In questi giorni si sta consumando un dramma tragicamente annunciato per il popolo curdo. Gli attuali governi europei, decidendo di sacrificare Abdullah Ocalan, e con lui, i diritti inalienabili di 30 milioni di uomini e donne curdi, hanno dimostrato ancora una volta la propria incapacità di promuovere processi di pace, ignorando precise norme di giustizia e di umanità.
Nulla sembrano contare i 37'000 militanti curdi
morti ammazzati dall’esercito turco in 13 anni di guerra, gli oltre 6 milioni
di curdi, profughi interni, deportati con la violenza dal sud-est della
Turchia e la rottura sistematicamente praticata dalle forze di sicurezza
(documentata da osservatori internazionale). Turchia si possono mettere
in galera rappresentanti di organizzazione per la difesa dei diritti umani
(Akin Birdal), si possono prendere condanne fino 15 anni di carcere per
aver parlato la lingua curda in parlamento (la parlamentare Leyla Zana),
si può finire in carcere anche solo per aver dichiarato pubblicamente
che in Turchia i Curdi esistono (il sociologo Ismaiel Besikci).
In tanto, il 17 febbraio, 3’000-4'000 soldati
hanno nuovamente invaso il nord dell’Iraq con veicoli blindati per un offensiva
contro postazioni curde mentre contemporaneamente, nel paese, venivano
arrestati centinaia di militanti del partito filocurdo, legale, Hadep.
A prevalere sono, ancora una volta, i grandi interessi
geopolitici ed economici. Gli Stati Uniti, mentre continuano i massacri
di militari e civili in Iraq, sono riusciti ad imporre la propria volontà
di potenza agli alleati di sempre, sfruttando e rafforzando il legame politico-militare
con la Turchia ed Israele. La miope logica mercantile di un pugno di imprenditori
europei ha potuto cancellare le speranze di migliaia di cittadini.
Italia e Germania potranno così continuare
i propri scambi commerciali (anche di armi...) con la Turchia, di cui,
non a caso, sono i primi due partner commerciali nell’UE. Anche numerose
imprese Svizzere (ABB, Surzer, UBS, ...) potranno portare avanti in Turchia
le proprie joint ventures, come il mega-progetto Gap, un programma di irrigazione
e produzione di energia in Kurdistan che avrà conseguenze ambientali
e sanitarie disastrose (Dichiarazione di Berna) per almeno 20'000 abitanti
curdi della zona.
È indispensabile che i governi ed i parlamenti
cantonali, attraverso il Consiglio Federale, si facciano promotori di iniziative
atte a garantire l’incolumità fisica ed il rispetto dei diritti
umani per Abdullah Ocalan.
Tutte le forze democratiche che credono nella necessità di costruire una Unione Europea fondata sui diritti sociali e politici dei lavoratori e dei cittadini devono premere affinché si apra immediatamente un negoziato internazionale sul Kurdistan.
Non possiamo più permettere al governo
turco di continuare a violare i più elementari diritti umani. La
lotta non può che continuare: anche questa sporca guerra deve finire!