Radio Onda Diretta

   

Appello per una radio di movimento

Dal 3 luglio 1992 abbiamo acceso un'emittente radio. Apparteniamo a quel movimento antagonista che in questi anni ha lottato a Milano per il diritto a spazi sociali autogestiti, per il diritto alla casa, alla salute e ad una vita diversa.
Contro una legge liberticida, la legge Mammì, che ci vuole muti o illegali abbiamo scelto di non rimanere in silenzio e di dare voce a chi non ha voce.
Parliamo di radio illegale e non semplicemente di radio pirata, né tantomeno clandestina, nella coscienza di compiere un atto pubblico, risaputo, lucidamente costruito, con tutte le responsabilità penali del caso, all'interno di una battaglia contro la legge Mammì, contro il monopolio dell'informazione, contro quella forma di censura strisciante ed al tempo stesso potente meccanismo politico-economico che ha trasformato radio e televisioni cosiddette private in compagnie commerciali dedite allo sfruttamento ed alla manipolazione della merce informazione-spettacolo.
Battaglia che, per fortuna, non inizia né si esaurisce con questo progetto; una miriade di fogli e volantini, una rinnovata capacità editoriale, le reti informatiche, testimoniano il senso quotidiano di uno sforzo comunicativo attraverso e nonostante le maglie di una legge liberticida.
La legge del 6 agosto 1990 di "disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato" ha in realtà regolamentato lo sfruttamento commerciale dell'etere e sbarrato, al tempo stesso, la strada a quei soggetti collettivi fuori dalla dimensione puramente economica, fuori dalle lobby politico editoriali di cui la legge è mediazione ed espressione, che vorrebbero esercitare un legittimo diritto di parola e di controinformazione.

La realizzazione concreta di una comunicazione anche materialmente antagonista sta nella capacità di esprimere forme comunicative che siano di rottura dell'ordine comunicativo esistente.
Una radio illegale, con le sue caratteristiche: 1) di mezzo di comunicazione di massa; 2) che rivendica la sua illegalità, ma allo stesso tempo rivendica la sua presenza, il suo legame col territorio, il suo agire qui adesso; 3) che non si limita a ritagliarsi e proteggersi uno spazio negli interstizi del sistema, spazio magari tollerato anche se non riconosciuto, ma rompe l'ordine della comunicazione ed impone il proprio agire comunicativo in termini di rottura, si impone in maniera immediatamente e materialmente antagonista sullo stesso territorio del nemico, contro i suoi interessi non solo politici, ma anche materiali, secondo i rapporti di forza che si è in grado di mettere in campo.

Non basterà essere oppressi per accedere alla radio, ma bisognerà oltre che essere oppressi, esserne coscienti, oltre che decisi a battersi organizzati insieme a tutta l'area (enorme) del movimento, dai precari ai cassaintegrati ed agli studenti, attraverso donne ed immigrati.
La radio non parlerà la lingua degli azionisti, ma quella degli indiani, dei carcerati, dei deportati, dei nullatenenti che vogliono rivoltarsi, e che, pur essendo un'area sterminata, la più grande, non trovando spazio nel generale panorama dell'informazione ufficiale, viene resa invisibile e inesistente.

Invitiamo tutti coloro che condividono nella sostanza questo appello a sottoscriverlo, inviando la propria adesione ed i propri commenti al tel/fax 02/26140287, o al tel. 0337/328455, oppure - a mezzo modem - al numero 02/2840243.

Milano 16 luglio 1992
le compagne ed i compagni di "onda diretta"