Periodi 
	di ascesa e periodi di riflusso.
	La 
	classe lavoratrice attraversa fasi di forte demoralizzazione, ed altre di 
	mobilitazione. Perchè? A quali condizioni si passa da un periodo all'altro? 
	Associazione Cultura Popolare. 1996.
 
   
   La 
	classe lavoratrice non lotta in maniera costante e continuativa per i propri 
	diritti, ma a ondate, che noi chiamiamo periodi. Queste ondate durano, a seconda 
	di svariate circostanze, un certo numero di anni. In questo foglio vedremo 
	le caratteristiche di questi periodi. Parleremo qui di "classe lavoratrice" 
	intendendo la massa dei lavoratori, anche se é ovvio che in qualsiasi 
	periodo vi é una minoranza, più o meno consistente, che ha comportamenti 
	diversi od opposti a quelli della maggioranza. Periodi 
	di ascesa e di riflusso I 
	periodi di ascesa sono una sequenza di anni durante i quali i lavoratori mostrano 
	molta fiducia in se stessi, vogliono cambiare il sistema, lottano con determinazione 
	e radicalità. In questi periodi ci sono molti scioperi e manifestazioni, 
	si rafforzano i partiti di sinistra e i sindacati, che in genere radicalizzano 
	la propria linea politica, nascono giornali di sinistra e quelli esistenti 
	aumentano la tiratura, cresce la voglia di partecipazione e vi é un 
	diffuso ottimismo. Nei periodi di riflusso i lavoratori, pur continuando a 
	lottare, lo fanno con minore continuità, convinzione e forza. Tra i 
	lavoratori prevale il pessimismo, lo sconforto e gli atteggiamenti individualistici 
	(si preferisce pensare alla famiglia e alla carriera invece che alla politica, 
	aumentano gli straordinari). Diminuiscono scioperi, partecipanti alle manifestazioni, 
	iscritti e voti a sindacati e partiti di sinistra. Attualmente in Italia siamo 
	nel pieno di un periodo di riflusso che perdura dal 1980. 
 La 
	depressione di classe Per 
	capire bene questa dinamica faremo un parallelo con la depressione uno stato 
	psicologico che sarà capitato a tutti di vivere. Ci pare cioé 
	che le caratteristiche della classe lavoratrice nei periodi di riflusso assomiglino 
	a quelle di una persona depressa. Prendiamo come riferimento il testo di Giovanni 
	Jervis "Manuale critico di psichiatria". Ecco cosa dice questo psicologo 
	sulle personalità depressive: "sono persone raramente allegre, 
	che tendono al pessimismo, hanno scarsa fiducia in se stesse e sono poco aggressive 
	[...], hanno scarso entusiasmo e scarsa creatività; rischiano poco 
	e costruiscono lentamente; godono di piccole cose."  Dall'ascesa 
	al riflusso Il 
	periodo di riflusso si inaugura dopo una serie di sconfitte. Ma non é 
	sufficiente la sconfitta: questa deve essere accompagnata a livello di massa 
	dal convincimento, o dalla sensazione, che le proprie organizzazioni (politiche 
	o sindacali) sono state terribilmente inadeguate o che addirittura hanno, 
	nel momento decisivo, tradito. Questa sensazione assomiglia allo stato psicologico 
	che a livello individuale nasce con il "lutto" e che spesso é 
	all'origine della depressione.  Depressione 
	e suicidio Jervis 
	ci dice che la depressione é l'unico tipo di disagio psicologico che 
	potrebbe portare al suicidio. In effetti l'aggressività dell'individuo 
	depresso non si scarica al di fuori di sé ma contro se stesso. Ciò 
	avviene perché, come abbiamo visto il depresso incolpa se stesso della 
	propria condizione. E l'aggressione contro se stesso può addirittura 
	portare al suicidio. Anche una classe operaia rifluita ha le stesse tendenze. 
	L'aggressività invece di dirigerla verso i veri responsabili la dirige 
	contro se stessa. È nei periodi di riflusso che gli operai picchiano 
	di più mogli e figli, aumentano le loro malattie psicosomatiche, aumentano 
	i delitti che in cronaca nera leggiamo come inspiegabili ("muratore uccide 
	moglie e figli e poi si spara. I vicini: -stranissimo, era una persona così 
	tranquilla!-"), aumenta il consumo di droga nei quartieri popolari e 
	l'alcoolismo tra i lavoratori adulti. Aumentano le tendenze violente di estrema 
	destra tra i lavoratori: le milizie naziste degli USA responsabili di vari 
	atti terroristici sono composte da un gran numero di operai, gli operai costituiscono 
	la gran parte degli elettori del Front National francese e della Lega Nord 
	in Italia. In pratica in questi periodi i lavoratori sfogano la propria aggressività 
	contro altri oppressi (giovani, stranieri, donne, tifosi della squadra avversaria, 
	ecc.). Dinamica 
	dei periodi Nei 
	periodi di ascesa i lavoratori sono più forti cioé i rapporti 
	di forza sono favorevoli ai lavoratori. Per questo riescono a strappare numerose 
	conquiste che migliorano le proprie condizioni di vita. Ad esempio nel periodo 
	di ascesa '68-'80 si sono ottenute la scala mobile, lo statuto dei lavoratori, 
	pensioni dignitose, sanità ed istruzione praticamente gratuite, ecc. 
	
