LEGALITA’,LIBERTA’,RISPARMIO ENERGETICO.

Le vicende relative all’occupazione dell’ex-laboratorio linguistico da parte degli studenti del "Filo Rosso"pongono alcune questioni sostanziali che –riteniamo- ci riguardano direttamente come docenti,sia per la linea di condotta che le Autorità accademiche hanno ritenuto di dover adottare fin qui,che per l’esigenza,manifestata dagli studenti,di uno spazio sociale autogestito all’interno dell’Università.

Riteniamo di potere/dovere interpretare questa esigenza con la memoria di ciò che può sognificare lo status di studenti universitari:la crescita scientifica e culturale nelle aule,nei laboratori,nelle biblioteche ma anche una formazione culturale più ampia e personale,nella ricerca spesso faticosa di una propria identità nel rapporto con gli altri.Si tratta di due aspetti di un unico percorso formativo,complementari ma di diverse modalità,e non co stupisce,anzi ci rallegra,che ci siano studenti che chiedono di farsi interlocutori attivi in questo processo di crescita.

È importante che gli studenti abbiano un luogo di incontro dentro l’Università;un luogo che si chiama "degli studenti",perché ciascuno vi può entrare senza altra identità che quella della propria persona,sapendo che le aggregazioni vi si svolgono liberamente intorno ai centri di interesse che di volta in volta si creano,ma anche un luogo dove qualcuno può passare anche semplicemente per fare quattro chiacchiere o leggere il giornale.L’esperienza che"Filo Rosso" conduce da tre mesi a questa parte corrisponde a queste aspettative,malgrado le molte precarietà cui è costretta:dopo venticinque anni l’Università è diventata un luogo di aggregazione più attraente per i giovani di questo territorio,del "famigerato triangolo"Piazza Kennedy-Piazza Fera-angolo di via Alimena e questo ci sembra un primo risultato importante e prezioso da salvaguardare. L’azione del gruppo di studenti che hanno occupato questi spazi appare da un lato come richiesta rivolta all’Università affinché eroghi servizi più adeguati alla qualità della vita universitaria nel campus e dall’altro come offerta effettiva,e non soltanto simbolica, di questi servizi.

Perciò ci appare poco giustificabile che queste riflessioni vengano interamente oscurate e,per così dire, offuscate dietro all’argomento della legalità : presunta "illegalità ed illiberalità" da parte degli studenti nell’occupazione di spazi in parte momentaneamente inutilizzati in una Università in cui un problema urgente è –casomai- la piena utilizzazione degli spazi disponibili,sempre più ampi (e vuoti…). Esiste un tempo,o un luogo, che "legalizza" la permanenza di uno studente o di un docente all’interno dell’Università ? O la legalità non va collegata al rispetto per le finalità culturali e di libertà che l’istituzione universitaria ancora –e tradizionalmente- conserva nel nostro paese?

Nel momento in cui l’Università aquista una maggiore caratterizzazione nel senso della propria autonomia decisionale ed amministrativa,il ricorso alla Magistratura ordinaria al fine di risolvere una situazione,che si configura come un problema di negoziazione tra studenti ed iterlocutori interni all’Università, appare un tatto di rinuncia e di incapacità dell’autorità accademica.La scelta di non gestire autonomamente un rapporto –sia pur conflittuale- tra studenti,docenti ed autorità accademiche rappresenta un pericoloso segnale di settorializzazione e burocratizzazione della struttura universitaria.

D’altra parte,l’autonomia decisionale che auspichiamo in materia di relazioni interne all’Universsità,non ci pare in alcun modo assimilabile a quella che sempre più sembra configurarsi come una prova di forza –alquanto sproporzionata- tra Autorità accademiche e un gruppo di studenti:non sapremmo infatti,come definire altrimenti l’ultimo atto di questa vicenda,la sottrazione dell’energia elettrica ai locali occupati.

Riteniamo dunque che spetti un primo luogo al Rettore dell’Università il compito di difendere gli ambiti di autonomia,di libera negoziazione e di democrazia sostanziale che competono all’istituzione universitaria,quale luogo pubblico di formazione e cultura.

Arcavacata, 11 marzo 1996