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MEDIA PRODUCTION
N. 46/47 - MARZO/APRILE '93
Nuove emittenti
RIPRENDIAMOCI LA RADIO
di Antonio Greco
Nelle principali citta' italiane stanno nascendo radio libere auto-gestite dai centri sociali. Una di queste, Radio Onda Diretta di Milano funziona addirittura a motore. Lo stimolo decisivo a crearle pare sia venuto proprio dalla legge Mammi'.
Una legge matrigna che se applicata potrebbe obbligare queste radio a interrompere le trasmissioni in base all'art. 30 comma 7 della legge 223/90. Ecco quali sono, come sono nate e cosa vogliono le ultime nate dell'etere.
Mentre tutti gli editori radiofonici si sforzano di comprendere e adeguarsi alla legge non legge (leggi legge Mammi') sull'emittenza radiotelevisiva in diverse citta' italiane dai cosiddetti centri sociali autogestiti, sopravvissuti a fatica, nonostante il reaganismo, il tatcherismo e il cossighismo craxista dei dorati anni '80, si alzavano le antenne delle radio "illegali".
A Torino, Milano, Bologna e Roma, si trasmette da ormai molti mesi. Presto anche a Fano, a Palermo e a Catania dovrebbero nascere iniziative dello stesso tipo.
A Padova Radio Sherwood esiste da oltre quindici anni (infatti pare proprio che questa radio abbia fornito il minimo di know-how tecnologico necessario per impiantare le nuove emittenti), ed e' da sempre considerata una delle principali voci della sinistra di "movimento".
Production e' riuscita ad intervistare, nonostante la comprensibile diffidenza, alcuni collaboratori di Radio Onda Diretta che trasmette tutti i giorni dalle ore 15 alle ore 23 a Milano sui 91,300 MHz in FM. Dei nostri interlocutori, poiche' ci hanno chiesto di mantenere l'anonimato non possiamo dire nulla. Il progetto di fare una radio non era nuovo, spiega un quasi trentenne collaboratore di Onda Diretta, ma ha cominciato a prendere corpo dopo un dibattito sulle radio illegali e la legge Mammi' che si e' tenuto durante l'ormai tradizionale raduno organizzato da alcuni anni all'inizio dell'estate dal Centro Sociale Leoncavallo al parco Lambro di Milano. Il finanziamento per la radio e' stato fatto in grossa parte con i soldi della cassa dell'associazione culturale Mamme del C.S. Leoncavallo e grazie anche agli incassi di alcuni concerti organizzati dal centro sociale come quello tenuto gratuitamente dal famoso gruppo francese Mano Negra (tra i tanti amici del Leoncavallo da ricordare anche gli attori Dario Fo e Paolo Rossi). Per acquistare l'antenna di 45 metri, il ripetitore da 5000 watt e le altre attrezzature necessarie sono stati spesi tra i 50 e i 100 milioni. Autofinanziamento quindi e nessuna forma di pubblicita' a parte spot strettamente politici su Palestina, sul Nicaragua o sulle lotte sindacali. Attualmente la radio esce con soli 1500 watt, sia per non coprire brutalmente altre radio sia per problemi di energia elettrica. Ufficialmente il centro
sociale non esiste e l'Enel non vuole stipulare un contratto di fornitura. Radio Onda Diretta quindi e' forse la prima e unica radio a motore in Italia. Sono due generatori a nafta, infatti, a fornire la corrente necessaria alla radio e a tutto il centro sociale. Nel giugno scorso ci sono state le prime trasmissioni sperimentali, fatte proprio al Parco Lambro. Il segnale a fatica arrivava fino in Piazza Loreto, poco distante dal parco. Anche ora il segnale arriva solo nei quartieri piu' vicini al centro sociale, ma si sta pensando di mettere altri ripetitori nelle case occupate. Inizialmente durante la ricerca della frequenza
libera da occupare venivano coperte sia Radio Milano International che Radio Montecarlo. Alle comprensibili reazioni, piuttosto dure, da parte delle due radio, gli animatori di Radio Onda Diretta (una ventina di persone tra gli 8 e i 60 anni) hanno risposto con un fax che spiegano le loro ragioni (controinformazione, divertimento, comunicazione, cultura), e soprattutto che si trattava di prove tecniche temporanee per riuscire a trovare una frequenza vuota. Alla fine ha prisposto con un fax che spiegano le loro ragioni (controinformazione, divertimento, comunicazione, cultura), e soprattutto che si
trattava di prove tecniche temporanee per riuscire a trovare una frequenza vuota. Alla fine ha prevalso la comprensiqone e la ragionevolezza da entrambe le parti. Nessuna reazione invece da parte dell'Esco-post e dagli altri organi competenti, solo minacce verbali da parte della Digos, in disaccordo sui contenuti dei programmi fatti a caso ad alcuni giovani che transitavano nei pressi del centro sociale.
Collegamenti telefonici con la Palestina, notiziari sindacali, informazione su tutto cio' che riguarda il "movimento" e molta musica sono i principali ingredienti del palinsesto di Radio Onda Diretta, la quale insieme a Radio RKC di Bologna (citta' dove pare che si stia preparando anche un iniziativa televisiva) Radio Sherwood di Padova, Radio Onda Rossa di Roma, Radio Black Out di Torino, partecipa attivamente a un contro netword non solo radiofonico ma anche editoriale, con l'agenzia stampa Aira e la rivista ZeroNetwork e telematico. Si chiama European Counter Network difatti, in sigla ECN, la
rete telematica che copre tutta l'Europa e i cuiv "nodi" in Italia sono ubicat i in qualche caso proprio nei centri sociali dove hanno sede anche alcune di queste radio "illegali", che utilizzano ECN come agenzia di informazione.
