato portato
in un altro centro di detenzione e in seguito in un ospedale da campo militare
e poi di nuovo interrogato e torturato. Questa volta i metodi di tortura hanno
incluso esposizioni prolungate al sole, stare chiuso in un container ed essere
minacciato di esecuzione.
Denunce di torture o altri maltrattamenti da parte delle forze della Coalizione
sono stati frequenti nell’ultimo anno. Nelle prime settimane di guerra
e occupazione, i detenuti hanno sofferto per il caldo estremo mentre stavano
nelle tende e sono stati riforniti con acqua insufficiente, strutture per l’igiene
inadeguate, fosse all’aria aperta come servizi, nessun cambio di vestiti,
niente libri, giornali, radio o materiali per scrivere. Da allora, i detenuti
hanno sistematicamente denunciato trattamenti inumani o degradanti durante l’arresto
e le prime 24 ore di detenzione. Manette di plastica usate dalle forze americane
hanno causato sofferenze sproporzionate. Ex detenuti hanno riferito che sono
stati costretti a stare a faccia in giù per terra, tenuti ammanettati,
incappucciati o bendati, e non gli veniva fornita acqua o cibo o permesso di
usare i servizi.
Molti detenuti hanno dichiarato di essere stati torturati e maltrattati dalle
truppe americane ed inglesi durante gli interrogatori. I metodi descritti includono
privazioni prolungate del sonno, percosse, costrizioni continuate in posizioni
dolorose, talvolta unite ad esposizione a musica ad alto volume, stando incappucciati
per lunghi periodi ed esposizione a luci forti. Quasi nessuna delle denunce
di tortura o maltrattamenti sono state oggetto di indagine.
A Bassora, almeno quattro persone sono morte sotto custodia degli inglesi. In
un caso, il motivo della morte è stata la tortura. Molte persone intervistate
da AI hanno descritto le torture da parte delle truppe inglesi sotto interrogatorio.
• Otto iracheni arrestati il 14 settembre da soldati inglesi dal campo
inglese di Camp Steven a Bassora sarebbero stati torturati. Gli uomini
lavoravano tutti per un hotel a Bassora dove sarebbero state trovate delle armi.
Baha’ al-Maliki, l’addetto alla ricezione dell’albergo è
morto in detenzione tre giorni dopo, apparentemente con il corpo coperto di
lividi e sangue. Kefa Taha è stato ricoverato in ospedale con problemi
ai reni e lividi gravi.
• Nel febbraio 2004, durante un’udienza sulla morte di Najem Sa’doun
Hattab nel giugno 2003 nel centro di detenzione di camp Whitehorse,
vicino a Nassiriya, un ex marine americano ha testimoniato che era una pratica
comune prendere a pugni e calci prigionieri che non cooperavano, ed anche alcuni
che invece cooperavano. Al marine era stata garantita l’immunità
per la sua testimonianza. Najem Sa’doun Hattab, un ex ufficiale del partito
Ba’ath, è morto dopo essere stato picchiato e strozzato da un marine
riservista. 10
Note:
6 AFP, 12 dicembre 2003
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7 agenzia e data non chiare
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8 Alla ricerca di Yunis – e quanti altri? International Occupation Watch
Centre, David Enders, 28 novembre 2003.
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9 Ibidem.
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10 Union-Tribune, 3 febbraio 2004, di Rick Rogers
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