"LE STRAGI DI STATO" - ASSEMBLEA ORGANIZZATA ALL'UNIVERSITA' STATALE
DAI COMPAGNI DEL C.S. LEONCAVALLO - Milano, 11 Dicembre 1989


INTERVENTO INTRODUTTIVO DI UN COMPAGNO DEL C.S.LEONCAVALLO

Vediamo molto interesse intorno a questa giornata del 12 dicembre, il movimento degli studenti sta crescendo velocemente. Non so se ha preso la parte migliore dei movimenti passati, però, probabilmente di questi ultimi vent'anni qualcosa ha assimilato.
Ci sono studenti medi che convoncano cortei cittadini, facendo aderire le forze politiche, e questo evidentemente è un grande elemento di novità, io credo, all'interno della città di Milano. E ci sono studenti medi e universitari che menano quelli che convoncano le manifestazioni.
Sembra ci sia molta effervescenza intorno a questo, e ciò dimostra che qualcosa di diverso rispetto agli anni scorsi c'è.
Ci siamo chiesti - quando abbiamo pensato questa settimana di mobilitazione intorno al 12 dicembre - che cosa di questi venti anni dovesse rimanere a questo movimento che si va pian piano costruendo e ai movimenti sociali che verranno.
Questo per quale ragione? Ci rendiamo tutti conto, a prescindere dalla nostra appartenenza geografica, o di classe o di internità sociale, che di questi venti anni non riusciamo a rappresentare la complessità, nè individualmente e socialmente, e neanche da un punto di vista della conoscenza.
Troppe sono le cose successe, i movimenti passati, i processi di cambiamento, di modificazione e di determinazione che la società ha avuto in questi anni.
Quindi il problema che abbiamo avuto di fronte, in fondo, è stato quello di una scelta: cosa era più importante, dal nostro punto di vista, richiamare all'attenzione nel momento in cui un movimento di lotta va ricostruendo la propria coscienza a partire dalle proprie basi materiali, che sono ancora sicuramente da chiarire, in divenire e anche abbastanza labili.
La settimana di lotta è stata articolata intorno ad alcuni momenti di dibattito. Uno importante, credo, è stato quello svoltosi ieri pomeriggio al Centro Sociale Leoncavallo.
Ha trattato una delle questioni interne a quanto si voleva rappresentare di questi vent'anni, il problema della liberazione dei detenuti politici, nel tentativo di collegarli, renderli complessivi, ma anche - nello specifico - parlare di quel portato forte che questi venti anni trascorsi hanno lasciato, forse l'ipoteca più grossa che pesa oggi sui movimenti.
Cioè, quel corpo di detenuti che non ha fatto scelte dissociatorie e che, in virtù di questo, è ancora oggi detenuto.
Oggi affronteremo la questione riguardante le stragi inserita all'interno delle strategie dello stato, e il problema dei movimenti sociali in rapporto al loro contenimento. Ci auguriamo in misura evidentemente più complessa di quel messaggio che oggi possiamo trasmettere a noi stessi come parte di un movimento e di una nuova generazione politica, e a ciò che evidentemente ci seguirà.
Abbiamo qui anche Umberto Gay che dovrà, io penso, portare il proprio contributo di esperienza relativamente a questo. Ci rendiamo conto dei limiti di ciò e dell'insufficienza che oggi come movimento articoliamo, ma siamo anche consci del fatto che proprio a partire da quest'insufficienza si può costruire quel percorso che noi abbiamo sintetizzato nello slogan "rovesciare il futuro" con cui abbiamo proposto questa settimana di lotta, un futuro che molti vorrebbero effettivamente somigliante allo squallore presente, cioè a quanto si è determinato, è stato determinato in questi vent'anni, e che potrà essere rideterminato nel futuro.

Noi siamo per il rovesciamento del presente e dentro questa dimensione cerchiamo di lavorare, con tutti i limiti che aabbiamo addosso.
Io mi riservo di reintervenire in una forma diciamo più complessiva, ed invito i compagni a farlo nel corso di quest'assemblea. I contorni sono abbastanza sfumati, la complessità di quello che è in gioco in questo momento è talmente ampia che difficilmente un movimento con queste caratteristiche, diciamo, di gioventù, di poco percorso, di poca riflessione, difficilmente questo movimento in formazione lo può comprendere fino in fondo e lo può può trasformare in una forma radicale.
Questo ventennale è uno dei passaggi. E' importante vederlo come passaggio in avanti, così come sono stati passaggi in questi anni, in tutti questi mesi, quelle situazioni che si sono venute a determinare a partire dalla riarticolazione di un tessuto sociale resistente intorno a una forma forma organizzativa, molto particolare e tutta da da sperimentare, che è lo spazio dei centri sociali, che ha posto a Milano, ma credo anche altrove, la sua centralità.
Dopodichè, questa non rappresenta sicuramente da sola la complessità dei soggetti che si definiscono all'interno del sociale, nè definisce la complessità della propria esperienza.
Questo evidentemente è un quesito di cui parlavo prima e che, credo, sia necessario emerga con chiarezza anche all'interno di questa assemblea.
Penso ci sia la possibilità di farlo, di affrontare con calma pure questa questione specifica, ci sono anche degli interventi scritti intorno a questo.
Lascio volentieri la parola ai compagni che mi seguono, con un compito altrettanto difficile quanto il mio, e passo direttamente ad Umberto Gay che, spero, faccia un intervento secondo le caratteristiche che ho precisato prima e cioè cercando di colmare lui quella complessità che spesso il movimento non riesce ad avere.
Ci saranno, poi, gli interventi dei compagni che faranno un lavoro di cucitura, diciamo, tra tutti gli aspetti differenti che si potrebbero affrontare.