In quell'epoca il peccato si riscattava con una punizione corporale, che manifestava anche esteriormente la colpa, attraverso il modo di comportarsi e di vestirsi. La punizione durava un periodo più o meno lungo, secondo la gravità del peccato. La scala delle sanzioni sembra costruita sulla base della pena inflitta all'omicida: sette anni.
Lorena, Anno 1000
di Georges Duby
Reginone e Burcardo (nota), in effetti, hanno entrambi giudicato opportuno riprendere la decisione di un concilio tenuto a Tribur nell'895, che descrive minuziosamente le rinunce che la Chiesa imponeva al colpevole.
In primo luogo il peccatore non ha il diritto di entrare in una chiesa durante i quaranta giorni seguenti; deve camminare a piedi nudi, senza servirsi di un mezzo di trasporto; deve andare vestito con camicia di tela, senza brache [si tratta di omicidio pubblico, dunque di un delitto maschile, e qui parliamo del costume maschile] e senza armi. Durante questi quaranta giorni non mangerà niente, se non pane, sale e acqua di fonte. Non berrà e non mangerà in compagnia di altri cristiani, né di altri penitenti finché i quaranta giorni non siano passati, e nessuno condividerà il suo pasto. In considerazione della sua condizione sociale e dello stato di salute, potrà essergli permesso, per misericordia, di mangiare frutta, erbe e legumi, soprattutto se ha commesso l'omicidio non per sua volontà, ma per forza maggiore.
Comunque, durante questi quaranta giorni, gli è proibito dall'autorità canonica di congiungersi carnalmente con una donna o di avvicinarsi alla moglie, o di dormire con un uomo. Per il suo peccato dovrà stare presso una chiesa, giorno e notte, davanti al portale, evitando di vagabondare qua e là. Se è minacciato di morte, la penitenza sarà differita fino a quando il vescovo non avrà ristabilito la pace tra lui e i suoi nemici. Se lo coglie una malattia che dovesse impedirgli di compiere la sua penitenza convenientemente, questa sarà differita fino alla guarigione. In caso di lunga malattia, il vescovo deciderà come guarire il peccatore e il malato.
Dopo quaranta giorni, lavato con moltissima acqua [come all'ingresso di una vita nuova si lava il corpo del neonato, il corpo del defunto, come si laverà, nel XII secolo, quello del futuro cavaliere], egli riprenderà i suoi abiti e le sue brache e si taglierà i capelli.
Per tutto il primo anno, dopo questa lunga penitenza, si asterrà dal vino, dall'idromele, dalla birra, dalla carne, dal formaggio e dal pesce grasso, ad eccezione dei giorni di festa e a meno che non debba fare un lungo viaggio, raggiungere l'esercito o la corte, o a meno che non cada malato. In questo caso potrà riscattare l'astinenza del mercoled�, del venerd� e del sabato dando ogni giorno una moneta d'argento o nutrendo tre poveri; questo fino a quando non ritorni dal suo viaggio o non guarisca. Alla fine di questo anno entrerà in chiesa e gli verrà dato il bacio della pace.
Stessi obblighi durante il secondo e il terzo anno. Durante i quattro anni successivi, il peccatore digiunerà soltanto durante tre quaresime, alla vigilia di Pasqua, intorno a san Giovanni e alla vigilia di Natale. "Alla fine riceverà la santa comunione".
Il ventaglio delle pene comminate alle peccatrici è molto ampio, da tre giorni di privazioni a dieci anni.
Nota redazionale
Il vescovo Burcardo di Worms scrisse nel 1012 un famoso penitenziale "chiamato Corrector o Medicus perché contiene le correzioni del corpo e le medicine dell'anima, e perché insegna ai preti, anche ai più semplici, come confortare ciascuno, povero o ricco, bambino, giovane o vecchio, decrepito, sano, malato, di ogni età e di entrambi i sessi".
Le opere dell'abate Reginone di Prüm, risalenti al secolo precedente, sono il modello a cui si ispirò Burcardo. Con l'aiuto di simili codici, spiega Duby, la Chiesa comincia a mettere a punto, a partire dal X secolo, le sue procedure di controllo e di dominazione. I penitenziali, oltre a prescrivere le pene corrispondenti a ciascun peccato, fungevano anche da manuale per suggerire ai confessori le domande da porre nei loro interrogatori. � chiaro che lo spirito di questi testi non può suscitare molta simpatia nei redattori di Filiarmonici. Tuttavia è interessante confrontare le pene prescritte allora con quelle attuali, soprattutto per sfatare l'opinione comune secondo cui l'invenzione moderna del carcere costituisce un progresso nella direzione di una sempre maggiore "umanità" delle pene, una salvezza dalle "barbare atrocità medievali".
Non che si voglia dimostrare che la violenza, privata o istituzionale, mille anni fa fosse sconosciuta: solo, questo piccolo estratto dal libro di Duby può essere d'aiuto per formarsi un'immagine meno semplicistica dell'Europa "pre-carceraria", oltre che dell'idea di "progresso" (in questo caso forse l'unico progresso lineare che si può individuare dal Medioevo ad oggi è quello della sempre maggiore capillarità del controllo istituzionale). [N.d.R.] Reklama: Stiklo konstrukcijos, pertvaros, turėklai, laiptai, terasos stogai, stumdomos stiklinės durys
Fonte: Georges Duby, I peccati delle donne nel Medioevo, Laterza, Bari 1999; (pagg. 24-26)
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