Nella rozza concezione della legge Mammi' le radio vengono suddive in "commerciali" e "comunitarie". Della legge, inoltre, e' stato sempre detto che "ha fotografato l'esistente", preoccupandosi principalmente di regolamentare l'emittenza televisiva.
Decongestionare le frequenze e' certamente un intento giusto, ma l'etere e' anche inteso come bene inalienabile. Il numero delle frequenze disponibili pero' e' limitato e nonostante in teoria non si possano vendere direttamente, in pratica si possono vendere parti di aziende comprendenti la frequenza stessa. Per evitare le speculazioni la legge Mammi' prevede che dopo il rilascio delle concessioni i "rami di aziende con frequenze" non possono essere vendute per quattro anni, ma gia' da ora il valore commerciale di questi rami di azienda e' nell'ordine delle centinaia di milioni. Ecco quiindi che l'ingresso dei nuovi soggetti nel panorama radiotelevisivo e' vincolato fortemente da fattori economici.
La legge Mammi' parla chiaro: "A decorrere dal 24 agosto 1990 non e' piu' consentita l'attivazione di nuovi impianti di radiodiffusione sonora senza avere ottenuto la relativa concessione o autorizzazione e' punito con la reclusione da 1 a 3 anni.
La pena e' ridotta alla meta' se trattasi di impianto per la radiodiffusione sonora in ambito locale.
Inoltre ai sensi dell'art. 32 della legge 223/90 viene disposta la disattivazione degli impianti da parte del Ministero delle Poste". Per fare un'esempio e' come subordinare la liberta' di stampa al rilascio di concessioni alle tipografie, dove le tipografie "concessionate" vedrebbero aumentare enormemente il loro valore di mercato. Il delicato problema della comunicazione in Italia si e' posto in sordina, ma rischia di esplodere con fragore dopo la fine del craxismo e delle sue leggi drogate.
INTERVISTA COLLETTIVA CON ANONIMI ANIMATORI DI RADIO ONDA DIRETTA
Perche' avere pensato di fare una radio clandestina?
Non si tratta ne' di radio clandestina ne' di radio pirata, ma semplicemente di radio illegale fatta con la consapevolezza di compiere un atto pubblico lucidamente costruito, con tutte le responsabilita' penali del caso, all'interno di una battaglia contro la legge Mammi' e contro il monopolio dell'informazione che ha trasformato radio e televisioni private in compagnie commerciali dedite allo sfruttamento e alla manipolazione della merce informazione e spettacolo.
Battaglia che va dalla rozza scritta sul muro, ai volantini, per arrivare alla capacita' editoriale e alle reti informatiche per testimoniare il senso quotidiano di uno sforzo comunicativo attraverso e nonostante le maglie di una legge liberticida.
L'esperienza delle radio libere fa parte del patrimonio culturale degli anni '70.
Non state ripetendo un'esperienza gia' fatta?
No, ben sappiamo quanto sia mutato il quadro da quegli anni che videro le radio private nascere e riprodursi in un contesto di effettiva socializzazione e di rottura dell'allora monopolio Rai.
Molti di noi sono passati per quelle radio fatte con pochi mezzi e pochi soldi, usufruendo di frequenze che oggi occupano radio commerciali che valgon centinaia di milioni.
La legge del 6 agosto 1990 sul sitema radiotelevisivo ha in realta' regolato lo sfruttamento commerciale dell'etere e sbarrato al tempo stesso la strada a quei soggetti, fuori dalla dimensione puramente economica, fuori dalle lobby e dalle logge politico-editoriale di cui la legge Mammi' e' mediazione ed espressione, che vorrebbero esercitare un legittimo diritto di parola e di controinformazione.
Quali sono le forze politiche che potrebbero appoggiare la vostra battaglia?
Non certo il Pds. Anche l'ex Pci fu partecipe della spartizione della Rai e si inseri' pienamente nello scontro per il possesso dei grandi gruppi editoriali ovvero, come oggi i "sinistri democratici", fu molto attento a ritagliarsi fette di potere piuttosto che al rispetto dei principi. Questo per dire una cosa semplice: Samarcanda non deve ingannare, non ci sono alleanze possibili se non con chi e' nella nostra stessa condizione di esclusione e di forzata riduzione al silenzio. La scelta dell'illegalita' e' obbligata.
Occorre violare la legge per dare parola alla vita reale e ai suoi linguaggi, ai movimenti sociali e alla loro capacita' di trasformare l'esistente.
Pensate che in futuro ci potrebbero essere interventi da parte delle autorita' per far chiudere la radio?
Siamo consci di compiere un'esperienza a termine. Un giorno, un mese....
L'obiettivo fondamentale e' quello di cumulare la sufficiente ricchezza cognitiva e di comunicazione sociale da rendere possibile il travaso verso un'esperienza altra, che non segni la fine della precedente ma un ulteriore avanzamento.
Sara' un banco di prova delle possibilita' che hanno oggi i movimenti di comunicare: in questo clima c'e' da credere che le limitazioni cui sono state assoggettate le radiofrequenze si estenderanno, prima o poi, anche alle reti informatiche.
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