DOCUMENTO COLLETTIVO DONNE
Il collettivo donne dell’U.d.C., durante i suoi anni di vita,ha esperito ,non senza difficoltà,attività volte ad evidenziare quanto sia importante per le donne intraprendere un percorso di liberazione:l’autorganizzazione,in questo senso ,ci è sembrata la forma più adeguata ad esprimere queste nostre esigenze.
L’Università,però,è un luogo che dovrebbe produrre "cultura reale",per cui,oltre a farci noi stesse portatrici di valori culturali e sociali differenti,non ci siamo potute sottrarre al tentativo di iteresse rapporti con le istituzioni accademiche,al fine,appunto,di stimolare le stesse a ricoprire il ruolo non di meri apparati tecnico-burocratici,ma,più idealmente,di garanti della diffusione del sapere.Quale sia, oramai ,la politica adottata dalle università,soprattutto dopo la famigerata riforma Ruberti,è oramai noto a tutti.Abbiamo comunque ritenuto importante mettere l’attuale amministrazione universitaria di fronte a selle sue precise responsabilità.Le richieste formulate in tal senso dal Collettivo,negli anni,sono state totalmente disattese.
Quasi un mese fa,invece,per un’improvvisa inversione di rotta,gli stessi organi si sono dimostrati apparentemente più sensibili alle esigenze che noi abbiamo esplicitamente espresso in un documento che ribadisce richieste formulate già in precedenza.Nello stesso documento si dichiara: "Noi riteniamo che l’Università non possa essere il luogo in cui vengono riproposti i ruoli di una società tutta pensata e costruita al maschile,in cui la relazione fra i sessi è improntata al dominio ed alla sua subalternità della donna(…) Di fronte all’emergere di esigenze nuove rispetto al passato,di momenti di aggregazione culturale e ricreativa,necessari a rinsaldare i legami solidaristici tra gli individui e promuovere la loro crescita politica ed intellettuale,si ripristina ,invece,la chiusura da parte delle istituzioni degli spazi fisici del territirio universitario,rendendolo inagibile dopo una certa,non tarda,ora."
A questo proposito, si evidenziava esplicitamente ,in alcuni punti,la necessità di nuovi spazi fisici di aggregazione,autogestiti dagli studenti,dell’attivazione di centri sociali laddove fossero assenti;(nel centro residenziale,ad esempio nonostante sia prevista nel progetto originario la costruzione di un centro sociale dotato di tutte le strutture necessarie ,non è mai esistito alcun luogo capace di fungere da spazio aperto alla socializzazione).
Come sopra scritto,dopo anni,le istituzioni universitarie si erano dimostrate disponibili a prendere in considerazione,punto per punto,il documento da noi sottoposto alla loro attenzione.
Questa nuova posizione espressa ci ha lasciate non senza il sospetto che si trattasse di strumentale sensibilità,visto che oramai,non di rado,si sente parlare nell’Ateneo di casi di molestie e di stupri,problemi su cui si sofferma soprattutto il nostro documento.Il sospetto che ,per la prima volta,questa amministrazione si interessasse a noi per paura che la sua inoperosità,in tal senso ,potesse avere risonanza ben più grave di quanto finora abbia avuto,è stato confermato in questi giorni:precisamente l’8 gennaio.
Cosi come non si verificava ormai da anni,la polizia ,autorizzata dal Rettore,ha avuto accesso sul territorio e diciotto persone sono state denunciale per avere avuto la capacità di riempire un luogo,per lo più inutilizzato,di contenuti politici e culturali diversi e di avere dato un esempio di come sia possibile ed importante che esistano spazi utili per la socializzazione nell’Ateneo.
Noi crediamo che la repressione subita dalle compagne e dai compagni sia la testimonianza dello stato di degrado culturale,e non solo,in cui versa questa Università.
Considerando,oltretutto,che l’occupazione di un luogo sia l’espressione di un bisogno reale che ha dietro di sé contenuti indiscutibili (che evitiamo di ribadire),eprimiamo ,senza esitazione il nostro pieno sostegno a chi,al di là da ogni altra considerazione,si appropria degli spazi che gli necessitano per dare vita ad attività politiche e culturali.
Esprimiamo ,altresì ,la nostra dura condanna agli organi amministrativi di questo Ateneo decidendo di interrompere i già fragili rapporti instauratisi nell’ultimo mese tra il nostro Collettivo e gli stessi.
Nessun dialogo sarà possibile con chi si avvale di qualsiasi strumento repressivo.Né sarà mai dato da noi spazio a chi improvvisamente ,attraverso un biasimabile atteggiamento paternalista,affina la sua sensibilità sui problemi delle donne per fini puramente strumentali.
Tra le componenti del Colletivo Donne U.d.C.,e qualsiasi altro/a studente/essa non c’è differenza, quando questi/a si fa portavoce della stessa esigenza:cioè vivere meglio ed umanamente.Questo teniamo anche a sottolineare.
Al Rettore ed all’amministrazione rimane la responsabilità di provvedere alle loro inadempienze:rendere cioè più vivibile e più "luminosa" una struttura,come l’Università,che,cosi come è,è terribilmente alienante e spersonalizzante,sicuramente non pensata a misura d’uomo,men che mai di donna.Risultato ,questo,dalla cattiva politica adottata,negli anni,dall’amministrazione,attenta a soddisfare più gli interessi economici che i bisogni culturali e sociali della popolazione studentesca.