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SEMPRE A PROPOSITO DI ELEZIONI

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"Qualsiasi governo, anche il più democratico, è un nemico naturale della libertà e più è concentrato e potente, più diventa oppressivo. Verità talmente semplici che quasi ci si vergogna a ripeterle...
Gli istinti dei governanti, dei legislatori o degli esecutori, sono, a causa anche della loro posizione eccezionale diametralmente opposti agli istinti popolari.

Qualunque siano i loro sentimenti ed intenzioni democratiche, dall’alto del posto che occupano, non possono considerare la società in modo diverso da come un tutore considera il pupillo. Ma tra tutore e pupillo l’uguaglianza non può esistere. Da un lato vi è il sentimento della superiorità, ispirato necessariamente da una posizione superiore; dall’altro quello di un’inferiorità che risulta dalla superiorità del tutore che esercita il potere esecutivo e legislativo. Chi dice potere politico dice dominazione; ma dove esiste dominazione esiste necessariamente una parte più o meno grande della società che è dominata e i dominati detestano naturalmente i dominanti, mentre quest’ ultimi devono necessariamente reprimere, e di conseguenza opprimere, i sottomessi alla dominazione.

E’ l’eterna storia del potere politico, da quando questo potere è stato stabilito nel mondo. Ed è ciò che ci spiega anche come e perché uomini che sono stati i più rossi democratici, i più furibondi ribelli, quando si trovavano nella massa dei governati, diventano conservatori eccessivamente moderati appena saliti al potere. Ordinariamente si attribuiscono queste palinodie al tradimento. E’ un errore. Hanno per causa principale il cambiamento di prospettiva e di posizione; e non dimentichiamo mai che le posizioni e le necessità che impongono sono sempre più potenti dell’odio o della cattiva volontà degli individui.

Pervaso da questa verità, non temerò esprimere la convinzione che, se domani si stabilisse un governo o un consiglio legislativo, un parlamento composto da operai, questi operai, attualmente sicuri democratici socialisti, l’indomani diventerebbero determinati aristocratici, adoratori arditi o timidi del principio di autorità, oppressori e sfruttatori..."

Ecco alcune brevi ma geniali considerazioni tratte da un opuscolo apparso ...quasi 130 anni fa!, scritto in Svizzera dall’anarchico Michele Bakunin ("Gli Orsi di Berna e l’Orso di Pietroburgo", ripubblicato dalle Ed. La Baronata, Lugano, 1978).

Insomma per Bakunin lo sfruttamento economico proviene ovviamente anche dal capitalismo, ma una delle cause principali dello sfruttamento e dell’oppressione risiede a suo avviso nel principio di autorità, o meglio, nella divisione gerarchica del lavoro, causa di ogni potere, di ogni dominio.

Si può quindi meglio comprendere sia la sua critica generale nei confronti di qualsiasi potere economico e politico, capitalistico o no (vedi per es. la realizzazione del comunismo nell’Unione Sovietica), sia, fin nel nostro piccolo riguardanti le sedicenti elezioni democratiche, il "cambiamento di prospettiva" in cui si ritrovano dopo essere eletti i sedicenti focosi rivoluzionari...che (ri)diventano dei bravi borghesi o dei reazionari, una nuova classe di oppressori.

Morale della favola ? Nessuna morale. L’autogestione, che vuole combattere qualsiasi disuguaglianza di "potere" o meglio di dominio - pur con tutte le difficoltà di realizzazione - è una delle pratiche importanti di libertà e può diventare una vera alternativa e un antidoto essenziale e salutare alle nostre forme oscene di società.