Il buono scuola di Formigoni e le incoerenze della sinistra di governo

di Corrado Mauceri - PER LA SCUOLA DELLA REPUBBLICA
Comitato di Firenze - 15 dicembre 2000

Più volte abbiamo affermato che talune "innovazioni" promosse dalla sinistra di governo avrebbero consentito alle destre di approfittarne per rilanciare proposte provocatorie che un tempo non avrebbero nemmeno potuto immaginare.
Nel riassetto istituzionale della scuola difatti non solo non ci si è preoccupati di garantire con forme concrete una effettiva libertà di insegnamento, ma si è per la prima volta introdotta la figura del dirigente manager e si sono attribuiti al Ministro P.I. (cioè all'Esecutivo) poteri di indirizzo culturale (art.8 del regolamento sull'autonomia); ora ci si stupisce se Storace, con la rozzezza che lo contraddistingue, propone una forma di "controllo" sui libri di testo; con la recente proposta di riforma costituzionale, si è avviato un processo di forte regionalizzazione dell'istruzione e nel contempo ci si lamenta delle proposte referendarie dei "governatori" del Nord per la devoluzione alle regioni delle competenze in materia di istruzione; da ultimo, dopo la deliberazione del Consiglio Regionale della Lombardia relativa ai buoni scuola, il Governo ha deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale.
La deliberazione sui buoni scuola della Lombardia è semplicemente aberrante, oltre che incostituzionale, e quindi deve essere contestata, a tutti i livelli, ed anche davanti alla Corte Costituzionale; con tale deliberazione difatti si stravolge il principio del diritto allo studio previsto dalla Costituzione per garantire l'accesso all'istruzione a coloro che hanno redditi bassi.

La deliberazione della Lombardia trasforma difatti il diritto allo studio in una forma di "diritto di scelta" tra istruzione pubblica e quella privata, cioè di sostegno non allo studio, ma al diritto di scelta tra una scuola pluralista (e quindi per sua natura culturalmente aperta a tutti) ed la scuola privata; di conseguenza per garantire tale "diritto di scelta" si ritiene che l'intervento a sostegno debba essere rapportato ai relativi costi; in tal modo per la scuola dell'obbligo, che lo Stato deve garantire a tutti e che è gratuita, secondo tale stravagante concezione del "diritto allo studio" e la scelta di chi, pur potendo accedere alla scuola pubblica, sceglie di frequentare una scuola privata e costosa dovrebbe guardare nella collettività (sic!).
La Costituzione senza dubbio garantisce il diritto di scegliere tra una scuola pubblica e pluralista ed una scuola privata; ma tale scelta non deve comportare "oneri per lo Stato"; il sostegno per garantire l'accesso agli studi non può quindi diventare il sostegno anche per il diritto di non avvalersi della struttura pubblica per frequentare una scuola privata.
Chi sceglie una scuola privata, per quanto riguarda gli interventi per il diritto allo studio ha diritto, ovviamente, allo stesso trattamento degli alunni della scuola pubblica, ma non può legittimamente rivendicare, per il fatto di avere scelto una scuola che comporta maggiori costi, un trattamento privilegiato.
Si deve però rilevare che tale stravagante concezione del diritto allo studio che introduce in modo surrettizio un'ulteriore forma di sostegno alle scuole private, non l'ha inventata Formigoni; la Regione Emilia Romagna è stata la prima ad affermare il sostegno, anche finanziario, per il diritto di scelta delle scuole private; lo stesso principio, in modo più subdolo si ritrova anche nella legge n. 62/2000 sulla parità scolastica, laddove si prevede un sostegno finanziario in relazione alle spese sostenute (è ovvio che per la scuola dell'obbligo le "spese sostenute" sono possibili soltanto per l'istruzione privata).
La sinistra di governo ha dato l'esempio, Formigoni ne ha approfittato!

 

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