	
 
	   
	 INIZIO 
		PERIODO DI ASCESA 
	   INIZIO 
		PERIODO DI RIFLUSSO 
	   PERIODO 
	 
	   
	1883 
	  1893 
	  ascesa 
	 
	   
	 1894 
	  1913 
	  riflusso 
	 
	   
	1913 
	  1920 
	  ascesa 
	 
	   
	1921 
	  1943 
	  riflusso 
	 
	   
	1943 
	  1947 
	   ascesa 
	 
	   
	1948 
	  1968 
	   riflusso 
	 
	   
	1969 
	  1980 
	   ascesa 
	 
	   
  1981 
	   ? 
	   riflusso 
	  
  
	Nei periodi di riflusso i lavoratori, come classe, hanno lo stesso tipo di 
	atteggiamento. Ovvio che vi sono singoli lavoratori che possono essere allegri 
	e spensierati, ma quando parli loro di politica o sindacato ecco saltar fuori 
	la depressione "di classe". I lavoratori anziani che hanno vissuto 
	gli anni '70: "Io ho fatto gli scioperi, tutti quelli che il sindacato 
	diceva di fare e guarda cosa ci ho guadagnato!", "No, no per carità, 
	non ne voglio sapere più niente, sì la tessera gliela faccio 
	anche, non si sa mai, dovessi aver bisogno, ma alle riunioni quelli lì 
	non mi vedono mica", "Lasciami in pace vah! Io la mia parte l'ho 
	fatta, che vadano avanti i giovani adesso", "Politica? Sono tutti 
	un branco di farabutti, te lo dico io. Gli ho dato l'anima per vent'anni e 
	adesso guarda lì che cosa fanno! È tutto un magna magna!", 
	"No no lasciami in pace, non ho tempo, ho la famiglia da badare io, sono 
	stato degli anni dietro a quelle cose lì, ne ho fatte di feste dell'Unità! 
	Per quei risultati lì? Ma vah, vah!". I giovani che non hanno 
	mai fatto le lotte: "Politica? È una cosa sporca quella. Me ne 
	frego. Voglio pensare a me, mi devo sposare, oh!", "Sì, si 
	dovrebbe lottare di più, ma che ci vuoi fare, la gente pensa solo alla 
	figa o al calcio! Oh: quanto ha fatto il Milan?", "Il sindacato 
	per me non serve a un cazzo, se uno fa il suo lavoro tranquillo, nessuno gli 
	dà fastidio. Beh certo, se uno poi é lavativo, fanno bene a 
	mazzolarlo!", "No, non voglio sapere di quelle robe lì, sì 
	saranno anche utili, ma occupatene tu, vah! Io non sono capace, non ci capisco 
	niente!".
	Ecco cosa dice ancora Jervis sul depresso: "Vi é in lui la impossibilità 
	a trovare il minimo interesse in qualsiasi cosa, quindi a concentrarsi, e 
	quindi a lavorare: del resto qualsiasi compito gli appare troppo difficile, 
	anzi al di sopra delle sue capacità [...], spesso trascorre il tempo 
	immobile, passivo, o muovendosi con lentezza, tormentandosi con espressioni 
	ripetitive di tristezza e di ansia, o nel pianto." Le lamentazioni, non 
	seguite da azioni concrete, sono tipiche della classe lavoratrice nei periodi 
	di riflusso. Discorsi che sentiamo tra lavoratori: "All'ope-raio lo fregano 
	sempre, te lo dico io, é stato sempre così e sarà sempre 
	così, quante illusioni che ti fai tu!". 
	Sentiamo Jervis: "Il depresso é una persona che non riesce a rappresentarsi 
	il futuro. Privo di fiducia nella vita, totalmente pessimista su ogni possibilità, 
	privo di creatività e di slancio, egli é incapace di progettarsi 
	nel tempo e di fare concreti progetti: così, non può immaginare 
	di guarire, perché la sua vita é un eterno presente, privo di 
	prospettive, di possibilità e di gioia." Alcune frasi di lavoratori: 
	"Il comunismo? Sì bella roba a parole, poi guarda come é 
	andata a finire!", "La musica é quella lì, ma cosa 
	vuoi cambiare! Tocca ballare quel che dicono loro e quando non ce la fai più 
	ti buttano via!", "Le lotte degli anni '70? Sì un bel periodo, 
	ma poi basta lì, finito. Ma no, cosa vuoi che ritorni! Non torna un 
	cazzo, siamo nella merda fin qui, guarda, e ti devi dare un gran da fare a 
	rimanere sopra!".
	La classe lavoratrice "rifluita", cioé "depressa", 
	dà a se stessa la colpa della situazione in cui vive. Se chiediamo 
	a figli di operai (più selezionati a scuola dei figli di classe media) 
