PAZ AHORA SPAGNA
NON SPARGEREMO UNA SOLA LACRIMA PER MILOSEVIC
Milosevic, il suo governo e i partiti politici che ne fanno parte non possono presentarsi come vittime di questo conflitto. Per anni hanno seminato di cadaveri tutto il territorio della Ex-Yugoslavia. La guerra è un magnifico affare che sta riempiendo le tasche di poche famiglie al prezzo della fame e della sofferenza degli stessi abitanti della Serbia che sono stati spinti di sconfitta in sconfitta per poter mantenere al potere la stessa casta dominante.
In Serbia, (come d'altra parte nella maggioranza degli stati del post-socialismo reale) la strada al neoliberismo selvaggio si sta realizzando attraverso un'accumulazione di capitale di carattere mafioso nel quale i dirigenti politici e i loro familiari diretti ( e in modo particolare la stessa famiglia Milosevic) sono passati dalla gestione di imprese pubbliche alla direzione di queste stesse imprese privatizzate a proprio beneficio. I blocchi e gli embarghi hanno favorito il contrabbando e il mercato nero i cui enormi profitti vengono "sbiancati" a Cipro e in altri paradisi fiscali.
L'ATTACCO DELLA NATO SERVE A RAFFORZARE LA CASTA DOMINANTE A BELGRADO E AD ACCELERARE IL MASSACRO DELLA POPOLAZIONE DEL KOSSOVO
Le dittature hanno una capacità speciale per riuscire a distruggere qualsiasi sospetto di opposizione agitando il fantasma della patria in pericolo. Aprofittando di questa circostanza, Belgrado ha chiuso i pochi mezzi di comunicazione indipendenti della Serbia e del Kossovo e si è lanciato pubblicamente nella caccia a qualsiasi oppositore al regime, ai pacifisti e ai difensori dei diritti umani.
Da quando sono cominciati gli attacchi i contatti telefonici con le organizzazioni pacifiste, di difesa dei diritti umani, con gli studenti o i sindacati del Kossovo o della stessa Serbia sono praticamente impossibili. Anche la comunicazione per posta elettronica è quasi impossibile. Le e gli oppositori di Belgrado o Pristina mandano messaggi continuamente da "alcuni luoghi del cyberspazio". Come è noto i reporters dei mezzi di comunicazione internazionali e gli osservatori dell'Osce sono stati espulsi dal paese "manu militari" perché non ci siano testimoni diretti della carneficina che si abbatte sulla popolazione civile.
L'INTERVENTO DELLA NATO NON HA COME OBIETTIVO LA CONCESSIONE DEL DIRITTO ALL'AUTODETERMINAZIONE AL POPOLO KOSSOVARO NE' PORTERA' MILOSEVIC DAVANTI AL TRIBUNALE INTERNAZIONALE DELL'AJA.
Infatti,l'assenza di truppe terrestri che avrebbero potuto proteggere realmente la popolazione kossovara, indica che non esiste volontà da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati di rimuovere dal potere l'attuale governo. Il massimo che si pretende è che Belgrado firmi l'accordo di Rambouillet con il quale si sono obbligati i rappresentanti albanesi-kossovari a rinunciare alla loro richiesta di un referendum di autodeterminazione (entro tre anni !!!, come si vede, una posizione autenticamente massimalista), a dissolvere la guerriglia dell'Uck, a consegnare le armi e ad accettare un nebuloso statuto di autonomia che, per quanto si è visto, avrà competenze abbastanza limitate. In definitiva, alla parte albanese si esige una vera e propria resa e neppure così si riesce a soddisfare il macellaio di Belgrado.
L'INESISTENZA DELLA DIPLOMAZIA PREVENTIVA
Circa un anno e mezzo fa sarebbe stato realistico che la cosiddetta "comunità internazionale" avesse fatto i suoi sforzi diplomatici per ottenere il ritorno allo statuto di autonomia concesso dalla Costituzione del 1974 (steso all'epoca di Tito e che gli ultranazionalisti accusano di essere la causa dell'"umiliazione" della Serbia all'interno della Yugoslavia). Adesso, comunque, è troppo tardi.
Nessuno si è ricordato degli albanesi durante i dieci anni di lotta non violenta in cui sono stati capaci di sviluppare un formidabile movimento di disobbedienza civile. E' stata la risposta popolare al regime di apartheid imposto da Milosevic con la costruzione di un autentico stato parallelo con il suo sistema scolastico e universitario, il suo sistema sanitario e di previdenza sociale. Ma visto che, a quanto pare, la non violenza non fa notizia, si è dovuto aspettare che l'attività armata dell'Uck si accaparrasse l'attenzione degli organi di stampa di tutto il mondo perché le potenze si preoccupassero della nuova polveriera che sorgeva nei Balcani e che minacciava anche le sempre più tese relazioni tra Serbia e Montenegro e la fragile stabilità dell'Albania e della Macedonia.
STABILITA', questo sembra essere il titolo di testa della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato Usa, perché in tutti questi anni hanno preferito mantenere Milosevic al potere di fronte al timore dell'ignoto. E bisognerebbe chiedersi se nella decisione di iniziare i bombardamenti non abbia influito la necessità di presentare un'Europa "stabilizzata" durante i festeggiamenti programmati per il prossimo mese di maggio per commemorare il cinquantenario della fondazione della Nato.
Comunque sia, non ci sarà pace finchè non ci sarà una Norimberga nei Balcani.
PEDJA MIJATOVIC PORTAVOCE DELLA 'SINISTRA ANTIMPERIALISTA'
Non sappiamo se ridere o piangere quando vediamo sulle prime pagine dei giornali i giocatori di calcio avvolti in bandiere yugoslave come portavoci delle manifestazioni anti-Nato. Dal momento in cui non fanno nessun cenno al massacro a cui è sottoposta la popolazione albanese-kossovara queste diventano manifestazioni di appoggio al governo di Milosevic. In qualcosa hanno ragione questi manifestanti: la Casa Bianca ha un doppio metro se ci riferiamo a conflitti come quello del Kossovo o del Kurdistan. Ma sarebbe anche utile che nella sinistra si avesse un unico metro: i diritti umani della popolazione albanese-kossovara dovrebbero essere in cima alle considerazioni pseudo-strategiche. Non ne possiamo più di ricevere messaggi al telefono o per posta elettronica che accusano gli/le albanesi di essere pagati dagli Stati Uniti, dalla Germania o dal Vaticano (e inoltre accusando PAZ AHORA di simili fonti di finanziamento). Naturalmente questi interlocutori (la maggioranza anonimi) si autodefiniscono come "comunisti" o "antimperialisti". Come se Milosevic (o Mijatovic) fossero una delle due cose.