DOV'E' ALBIN KURTI?
di Carla Power - ("Newsweek", 7 giugno 1999)


Nessuno, eccetto forse alcuni poliziotti serbi e qualche prigioniero - sa se deve usare il tempo passato o quello presente quando si parla di Albin Kurti. L'attivista di kosovaro di 24 anni non è stato più visto dalla fine dell'aprile scorso, quando la polizia serba ha portato lui, suo padre e suo fratello minore in prigione. Ora sono tra i 200.000 uomini scomparsi all'interno del Kosovo. Ma i serbi potrebbero avere un motivo speciale per volere che Kurti sia dietro le sbarre: ha aiutato a organizzare le proteste studentesche del 1997 che hanno dato la scintilla alla resistenza albanese contro i serbi in Kosovo. [...] E' per questo che il suo amico Milot Cakaj teme per la vita di Kurti. "E' troppo giovane ed è troppo in gamba, quindi è troppo pericoloso", dice Cakaj, di 25 anni. Nessuno sa con sicurezza cosa è successo a Kurti. Alla fine della settimana scorsa tre uomini che stono stati liberati da una prigione a Lipljan e sono riusciti ad arrivare a Blace, in Macedonia, hanno raccontato a "Newsweek" di avere condiviso la cella con Kurti, che era vivo. Ma altri raccontano storie meno ottimistiche. Un profugo giunto di recente da Pristina ha riferito che la madre di Kurti ha chiesto alla polizia serba quando potrà avere indietro suo figlio. Le hanno risposto di tornare tra un mese a riprendersi il suo corpo.

La vita non è mai stata facile per Kurti: nato nel 1975 da due accademici, è diventato maggiorenne nel Kosovo degli anni '90, quando gli albanesi venivano licenziati dai lavori statali e scacciati dalle scuole. Sotto il presidente Ibrahim Rugova, gli albanesi hanno dato vita a Pristina a una loro università illegale. I corsi si tenevano in case private o in negozi; il dipartimento di informatica frequentato da Kurti si riuniva in un supermarket. [...] Ma per una persona dell'intelligenza e con le ambizioni di Kurti, si trattava di una vita insoddisfacente. Nonostante la mancanza di diritti civili per gli albanesi, Rugova raccomandava alla sua gente di resistere passivamente. E come molti altri albanesi del Kosovo, Kurti riteneva che il pacifismo di Rugova - definito anche "il movimento che non si muove" - fosse troppo soffocante. Ha cominciato a organizzare proteste pacifiche nell'autunno del 1997, riuscendo infine a spingere la popolazione a organizzare le prime marce massicce in sette anni. Il 1° ottobre 1997, in un'area di Pristina divenuta nota come Colle delle Esecuzioni, migliaia di studenti vestiti di bianco hanno marciato con striscioni riportanti slogan che si rivolgevano ai governi occidentali - CIAO EUROPA, DOVE SEI? - e - FRATELLI ALBANESI, RESPIRATE COME NOI! All'improvviso la polizia ha caricato, sparando gas lacrimogeni, picchiando i manifestanti e arrestando i loro leader. Kurti è stato immediatamente preso di mira per quello che era il suo segno distintivo, la sua folta capigliatura, portato alla stazione di polizia e picchiato e interrogato. Successivamente è stato rilasciato.

[...] Con il deteriorarsi della situazione nel 1998 è diventato sempre più difficile per Kurti mantenere la propria linea pacifista. Nel corso della primavera e dell'estate, i messaggi di posta elettronica inviati da Kurti ai suoi amici in America si sono fatti sempre più foschi. "La notte scorsa c'è stato un altro massacro", recitava uno. "Aiutateci, per favore. Fate tutto quello che potete". A giugno Kurti accusava ormai apertamente l'Occidente di ignorare le repressioni poliziesche contro gli albanesi. "Secondo lui la comunità internazionale voltava intenzionalmente lo sguardo da un'altra parte", afferma Susan Blaustein, consulente dell'International Crisis Group, con sede a Washington.

Lo scorso autunno, dopo che i serbi hanno ucciso civili disarmati nella valle della Drenica, Kurti ha infine deciso di unirsi alla resistenza armata. E' diventato portavoce del leader dell'UCK, Adem Demaci, di 61 anni, che è stato un tempo compagno politico del padre di Kurti ed è noto come il Nelson Mandela del Kosovo per avere passato 28 anni in prigione. L'estate scorsa, l'anziano uomo politico e il suo giovane protetto, insieme a Milot Cakaj, hanno trovato una casa nei pressi del vecchio mercato di Pristina e hanno aperto un ufficio dell'UCK.

Nel giro di pochi mesi si è verificata una spaccatura tra Demaci e i leader dell'UCK che operavano nelle zone rurali, i quali accusavano gli intellettuali cittadini di non fare nulla. Le cose sono peggiorate con l'avvicinarsi delle trattative di Rambouillet, che Kurti ha giudicato una capitolazione. In nessun modo l'UCK poteva disarmarsi. "C'era moltissimo carrierismo in giro, nei giorni di Rambouillet", si ricorda Cakaj. "All'improvviso tutti nell'UCK hanno cominciato a immaginarsi come ministri della Repubblica del Kosovo". Immediatamente prima delle trattative, Demaci e Kurti hanno dato le dimissioni dall'UCK.

[...] Kurti ha compiuto 24 anni il 24 marzo, il giorno in cui la NATO ha cominciato a bombardare. I festeggiamenti per il suo compleanno sono stati silenziosi: lui e Cakaj sono rimasti seduti nell'ufficio di Demaci a bere vodka e a guardare le notizie. "Era incredibile", si ricorda Cakaj. "Dopo tutti questi anni, la comunità internazionale si stava muovendo. Il mondo collaborava". E allo stesso tempo, si rendevano conto che ora il destino del Kosovo era completamente nelle mani della NATO: "All'improvviso ci siamo resi conto che la questione veniva affrontata a un livello così alto che noi non ci potevamo più fare nulla". Gli amici si sono lasciati alle cinque del pomeriggio. Cakaj, che è fuggito dal Kosovo per la Macedonia in aprile, non ha più visto Kurti da allora.

Ma un ex prigioniero, il ventisettenne Avni, dice di averlo visto. Uno dei 60 prigionieri rilasciati da Lipljan la settimana scorsa, Avni dice di essere stato tra i 300 compagni di prigionia di Kurti. Egli afferma che la capigliatura dell'attivista è stata rasata e che il suo respiro era faticoso per le botte subite. I suoi carcerieri hanno detto che avrebbero liberato Kurti se avesse firmato una dichiarazione di essere un terrorista contro la Serbia, dice Avni. Ma egli si è rifiutato. Forse Albin Kurti, se è molto fortunato, riuscirà a sopravvivere alla guerra. E in tal caso potremo tutti tornare a parlare di lui nuovamente al tempo presente.