	perché sono bocciati riceveremo risposte del tipo: "Beh, certo! 
	Non studiavo mai!", "Matematica? Non ci capisco niente. Non sono 
	portato", "No, no la scuola non fa per me", "Perché 
	m'hanno bocciata? Boh, forse perché sono stupida". Gli abitanti 
	di un quartiere popolare: "Qui c'é degrado: droga, vandalismo... 
	La colpa? È nostra: viziamo troppo i figli!", "C'é 
	gente che ci sa fare e altra che no. Ognuno nasce con delle disposizioni. 
	Uno che c'ha i soldi si vede che aveva la mente aguzza!", "Qua é 
	un macello! La gente é ignorante, é maleducata, ecco perché 
	le cose vanno male!". Un operaio: "La colpa é nostra: pensano 
	tutti a fare gli straordinari, e allora ma cosa vuoi lottare, con quelle teste 
	lì!" 
	Sentiamo di nuovo Jervis: "Il depresso non é solo una persona 
	triste: lo caratterizzano tra l'altro la sfiducia e la mancanza di stima in 
	se stesso, il sentimento di colpa, l'incapacità di esprimere l'aggressività, 
	la chiusura in se stesso, il bisogno di autopunizione[...]. La colpa della 
	propria condizione l'operaio nel periodo di riflusso non la dà ai padroni 
	o alle direzioni sindacali e politiche inadeguate, ma se la prende con la 
	"cattiveria", il "menefreghismo", l'"invidia" 
	di altri lavoratori.
	Continuiamo dunque il parallelo sentendo Jervis: "Lutto non é 
	solo lo stato d'animo che segue la morte di un familiare: é, più 
	in generale, la perdita di un "oggetto" significativo, che ha fatto 
	parte integrante della nostra esistenza [...]. È il dolore per la perdita 
	di una parte di sé (o, se vogliamo, di una parte della propria vita), 
	é la difficoltà a prendere atto di questo cambiamento[...]. 
	Qual-siasi umiliazione significativa, qualsiasi grave delusione nei confronti 
	di un programma di vita, un fallimento personale, una seria autocritica sul 
	proprio operato, sono altrettante cause di lutto. Ma é anche una situazione 
	di lutto il rendersi conto che non si realizzeranno aspettative sulle quali 
	si era contato: o che gli strumenti per costruire la propria vita che ad un 
	certo punto ci si trova in mano, sono molto meno validi ed efficaci di quanto 
	si fosse pensato".
	È questa la situazione nella quale é venuta trovarsi la classe 
	lavoratrice nei tre passaggi dall'ascesa al riflusso che ha vissuto in questo 
	secolo. Negli anni '70 tutte le speranze di quel periodo sono state fiaccate 
	da direzioni sindacali preoccupate di cavalcare il movimento per controllarlo 
	meglio e imporre poi una linea moderata (EUR) e da direzioni politiche (PSI 
	e PCI) che inseguivano "compromessi storici" con forze che da sempre 
	combattevano il movimento operaio. Queste delusioni, unite ai grossi attacchi 
	del padronato, hanno inaugurato dal 1980 (data della storica sconfitta alla 
	FIAT, in cui decine di migliaia degli operai più combattivi furono 
	estromessi dalla fabbrica) il periodo di riflusso nel quale ci troviamo.
	Una singola sconfitta é perfettamente sopportabile da una classe sociale 
	in ascesa, quel lutto viene "digerito", o in termini psicologici 
	"elaborato", dato che permane una fiducia di fondo nelle proprie 
	forze. Il guaio é quando si sente che il credito che si aveva dato 
	alle proprie direzioni appare mal riposto. Jervis: "Non esiste nessuna 
	sostanziale differenza fra gli avvenimenti che causano il lutto e quelli che 
	causano la depressione. La differenza sta nell'esperienza, nel vissuto del 
	soggetto. La depressione é data dal blocco del meccanismo di elaborazione 
	del lutto, e costituisce in pratica l'incapacità ad uscirne."
	Il periodo di ascesa viene inaugurato da un improvviso moto di rivolta che 
	solitamente sorprende i più. Tutta la rabbia accumulata in anni di 
	riflusso scoppia all'improvviso e i primi tempi dei periodi di ascesa, sono 
