IL CAMPUS CHE VOGLIAMO
Ieri mattina si è tenuto il secondo Consiglio d’Amministrazione del Centro Residenziale che, in seguito alla mobilitazione del Coordinamento Studentesco, ha discusso della questione alloggi, e in particolare del reperimento di 500 posti-letto per gli studenti fuori graduatoria. Una delegazione degli studenti in lotta ha preso parte alla discussione, "invadendo" le stanze del potere, e affermando in questo modo il diritto e la possibilità concreta per gli studenti di divenire protagonisti della vita universitaria e delle decisioni che li riguardano, senza delegare nessuno.
Non è un dato di poco conto, se si considera che in questo ateneo, come in molti ambiti della vita sociale e politica, ciò che manca sono proprio gli spazi e i momenti di confronto allargato e di democrazia partecipativa.
L’unica risposta concreta del C.R. è stata il reperimento di altri settanta posti-letto (anche tramite parziale riconversione del blocco 10 okkupato). E basta? C’è in più un finanziamento di 300 milioni in sussidi che il C.d.A. dell’Unical ha stanziato per il C.R., da ripartire tra gli studenti fuori graduatoria. E basta.
Prendiamo atto che l’amministrazione universitaria compie dei piccolissimi passi grazie alla protesta intrapresa dal Coordinamento, e ne siamo compiaciuti. Quello che non ci soddisfa nella maniera più assoluta (ed è per questo che continueremo a movimentarci, nelle forme che di volta in volta riterremo più opportune) è la preoccupante leggerezza e superficialità con cui la comunità universitaria, nella totalità delle sue componenti (studenti, docenti, amministratori, ecc.), sta affrontando (o non affrontando) la questione.
L’occupazione del Blocco 10 delle Maisonnettes, che va ormai avanti da 12 giorni, non significa "solo" soddisfazione immediata di un bisogno, appropriazione di un diritto negato, e contraddizione insanabile per una università che spende miliardi nell’edilizia dipartimentale e contemporaneamente toglie la casa agli studenti. La vita quotidiana e le relazioni sociali che riempiono le stanze, i corridoi e le scale del Blocco 10, non possono essere racchiusi in alcuna delibera! L’autogestione di un intero blocco di alloggi, tramite turni di pulizie e di portineria, le assemblee e le discussioni aperte, i momenti di aggregazione, tramite la proiezione di film o le performances teatrali, l’organizzazione delle manifestazioni e delle iniziative pubbliche, la ricerca e la costruzione collettiva e creativa di forme e linguaggi per comunicare, le idee a confronto, lo scambio di saperi e competenze, la riflessione, la manualità, il comune desiderio di sentirsi vivi e attivi…
Tutto questo bagaglio di esperienza, conoscenza e (perché no) di affetti, trascende i limiti e i tempi imposti dalla burocrazia e dalle istituzioni universitarie, e apre una discussione alta ed altra sulla residenzialità e sulle trasformazioni del Campus.
In altre parole… che me ne faccio io di avere un docente come vicino di casa, se non ho con lui alcun confronto? E che confronto posso mai avere con i docenti se questi sono talmente presi dagli impegni personali e professionali, da essere completamente assenti sia fisicamente che intellettualmente (tranne rare eccezioni) dalla vita pubblica dell’ateneo? Che me ne faccio io di un Campus senz’anima, che si svuota dopo l’orario delle lezioni e durante il fine settimana?
Il Presidente Brandmayr e buona parte degli utenti dell’Unical, penseranno forse che sottrarre un blocco delle Maisonnettes agli studenti, ristrutturarlo e adibirlo ad "albergo per docenti", sia la realizzazione dell’idea di Campus, dove studenti e studenti, e studenti e docenti si incontrano e convivono. Ebbene, noi denunciamo un’assoluta mancanza di interazione, comunicazione, e legame sociale nel Centro Residenziale. Il Blocco 10 Okkupato è uno dei pochi spazi in questo ateneo dove gli studenti vivono in uno spirito di "comunità", e dove il "pubblico" rompe la monotonia del "privato". Socializzare i problemi e i bisogni, è secondo noi l’unica strada possibile per uscire dall’isolamento e dalla frammentazione con cui ogni studente vive individualmente le difficoltà.
A partire da questa condizione fondamentale del vivere sociale, è possibile intravvedere un serio percorso di formazione, di cui la critica collettiva dell’esistente e la sperimentazione di "comunità elettive" sono tappe fondamentali e imprescindibili.
COORDINAMENTO STUDENTESCO UNIVERSITARIO