In un articolo pubblicato il 10 febbraio su Il Giornale Francesca
Angeli commenta con orrore una sentenza della Corte di Cassazione
che "permette" anche agli extracomunitari di adire l'Autorità
giudiziaria ordinaria.
Per correttezza premetto che probabilmente le mie idee politiche
non sono coincidenti con quelle della signora Angeli. Non mi scontrerò
infatti su questo campo dove qualsiasi pensiero è lecito (sempre
che sia legittimo in senso giuridico).
Quello che mi turba è la superficialità della signora Angeli.
Probabilmente è una superficialità voluta e mirata. Probabilmente
risponde alla linea editoriale del quotidiano in questione. Non
fosse così dovrei utilizzare altri aggettivi per definire il contenuto
dell'articolo.
Voglio fare alcune domande alla signora Angeli.
Perché dovrebbe essere diverso, perché il cittadino extracomunitario
non potrebbe adire l'autorità giudiziaria ordinaria?
Che relazione esiste tra una questione di diritto affrontata dalla
Corte di Cassazione e la politica dei flussi migratori del Governo?
Che giudizio darebbe a un paese che non consente di opporsi a
un provvedimento dell'Autorità?
Se si fosse posta queste semplici domande prima di scrivere l'articolo
il risultato sarebbe stato diverso, sarebbe stato perlomeno un
articolo con dei contenuti, ci sarebbe stata anche la possibilità
di un dibattito. Così non è possibile.
Voglio anche ricordare alla signora Angeli, che probabilmente
non conosce la legge che regola l'immigrazione in Italia, che
la presentazione del ricorso contro l'espulsione non sospende
il provvedimento stesso. Questo significa che il cittadino extracomunitario
che deve difendersi da un provvedimento che potrebbe anche essere
illegittimo ( ricordiamoci che chiunque può commettere degli errori),
deve comunque lasciare il territorio italiano. Vogliamo parlare
di questo? Non vi viene il dubbio che in questo modo la possibilità
di difendersi è fortemente limitata?
Micael Anzon