AUTUNNO CALDO

Dopo un mese di mobilitazione, proviamo a fare un resoconto (affatto conclusivo) degli avvenimenti che hanno movimentato l’Università della Calabria negli ultimi tempi.

Nonostante lo smantellamento dei posti-letto sia stato graduale negli anni, e nonostante la Residenzialità sia ormai da tempo una parola vuota di contenuto in questo ateneo, mai come quest’anno è esploso il bisogno della casa per gli studenti. Un’esplosione di rabbia per l’ennesimo diritto negato, che ha portato a una serie di assemblee e azioni dirette, nel tentativo di sollevare pubblicamente il problema e di smuovere le istituzioni universitarie verso una sua risoluzione.

E’ nato un Coordinamento Studentesco Autorganizzato, espressione di una pluralità di soggetti che lavorano insieme, discutono, creano, litigano, nel comune intento di incidere collettivamente nella vita dell’Unical, convinti che gli studenti debbano essere protagonisti della vita pubblica dell’ateneo, criticando e costruendo. Un Coordinamento aperto a tutti gli studenti che vogliono attivarsi in prima persona, senza delegare o farsi rappresentare da nessuno. Un Coordinamento in continua evoluzione, che oggi discutere di alloggi, ma non è sordo di fronte agli altri bisogni degli studenti: nelle assemblee si è parlato di didattica, di diritto alla studio, di qualità della vita, di autonomia, tutti campi sui quali riflettere e lavorare.

Gli studenti spesso perdono del tempo, o lo sprecano inutilmente, davanti alla TV o al computer, o inabissati nella solitudine delle proprie stanze. Noi cerchiamo di riappropriarci del tempo tutti insieme, in maniera coordinata e organizzata, migliorando nell’immediato la qualità e la sostanza stessa della vita, della nostra crescita umana e intellettuale, perché l’Università serve anche a questo.

L’occupazione del Blocco 10 delle Maisonnettes è stata forse uno dei momenti più alti di questo percorso, che ha rinsaldato la conoscenza reciproca e la consistenza del Coordinamento, tramite gli svariati momenti di una vita quotidiana comunitaria e autogestita. La Foresteria Okkupata rimane per noi il simbolo dell’alternativa possibile, dell’affermazione diretta di un bisogno: rimane la certezza e la fiducia nell’autorganizzazione e nella potenza collettiva, e un’energia insaziabile che anima il movimento.

Ma a questo punto ci premono alcune riflessioni, prima fra tutte una maturazione condivisa in assemblea rispetto al problema CASA nel nostro territorio.

Il bisogno di una casa da parte di uno studente è legato da una parte all’esigenza-dovere di frequentare l’università (corsi, esami, ecc.), dall’altra al desiderio-voglia di indipendenza dalla famiglia e di autonomia di vita. Nel primo caso lo studente è portato a rimanere il meno possibile in un alloggio: questo genera il fenomeno tipico del "popolo dei borsoni", in progressivo aumento negli ultimi anni, per cui gli studenti vengono il martedì e se ne vanno il giovedì, senza vivere il Campus e stabilendo rapporti sociali superficiali.

Nel secondo caso, il bisogno di una casa si allarga a tutti quegli studenti considerati "in sede", che non possono permettersi un affitto fuori casa per i prezzi proibitivi e in costante aumento, che i privati stabiliscono a proprio piacimento, sfruttando gli studenti come un mercato sul quale investire. Ed ecco che la collinetta di Arcavacata diviene zona residenziale, con grossi agglomerati di case e palazzine che spuntano come i funghi, al di fuori di ogni razionalità ambientale ed esistenziale.

La seconda tipologia di studenti, che non è affatto votata all’estinzione, è quella che vive nello spirito comunitario del Campus, uno spirito che i nostri colleghi anziani ricordano spesso, e che porta a vivere l’Università in ogni momento e in ogni spazio.

A questo punto individuiamo due soggetti pubblici responsabili dello stato di cose presenti sul nostro territorio rispetto alla questione CASA e all’edilizia selvaggia: l’Università e il Comune.

Chiediamo che il Centro Residenziale programmi di anno in anno in base ai nuovi iscritti (e alle preiscrizioni) e reperisca, il numero di case necessario a soddisfare il bisogno degli studenti con reddito inferiore ai 30 milioni.

Chiediamo che le istituzioni universitarie e locali si attivino per stabilire un contratto-tipo, che obblighi i privati ad attenersi a delle regole d’affitto, e che tuteli i diritti dello studente (esiste in proposito una direttiva a livello nazionale, la legge 9 dicembre 1998, n. 431, "Disciplina delle locazioni e del rilascio di immobili adibiti ad uso abitativo", alla quale rimandiamo).

Chiediamo inoltre una seria collaborazione tra Università e Comune, nel reperimento e nella costruzione di edifici pubblici da destinare agli studenti, non solo in forma di case, ma anche di spazi comuni, da affidare in gestione ad associazioni di studenti e laureati.

Questa benedetta interazione tra università e territorio, vorremmo vederla veramente avviata a partire da questo tipo di politiche, che ristabiliscano garanzie reali per gli studenti in sede e fuori sede, e che limitino lo strapotere dei privati e il mercato nero degli affitti.

Se esiste la volontà politica di intraprendere un simile percorso, le forme si troveranno, e ogni componente darà, per quel che gli compete, il proprio contributo.

Il Coordinamento ritiene di non aver esaurito ancora le idee, le energie, e il collante che lo tiene in piedi. Tante le problematiche da affrontare e le contraddizioni da far scoppiare. Per questo abbiamo avviato un’inchiesta militante sui bi/sogni degli studenti , attraverso le forme della creatività e gli strumenti che la tecnologia ci offre.

Questa università può cambiare e noi possiamo lavorare affinchè ciò avvenga nel rispetto dei desideri degli studenti.

COORDINAMENTO STUDENTESCO UNIVERSITARIO