E ho fatto bene a sciropparmi ancora un po' di quella roba. Uno pensa di cancellare le cose che ha scritto e invece gli restano lì sul gozzo, ci pensi?
Pronte ad essere tirate fuori dal computer dal primo sbirro abbastanza furbo da pensarci. O da ricorrere a qualche cervellone. Beh nessun problema, ora che lo sapevo. Leggere quella roba e cominciare a darmi da fare per sistemare la questione è stato tutt'uno. I vecchi messaggi e le altre istruzioni di Luthor, meglio cancellarli per davvero con uno di quei programmi. I file di swap, ripuliti. I messaggi successivi li avrei fatti con quel come-cazzo-si-chiama, con quel parametro del PGP, sì, -w. Nessuna traccia. Ma avevo un problema. C'era della roba che non potevo cancellare e basta. Certe liste per esempio. La mappa delle fogne con le indicazioni per ritrovare la Bomba. Allora, gagliarda l'idea di crittare una partizione del disco e ficcarci dentro tutto quello che scottava, eh? E pensa, che se uno non sa già che c'hai quella roba, non è che la vede ma non può leggerla e basta. Il bello è che non può neanche accorgersi che c'è. Quando avevo finito, il mio computer sembrava quello delle Dame di San V incenzo alla tombola della parrocchia. Innocente come un neonato. Ed è stato un bene. Perché come avevo finito con quella faticaccia, ero stronco e non ce la facevo più a stare chiuso dentro quel cazzo di cottage. Uno lo capisce quand'è il momento di un po' di svago per sé e per i ragazzi, amico. È questa la differenza tra il vecchio Luthor e me. Un po' d'aria avrebbe fatto bene a tutti. Anche se Lex avrebbe dato fuori di matto a saperlo, chi poteva andarglielo a raccontare? E poi, lontani come eravamo da casa, chi ci poteva riconoscere? Anzi, tre omaccioni tutti soli asserragliati in un cottage senza mai uscire potevano dare nel naso a qualcuno più che se ogni tanto uscivano a svagarsi un po', mi spiego? Ragion per cui dico ai ragazzi di mettersi presentabili, lavarsi il collo eccetera che usciamo per vivere un po', ce lo siamo guadagnato, eccheccazzo. Com'è, come non è, quando torniamo al cottage, da lontano mi sembra di scorgere un chiarore dietro una finestra. Dura solo un attimo, ma mi basta. Dico ai ragazzi di non fare rumore. Ci avviciniamo di soppiatto alla porta ed entriamo con tutta l'artiglieria fuori e pronta al fuoco. E chi troviamo davanti al mio computer acceso? Ma Lois Lane e Jimmy Olsen, nientemeno! Come cazzo avevano fatto a sapere che eravamo lì, dici? Bah, penso che la brava Lois avesse messo all'opera un po' del vecchio odor di figa con qualcuno dell'Organizzazione di Lex. Se non fossi di fretta, mi occuperei io di sapere con chi, credimi. Poi erano arrivati proprio quando ce ne stavamo uscendo e avevano preso l'occasione al volo. Naturalmente avevano solo perso tempo, perché dopo il lavoretto che aveva fatto il qui presente non c'era verso di trovare nulla nel mio computer. E non avevano ancora avvertito nessuno di essere lì, nemmeno Superman. La vecchia Lois è una che per tenersi uno scoop tutto per sé, venderebbe sua madre a un salsicciaio senza pensarci su due volte. E Jimmy non conta, fa sempre quello che dice lei. Naturalmente l'orologio di Jimmy, quello per chiamare Superman, è finito subito nel cesso. Ma che dovevo farne di quei due? Jimmy Olsen non parlava e cercava di darsi un'aria da duro. Però, con quell'aria da pretino irlandese uscito fresco fresco dal seminario, non gli riusciva mica troppo bene. Lois Lane invece strillava come un'aquila spennacchiata. Ha un bel caratterino quella. E la lingua lunga e affilata. Bah, poteva urlarmi che ero un nanerottolo orrido e un ratto di fogna puzzolente finché non si seccava la gola, per quanto mi riguardava. Quando le lingue lunghe cominciano a insultarti conviene lasciarle fare. Se sono lunghe abbastanza, finiscono sempre per lasciarsi scappare qualcosa. E infatti a un certo punto ha sbraitato che facevamo meglio a non torcerle nemmeno un capello, perché Superman lo sapeva che stavamo usando Internet, e avrebbe finito per beccarci lo stesso. Quando ha capito quello che si era lasciata scappare si è morsa le labbra e si è azzittita, ma era troppo tardi. Le ho spiegato paternamente: "Vedi, baby, forse tu non ce l'hai mica chiara la situazione. A l, lo vedi laggiù in quell'angolo, sono sei mesi che non tocca una donna. Prova a pensare all'effetto che gli fai in questo momento. Quanto a Louie, con lui quel tipo di rischio non lo corri mica. C'ha altri gusti, lui. Gli piace il rasoio, non so se mi spiego. Se il qui presente nanerottolo orrido gli dà il via, va a finire che spediamo a Superman le tue orecchie e il tuo naso in una busta. Magari anche capezzoli e clitoride, già che ci siamo. Così il tuo SuperCazzone avrà qualcosa per consolarsi pensando a te nelle lunghe notti d'inverno. Perché tanto non ti rivedrà mai più, mi spiego? Anche se poi ci becca, tu non sarai mica lì a goderti lo spettacolo. Se invece ora mi spieghi per benino quello che volevi dire, può anche darsi che riesci a riportare a casa intatta la tua bella pelle vellutata. Mi spiego?" Eccome se mi ero spiegato, amico. Per cui, mentre Jimmy Olsen le strillava di stare zitta, Lois ha vuotato il sacco tutto in una volta. Non che sapesse molto. Solo che Superman aveva messo su un fior d'apparecchiatura nella sua SuperCaverna, la Fortezza delle Seghe Solitarie, o come diavolo la chiama lui. E con quella stava cercando di rintracciarci sniffando le connessioni Internet. L'indirizzo di rete abituale di Luthor probabilmente lo conosceva già. Ma non gli serviva a molto, visto che a portare avanti tutta la storia era il qui presente. Ed ero io che avevo il pulsante della bomba, soprattutto. Ma gli sarebbe bastato monitorare tutti i messaggi ricevuti da Lex, salire a ritroso e scoprire i relativi mittenti, per ricavarne indicazioni utili su dove mi trovavo. Per uno sbirro normale sarebbe stato un bel casino. Corrompere decine di tecnici, ficcanasare tra montagne di byte... ma lo sai che Superman è bravino in questi giochetti. Lois ne sapeva anche meno di me ma aveva intuito che in quel modo, anche se non poteva capire quello che Lex e io ci raccontavamo, poteva sempre individuare da dove entravamo in rete. E c'era una cosa che non potevo nascondere, già. Il Pulsante della Bomba. Quello dovevo portarlo sempre addosso. Ero in un bel guaio amico. Dovevo avvertire subito Luthor, e quello che avevo da dirgli non gli sarebbe mica piaciuto tanto. E dovevo trovare anche il modo di farlo in modo meno diretto di come avevamo fatto finora, senza che Superman potesse risalire a me. Non mi restava altro che guardarmi un altro po' di quei fottuti capitoli, sperando di trovare qualcosa che mi servisse.