	sempre caotici e tumultuosi. Regna l'anarchia e la felice confusione di chi 
	sente che le cose stanno improvvisamente cambiando. Le persone si trasformano, 
	quelli che fino al giorno prima si dicevano pessimisti, devono essere tenuti 
	a freno per il loro irrefrenabile entusiasmo, lavoratori che avevano votato 
	a destra l'anno prima si spostano all'estrema sinistra, c'é voglia 
	di fare e partecipare. 
	I primi tempi dei periodi di ascesa sono travolgenti e assomigliano a uno 
	stato psicologico che gli psicologici chiamano "mania". Sentiamo 
	Jervis: "Nel linguaggio comune, "mania" significa qulacosa 
	come "idea fissa". Nel linguaggio della psichiatria invece, la mania 
	[...] é uno stato psicologico complesso ma unitario di eccitata euforia, 
	di abnorme, quasi illimitata e acritica fiducia in se stessi, di litigiosa, 
	cordiale e irriducibile baldanza, di fuga dispersiva delle iniziative e delle 
	idee, di infaticabile intraprendenza e di acritico buonumore. Il maniacale 
	non sta mai fermo, parla continuamente, non intende ragioni, commette a catena 
	le più terribili sciocchezze, non si concede riposo, dorme poco o nulla. 
	Il maniacale é il rovescio del depresso [...]. Il suo comportamento 
	[...] lo espone anche a una serie di pericoli: questi sono in genere dovuti 
	alle sue imprudenze, ma nei casi più gravi sono anche di natura puramente 
	medica, in rapporto allo "stress" dell'organismo e all'eccessivo 
	lavoro cardiaco per l'irrequietezza e la mancanza di riposo."
	Nei primi tempi di un periodo di ascesa si incontra un mucchio di gente che 
	partecipa alla vita politica e sindacale in maniera forsennata. C'é 
	una grande disponibilità a rischiare, spesso inutilmente (contrariamente 
	ai periodi di riflusso in cui regna tra i lavoratori la codardia), a spendere 
	soldi "per la causa" (mentre nei periodi di riflusso impera la più 
	grande tirchieria). Appare comunque anche un sacco di gente che si improvvisa 
	protagonista con una minima preparazione alle spalle e dice una marea di sciocchezze 
	con una sicurezza inaudita. Universitari ed intellettuali che nei periodi 
	di riflusso se ne stanno tranquilli a pensare a libri e carriere, nei periodi 
	di ascesa si precipitano nelle organizzazioni politiche di sinistra e persino 
	nei sindacati divenendone ben presto quadri, leader e dirigenti: gli operai 
	delegano purtroppo molto volentieri, anche nei periodi di ascesa, a chi "sa 
	parlar bene". Così ad esempio negli anni settanta la gran parte 
	delle organizzazioni dell'estrema sinistra che passavano gran parte del tempo 
	a distribuire volantini davanti alle fabbriche, erano dirette da universitari; 
	la nuova leva dei dirigenti del PCI nel secondo dopoguerra (un altro, breve, 
	periodo di ascesa) era formata da intellettuali. 
	Il problema é dunque che se nel precedente periodo di riflusso non 
	si sono formate avanguardie operaie capaci di ragionare con la propria testa, 
	la massa radicalizzata nei periodi di ascesa si rivolgerà alle stesse 
	organizzazioni sindacali e politiche che avevano causato il precedente periodo 
	di riflusso, e per di più affidandosi alla direzione di personaggi 
	provenienti dalla classe media, e tutto ricomincerà da capo. 
	La classe dominante non può tollerare che il periodo di ascesa duri 
	a lungo e quindi utilizza letteralmente tutti i mezzi per interromperlo, dal 
	coinvolgimento dei sindacati e dei partiti di sinistra nella gestione governativa 
	di politiche antioperaie alla repressione e ai golpe militari. Presto o tardi 
	la borghesia, nei periodi di ascesa, giunge a delle prove di forza decisive. 
	Se i lavoratori non si sono preparati per tempo vanno incontro a sconfitte 
	che poi si moltiplicano a catena inaugurando il periodo di riflusso. Sino 
