12 aprile 1992PER UNA RADIO DI MOVIMENTO A MILANONel settembre 1991, nel corso dei tre giorni di festa e di lotta del PARCOLAMBRO di Milano, una piccolissima radiosorgente si è accesa per la durata dell'iniziativa. Un fatto puramente simbolico, un debolissimo segnale lanciato in un etere che la legge Mammì ha consegnato ai grandi monopoli pubblici e privati.Una radio pirata, si disse allora, proprio in virtù di quella legge che da circa un anno già allora impediva, e ancora impedisce, l'emissione di nuovi segnali radio e televisivi. Diciamo oggi che quel fatto simbolico è maturato fino a raggiungere il limite di un possibile fatto concreto; discutiamo in sostanza di aprire una radio illegale all'interno dello spazio oggi precariamente occupato dal C.S. Leoncavallo. Parliamo di radio illegale e non semplicemente di radio pirata nè tantomeno clandestina, nella coscienza di compiere un atto pubblico, risaputo, lucidamente costruito, con tutte le responsabilità penali del caso, all'interno di una battaglia contro la legge Mammì, contro il monopolio dell'informazione, contro quella forma di censura strisciante e al tempo stesso potente meccanismo politico-economico che ha trasformato radio e televisioni cosiddette private, in compagnie commerciali dedite allo sfruttamento e alla manipolazione della merce informazione e spettacolo. Battaglia che, per fortuna, non inizia nè si esaurisce con questo progetto; una miriade di fogli e volantini, una rinnovata capacità editoriale, le reti informatiche, testimoniano il senso quotidiano di uno sforzo comunicativo attraverso e nonostante le maglie di una legge liberticida.
Ben sappiamo quanto sia mutato il quadro da quegli anni '70 che videro le radio private nascere e riprodursi, nelle molteplici differenze, entro un quadro di effettiva socializzazione, di comunicazione alternativa, di rottura dell'allora
monopolio RAI.
Che la costituzione della Repubblica sia carta straccia o meglio, carta soggetta ai mutevoli rapporti di forza tra le classi sociali, è cosa a noi nota da tempo immemorabile; per chi, magari di simpatia rifondazionista o peggio pidiessina, nutrisse ancora qualche dubbio, è consigliabile la lettura dei primi due paragrafi dell'articolo 21 della Costituzione sopracitata ove, enunciati i fondamentali principi sulla libertà di parola, scritto ecc, e sui mezzi relativi ad esplicarla, si rimanda in realtà alla legge sulla stampa del 1948 e alla famigerata legge dell'agosto 1990 sulle emissioni radiotelevisive. Ma d'altro canto proprio l'ex PCI fu partecipe della spartizione della RAI e pienamente inserito nello scontro per il possesso dei grandi gruppi editoriali; ovvero molto più attento, come d'altronde oggi i sinistri democratici, a ritagliarsi fette di potere piuttosto che ai principi. La scelta dell'illegalità è obbligata, occorre violare la legge per dare parola alla vita reale e ai suoi linguaggi, ai movimenti sociali e alla loro capacità di sovvertire e trasformare l'esistente. Solo la forza collettiva di questo movimento fuori e contro lo stato e le istituzioni può tentare di rompere il cerchio nel quale un trascinante vento di destra vorrebbe costringere i soggetti antagonisti. Il dubbio è lecito ma al contempo la verifica è doverosa: la debolezza del soggetto storico proletariato, e in particolare di quella frazione che è oggi in esso il movimento antagonista, decreterebbe la chiusura di questa esperienza di comunicazione/altra: é comunque un'esperienza preziosa per chi, e noi siamo tra questi, affronta gli anni '90 remando controcorrente. Nella democrazia blindata che ci ha accompagnato in questi anni abbiamo visto molto: tralasciando il resto e il peggio, sullo specifico, non sarebbe la prima radio rossa chiusa manu militari, magari ancor prima di trasmettere. Che il nemico di classe venga avanti anche su questo terreno, che si mostri con chiarezza a noi e a quanti si battono, sui posti di lavoro, nel territorio, nelle scuole per trasformare l'esistente. Il PARCOLAMBRO 1992, contro la destra sociale, è alle porte; la battaglia per il diritto ad esistere dei centri sociali occupati, che pure non è mai cessata, è vicina ad aprirsi con ampiezza estrema.... Il nostro gioco, come sempre, è a carte scoperte.
CENTRO SOCIALE LEONCAVALLO |