Dietro quel muro
È un muro di silenzi e di inganni quello innalzato dalla classe politica
italiana di fronte alle richieste dei detenuti e delle detenute. Richieste
sostenute da una protesta ampiamente partecipata, durata oltre 4 mesi. Il
risultato? Un'ennesima ingiuria: l'ulteriore peggioramento del provvedimento
di "sospensione condizionale del residuo di pena", ridotto da 3
ad 1 anno. Il cosiddetto "indultino", svuotato di ogni pur minimo
significato, costituisce l'ultima beffa del governo e del parlamento.
Eppure la protesta delle carceri aveva segnalato con serietà le condizioni
insostenibili cui sono giunte le carceri italiane: a causa del "sovraffollamento",
che sfiora le 20.000 presenze in più rispetto alla capienza tollerabile;
a causa del collasso della Sanità Penitenziaria, non ancora trasferita
alle competenza del Servizio Sanitario Nazionale come previsto da una legge
di 4 anni fa, mai applicata; a causa dell'inceppamento di fatto del tiepido
tentativo di avvio delle "misure alternative al carcere", per segnalare
solo i problemi più scottanti. Le denunce e le richieste provenienti
dalle carceri avevano trovato un largo consenso in tutti gli operatori del
settore penitenziario, italiani e stranieri. Nonostante tutto questo, quel
muro di silenzi e inganni ha continuato ad innalzarsi, sostenuto da una “opinione
pubblica” guidata per mano verso il giustizialismo più becero,
cieco e sordo ai cambiamenti culturali, sociologici, geopolitici.
Ma i detenuti e le detenute non si arrendono: rifiutano di ripiombare nell'abisso
della disperazione ove regnano l'autolesionismo, il terrore punitivo e la
prevaricazione mafiosa, e rispondono con un atto di dignità, rilanciando
la discussione per decidere la ripresa della lotta. Da qualche parte già
si è espressa la volontà di ripartire: è il caso del
carcere romano di Regina Coeli (che ha rilanciato la protesta in questi giorni)
e di quello di Civitavecchia (e forse di altri di cui a tutt'oggi non abbiamo
notizia).
Noi siamo con loro. "OdioilCarcere" è un gruppo di attivisti
provenienti da centri sociali, realtà della comunicazione e della società
solidale che si pone come obiettivo quello di dar voce e visibilità
a chi si trova nella condizione più dura, rinchiuso nelle strutture
della segregazione sociale: carceri, manicomi, centri di permanenza temporanea
e altro ancora.
Vogliamo solidarizzare, inoltre, con gli attivisti incarcerati nelle prigioni
greche in seguito alle proteste contro il vertice dell’Unione Europea
a Salonicco: 7 compagni che rischiano dai 7 ai 25 anni. Il nostro appoggio
incondizionato va a loro e tutt@ i/le compagn@ colpit@ dalla repressione,
ricordandoci di Alberto, Marina, Carlo e Vincenzo ancora ai domiciliari e
di Jimmy, tuttora in carcere per i fatti del G8 di Genova!
Giovedì 10 luglio dalle ore 18 terrà un rumoroso presidio al Gianicolo (piazzale del Faro), sopra al carcere di Regina Coeli, per comunicare con Musica e Parole il nostro appoggio alla lotta dei detenuti di Regina Coeli e la nostra solidarietà verso tutti coloro che subiscono le terribili condizioni di segregazione e privazione della libertà.
Amplifichiamo la voce di chi è costretto a non avere voce
Contro ogni carcere senza se e senza ma
Perché non vogliamo più che di carcere si muoia ma nemmeno che
di carcere si viva
OdioilCarcere, luglio 03