	ad oggi nel mondo la borghesia é quasi sempre riuscita ad uscire vittoriosa 
	da queste prove di forza, mai per mancanza di determinazione dei lavoratori, 
	ma sempre per l'incapacità delle rappresentanze politiche e sindacali 
	alle quali i lavoratori avevano dato fiducia. Se il perido di ascesa dura 
	a lungo, il perido di riflusso può inaugurarsi anche senza sconfitte 
	eclatanti. Ciò avviene perché un'intera generazione di militanti 
	non é in grado di "reggere" per decenni un periodo di ascesa. 
	Dopo aver lottato molti anni (e quindi aver investito tempo, denaro, aver 
	corso dei rischi, aver rinunciato a svaghi, carriera, ecc.) la maggior parte 
	delle persone semplicemente si stanca o perde la fiducia o tutte e due. 
	La generazione sconfitta rientra nei ranghi ed influenza con il suo pessimismo 
	anche i più giovani sui quali invece amano far pesare le responsabilità 
	della "depressione" di classe ("non si interessano di niente", 
	"i giovani? Pensano solo a far carriera").
	Durante i periodi di riflusso continuano ad operare solo piccole avanguardie 
	che faticosamente portano avanti battaglie di carattere difensivo. Queste 
	avanguardie sono portatrici delle esperienze e delle acquisizioni (e molto 
	spesso dei limiti) del periodo precedente di ascesa. Ciò fa sì 
	che, anche se loro generalmente non se ne accorgono, seminano nella massa 
	apparentemente inerte valori e convincimenti che "lavorano" nella 
	testa delle giovani generazioni e che al momento opportuno, quando "scoppiano" 
	i periodi di ascesa, queste utilizzeranno in misura tanto maggiore quanto 
	più il lavoro di resistenza sarà stato ampio ed efficace. È 
	nel difficilissimo lavoro politico, sindacale e culturale fatto nei periodi 
	di riflusso che si pongono dunque le condizioni perché il successivo 
	periodo di ascesa non si risolva di nuovo in una sequela di illusioni e cocenti 
	delusioni. Per questo é necessario che le avanguardie nei periodi di 
	riflusso analizzino con cura le ragioni delle precedenti sconfitte (i migliori 
	testi del movimento operaio sono stati scritti in periodi di riflusso, anche 
	perché in quelli di ascesa si é troppo occupati nell'azione), 
	che lavorino alla base in modo tale che siano al momento opportuno elementi 
	della stessa classe lavoratrice, con idee e pratiche nuove, a indirizzare 
	in maniera produttiva la spontaneità dei periodi di ascesa. 
	I periodi di ascesa si inaugarano quando si incrociano diverse condizioni: 
	il lavoro delle piccole avanguardie nei periodi di riflusso (senza il quale 
	non si ha alcun periodo di ascesa) e l'accrescersi dei bisogni sociali. Nei 
	periodi di riflusso infatti la classe dominante, approfittando della passività 
	dei lavoratori, "tira" sempre più la corda e si rimangia 
	una dopo l'altra le concessioni che aveva dovuto fare ai lavoratori nei periodi 
	di ascesa. La corda a un certo punto però si rompe. E comincia, di 
	solito in maniera "imprevista" e violenta, il periodo di ascesa. 
	Ciò avviene generalmente quando vi é stato un grosso ricambio 
	generazionale tra i lavoratori e nuove leve di giovani (che non hanno sulle 
	spalle il peso delle sconfitte e la demoralizzazione senza ritorno che segna 
	tanta gente che passa dal periodo di ascesa a quello di riflusso) sono entrate 
	a far parte della classe lavoratrice. La generazione della Resistenza ('43-'48) 
	non é quella che ha sostenuto il periodo di ascesa '68-'80. Per questo 
	é importante che nei periodi di riflusso le avanguardie sopravvissute 
	ai perdiodi di ascesa concentrino la loro attenzione sulle giovani generazioni 
	senza farsi impressionare dalle loro dichiarazioni di menefreghismo, razzismo, 
	carrierismo e sfrenato amore per il calcio.