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EMMA GOLDMAN
RIVOLUZIONARIA ANARCHICA

Emma 1.GIF (149125 byte)Nacque il 27 giugno 1869 nella provincia russa di Kovno. La sua infanzia trascorse tranquilla, anche se non mancarono episodi di ingiustizia ed oppressione, soprattutto verso il padre perseguitato dagli scinovniki cristiani perché impiegato statale ed ebreo. Frequentò una scuola pubblica e ricevette un’istruzione privata, come si addiceva alle classi medie.

All’età di tredici anni si trasferì con tutta la famiglia a San Pietroburgo, capitale dello zar, città ricca di fermenti e stimoli culturali e politici. Era il periodo delle grandi lotte dei nichilisti russi contro il potere zarista e dell’esecuzione del tiranno avvenuta l’anno prima. Emma si sentì attrarre dalle idee rivoluzionarie dei giovani intellettuali russi con cui entrò in contatto. Esplose così il suo conflitto con il padre, che sognava di farne una brava ragazza ebrea, capace di cucinare e di fare molti figli. Questo maturò nella Goldman la coscienza dell’ingiustizia connaturata al suo ruolo di donna e determinò il suo successivo impegno politico come donna e come anarchica. Per superare il contrasto decise di rendersi indipendente economicamente facendosi assumere come operaia in una fabbrica.

Nel 1886 convinse la sorella Elena a portarla con sé negli Usa dove, deluse le sue aspettative di libertà e di giustizia, trovò lavoro in una manifattura di abiti, sopportando terribili forme di sfruttamento. In questo clima di frustrazione e di difficile comunicazione con l’esterno si inserì la sua breve esperienza matrimoniale con Jacob Kerchner. Mal sopportando le regole restrittive, il senso di dipendenza e di autonegazione che il marito le imponeva, lo abbandonò. L’amara esperienza la portò ad un aspra condanna dell’istituto matrimoniale, a proposito del quale scrisse: "Se mai mi capiterà di innamorarmi di un uomo, mi darò a lui senza ricorrere alla benedizione del rabbino o della legge, e quando l’amore finirà me ne andrò senza chiedere permesso a nessuno".

Nel frattempo venne coinvolta nei fermenti politici e sindacali di quegli anni: la lotta per le otto ore dei Knights of Labour e le ripercussioni della strage di Chicago del 1887. Cominciò a familiarizzare con la lettura socialista ed anarchica, a frequentare riunioni pubbliche ed a leggere il quotidiano "Freiheit".

Nel 1889 si trasferì a New York dove entrò in contatto con gruppi anarchici e con personalità quali J.Most e A. Berkman, il quale in seguito divenne suo compagno di vita e di lotta.

Nel 1892, per solidarizzare con gli operai in lotta per le otto ore e per vendicare la feroce repressione contro i lavoratori, organizzò con Berkman un attentato che però fallì. La tremenda persecuzione che seguì (fu una delle prime donne americane incarcerate per un reato politico) ma soprattutto l’atteggiamento ostile dei compagni anarchici, che stigmatizzarono il gesto dissentendo da tali forme di lotta, la indussero a ritirarsi per qualche anno dalla vita pubblica.

Nel 1906 tornò alla ribalta come fondatrice della rivista mensile "Mother Earth", che fino al 1917 diffuse negli Usa le idee anarchiche sull’organizzazione sociale e sull’arte.

Ma la sua dedizione alla causa anarchica era strettamente legata a quella per la liberazione della donna. Essa tentò di tradurre nella pratica quotidiana i suoi ideali politici e le sue aspirazioni libertarie, scontrandosi spesso con gli stessi anarchici. Le sue analisi sull’oppressione della donna erano centrate sul problema della sessualità e del libero amore. La Goldman sosteneva "l’impossibilità per l’amore di esistere quando è imposto e non è libero" ed affermava che la donna deve porsi nei confronti dell’uomo "come individuo dotato di una personalità e non come un bene sessuale". Intuiva acutamente che i nemici della liberazione della donna non erano solo le strutture e le istituzioni esterne ma soprattutto le convinzioni sociali ed etiche. La donna doveva voler essere libera e lottare per diventarlo. Allo scoppio della prima guerra mondiale fondò con Berkman la No Concription League, che invitava i giovani a rifiutarsi di indossare la divisa militare. Per questa attività antimilitarista venne prima incarcerata e poi estradata nel paese di origine.

Dopo una prima fase di sostegno alla rivoluzione sovietica, scopertane la realtà dittatoriale, ne divenne forte oppositrice e fu costretta ad abbandonare definitivamente l’Urss.

In seguito a varie espulsioni da paesi europei, tornò negli Usa e proseguì fino alla morte (1940) la sua attività pubblica, non prima d’aver dato il suo sostegno, nel ’36, alla rivoluzione libertaria antifranchista spagnola.

Opere principali tradotte:

- "Anarchia, femminismo e altri saggi", la Salamandra ed. (Mi)

-"Amore. Emancipazione. Tre saggi sulla questione della donna", Ipzia (Ragusa)

-"La sconfitta della rivoluzione russa e le sue cause", La Salamandra (Mi)

-"Vivendo la mia vita" , 1°-3°vol. la Salamandra (Mi), 4° vol. Zero in Condotta