MUSICA PER UNIRE I POPOLI

Un recente rapporto di Amnesty International accusa la NATO di aver violato, durante il conflitto nei Balcani, i principi del diritto umanitario che regola i conflitti armati, avendo ucciso dal 24 marzo al 10 giugno centinaia di civili, causato più di novanta "incidenti", distrutto radio, televisioni, strade, fabbriche, e reso la vita di tanti civili innocenti un inferno. Clark, l’allora comandante dell’Alleanza, si trincera dietro la legalità, dichiarando in un’intervista che "prima di ogni azione militare venivano consultati gli avvocati".

Oggi è passato un anno dalla fine dei bombardamenti, e ad essere vittime della pulizia etnica" in Kosovo sono adesso i serbi, puntuale bersaglio degli ultranazionalisti albanesi. Distruzione, morte e macerie non hanno fatto altro che acuire l’odio secolare tra serbi e albanesi. Gli zingari, accusati di collaborare con i serbi, sono oggetto di continue violenze. I territori della ex-Jugoslavia sono ormai teatro costante di manifestazioni, barricate, scontri con la polizia, da parte della comunità serba disperata. La presenza delle forze NATO e ONU è assolutamente inutile, o peggio nociva, perché in quanto forza armata, non fa altro che alimentare tensione. La mafia albanese gestisce indisturbata il traffico di droga, armi, case e clandestini. Sulle coste della Calabria continuano a sbarcare centinaia di uomini, donne e bambini, mentre l’Europa fortifica le sue frontiere e la sua ricchezza.

Il recente vertice di Ancona è servito ai potenti dell’Europa per rinsaldare la propria sicurezza ed imporla ai Paesi aldilà dell’Adriatico. L’Italia ha molte responsabilità sulla questione kosovara: lo stesso Paese che ieri lanciava le bombe, oggi è impegnato in una redditizia ricostruzione. La missione Arcobaleno ha dimostrato la sua fallacia, ricoprendosi di scandali vecchi e nuovi.

Siamo indignati di chiamarci italiani. Cerchiamo di riparare come possiamo ad una grande onta nazionale che ha calpestato ogni democrazia. Ma oggi siamo fieri di chiamarci calabresi: la nostra università, dal cuore della Calabria, crocevia dei popoli nel Mediterraneo, diviene terra d’accoglienza per 10 studenti tra serbi e kosovari. Un piccolo grande esempio di civiltà e solidarietà concreta nei confronti di chi non ha più un’università per studiare.

Sarà una ricchezza per il nostro ateneo ospitare i serbi e i kosovari, accanto ai russi, i cinesi, gli inglesi, gli spagnoli, i tedeschi, i bulgari, i marocchini, i somali, i tunisini… una piccola comunità multietnica che dalla diversità impara e lancia un messaggio di convivenza pacifica e interattiva tra i popoli.

Contribuisci anche tu ad una borsa di studio per gli studenti serbi e kosovari! Versa una cifra anche simbolica sul

c.c.p. 03067 – 80884 – 51.000231.29 BANCA CARIME AGENZIA N°4 RENDE

intestato a : UNICAL – CONTRIBUTO PRO STUDENTI SERBI E KOSOVARI

 

MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA

SPAZIO SOCIALE FILO ROSSO

Arcavacata, 9/06/2000