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From: "Comitato di solidarieta' con il Kosova" <kosova@ecn.org>
Date: Mon, 12 Apr 1999

1) Nazionalismo: il Comitato distingue nettamente tra le rivendicazioni di autodeterminazione nazionale dei popoli oppressi, da una parte, e le rivendicazioni di controllo nazionale (e quindi repressione) da parte di stati nei confronti di nazionalità oppresse, o i progetti di aggressione e conquista da parte di stati verso altri stati, dall'altra. Entrambi i fenomeni possono essere chiamati "nazionalismo", ma la differenza è radicale. Le rivendicazioni "nazionali" serbe non sono certo la stessa cosa di quelle kosovare, così come quelle turche non sono la stessa cosa di quelle kurde e quelle irlandesi non possono essere equiparate a quelle britanniche ecc. La sinistra antiautoritaria, proprio perché antiautoritaria, ha sempre sostenuto le lotte per l'autodeterminazione nazionale e di chi combatte contro l'oppressione, anche quando ricorrono alla lotta armata e a metodi più che opinabili. Quello che il Comitato non accetta è che un progetto di autodeterminazione nazionale implichi l'oppressione di altre nazioni o l'aggressione nei loro confronti, per questo denunciamo la richiesta da parte di Rugova, dell'UCK e delle altre dirigenze kosovare di bombardamenti NATO contro la Jugoslavia, perché questi ultimi sono un'aggressione nei confronti di un altro popolo (e il loro esito, un probabile protettorato NATO, costituirebbe tra l'altro nei fatti una rinuncia all'autodeterminazione).

2) UCK: il Comitato valuta positivamente la mobilitazione di massa dei kosovari per difendere i propri diritti, che dalla primavera scorsa ha trovato il proprio canale di espressione nell'UCK, così come valuta positivamente l'autorganizzazione degli albanesi nella "società parallela" voluta dalla dirigenza di Rugova, pur condannando i progetti politici di entrambe le rispettive dirigenze. Solo con queste mobilitazioni, e la possibilità di conquistare spazi democratici al loro interno (possibilità ampiamente negata da entrambe le dirigenze Rugova e UCK) è possibile per i kosovari: 1) difendersi dalle repressioni politiche ed economiche e dallo sterminio fisico; 2) conquistare spazi per decidere liberamente dei propri destini. La dirigenza dell'UCK (dopo aspre e drammatiche lotte interne), così come quella dei "moderati" di Rugova (da sempre), ha deciso di negare questi spazi e questa possibilità di autodifendersi, accettando una collusione con la NATO che condanniamo quindi in toto. Questo non vuole dire però che per i kosovari la soluzione vada trovata nel subire i progetti di "autonomia" che salvaguardano gli interessi degli imperialisti e degli stati autoritari della regione, a discapito della lotta per la libertà di decidere per se stessi.

3) Coordinamento Romano per la Jugoslavia: la differenza di principio tra la nostra posizione e quella del CRJ è assolutamente radicale. Il CRJ, a parole internazionalista, ha sistematicamente approvato le repressioni e i massacri dello stato serbo contro i kosovari, proprio perché ritiene esplicitamente giusto che un popolo ne opprima un altro per impedirgli di decidere di se stesso. La loro posizione è autoritaria perché giustifica che in nome di valori superiori (la Jugoslavia) si possa esercitare un'oppressione di un popolo su un altro popolo. A tale proposito, il CRJ ha sempre negato l'esistenza di una tale oppressione e ritiene che i massacri e le offensive del governo serbo siano solo la giusta opera di polizia di uno stato sovrano. In realtà, le sue posizioni potrebbero essere applicate pari passo nella situazione kurda come filoturche - sono analoghe all'affermare che, per esempio, i kurdi non sono oppressi perché nel governo turco c'è addirittura un ministro curdo, che la polizia turca è costretta a condurre le sue operazioni per reagire al "terrorismo" del PKK e che il PKK si finanzia con la droga e cerca di minare l'esistenza di uno stato laico.