Per il no ad un accordo ingiusto
Noi
sottoscritti delegati/e e lavoratori diamo un giudizio fortemente negativo
dell'accordo firmato da Federmeccanica e Fim-Fiom-Uilm per il rinnovo del
contratto nazionale.(iovotono@libero.it).
REDS - Febbraio 2008.
Delegati e lavoratori
per il NO ad un accordo ingiusto!
Noi sottoscritti
delegati/e e lavoratori diamo un giudizio profondamente negativo dell'accordo
firmato da Federmeccanica e Fim-Fiom-Uilm per il rinnovo del contratto nazionale.
Con questo appello invitiamo tutti i lavoratori e lavoratrici metalmeccanici
a votare NO al referendum che si terra tra il 25 e il 27 febbraio in tutte
le aziende.
I principali punti critici dell'intesa con Federmeccanica sono:
1. Sulle flessibilità si aumenta di 8 ore lo straordinario obbligatorio,
portandolo a 40 ore per le aziende sopra i 200 dipendenti e a 48 per quelle
sotto. E' un fatto negativo perché, oltre che aumentarlo, rischia di
rilanciare nelle aziende l'utilizzo dello straordinario obbligatorio, che
in molti posti di lavoro era progressivamente venuto meno. Inoltre le aziende
potranno trasferire all'anno dopo un giorno di riposo tra quelli collettivi
(Par). L'orario flessibile (64 ore all'anno), viene esteso anche ai picchi
produttivi e in questo caso le aziende hanno la possibilità, previo
accordo con le Rsu, di non effettuare più il riposo, ma di trasformare
tutto in straordinario.
Nella sostanza c'è un aumento dell'orario di fatto dei metalmeccanici
di due giornate di lavoro e un peggioramento del regime delle flessibilità.
2. Sul mercato del lavoro non vengono realizzati gli obiettivi della piattaforma.
L'unico risultato è il limite di 44 mesi, dopo il quale c'è
la conferma, per chi fa sia lavoro a tempo determinato sia lavoro interinale.
Però per chi fa solo contratti a termine i limiti sono quelli dell'accordo
del 23 luglio 2007, mentre per chi fa solo contratti interinali non c'è
alcun limite né vincolo, se non quelli di legge.
Il mancato conseguimento degli obiettivi di riduzione della precarietà
del lavoro contenuti nella piattaforma è anche conseguenza dell'accordo
del 23 luglio 2007, che accetta la Legge 30.
3. Sull'inquadramento unico non c'è nulla rispetto alla piattaforma
presentata, se non il rinvio ad una commissione. La 5^S diventa una categoria
a tutti gli effetti e si introduce la 3^ ERP (3^ più). Quest'ultima
soluzione è molto negativa, perché rischia di bloccare, invece
che favorire, i passaggi dei lavoratori dal 3° al 4° livello.
Complessivamente uno degli obiettivi fondamentali della piattaforma, la riforma
dell'inquadramento unico, quello che più era stato valorizzato dalle
organizzazioni sindacali, non viene realizzato.
4. La parità normativa operai-impiegati, che era stata richiesta dalla
Federmeccanica e non dalle organizzazioni sindacali, viene realizzata con
diverse penalizzazioni per i lavoratori. In particolare aumenta il periodo
di prova per gli operai, sulle ferie ci vogliono 10 anni per avere un giorno
in più e ben 18 per ottenere la settimana in più che hanno già
gli impiegati e, infine, c'è la penalizzazione salariale per i nuovi
assunti. Infatti la mensilizzazione del salario crea uno svantaggio per gli
operai. Chi è al lavoro riceve 11 ore e 10 minuti di salario (circa
110 euro all'anno) per compensare lo svantaggio. I nuovi assunti e coloro
che si licenziano e cambiano lavoro, non hanno questa compensazione e quindi
perderanno ogni anno una quota di salario rispetto agli altri lavoratori.
Considerato che la Federmeccanica aveva dichiarato che nessuno ci avrebbe
rimesso e che molti ci avrebbero guadagnato, la penalizzazione degli operai
sul periodo di prova e sulla mensilizzazione del salario è ingiusta,
mentre il mancato calcolo dell'anzianità di lavoro per le ferie rende
il risultato concretamente inesistente.
5. Sul salario il risultato è insufficiente rispetto agli obiettivi
della piattaforma, che erano di 117 euro entro i due anni e di 101 al 3°
livello per lo stesso periodo. L'aumento finale è di 127 euro, al prezzo
del prolungamento di 6 mesi della durata del contratto. E' bene ricordare
che gli industriali offrivano spontaneamente 120 euro per allungare di 6 mesi.
Inoltre, gli scaglionamenti sono ingiusti. Per tutto il 2008 l'aumento è
di 60 euro al 5° livello e di 51 euro lordi al 3°. Nell'arco dei due
anni, luglio 2007-luglio 2009, di durata formale del contratto, l'aumento
al 5° livello è di soli 97 euro, quello del 3° poco più
di 80. I 30 euro successivi scattano da settembre 2009, quindi già
nei sei mesi del prolungamento contrattuale.
Inoltre nel testo dell'accordo si definisce una clausola di assorbimento di
alcuni aumenti dati individualmente dalle aziende. E' un punto negativo, perché
così diverse aziende non pagheranno alcun aumento reale ai lavoratori,
ma assorbiranno nei minimi contrattuali una parte della paga individuale già
corrisposta.
Di fronte al disastro delle buste paga e alle concessioni sulle flessibilità,
il risultato salariale è largamente insufficiente, anche rispetto alla
piattaforma presentata. E' bene inoltre ricordare che questa volta il prolungamento
di 6 mesi del contratto non si giustificava, come due anni fa, con la durata
della vertenza, si poteva quindi puntare a un aumento più consistente
nell'arco dei due anni, senza accettare le posizioni della Federmeccanica
che sono determinate anche da una Confindustria che vuole portare il contratto
nazionale a 3 anni.
Complessivamente questi punti negativi rendono il risultato della vertenza
per noi non accettabile. Riteniamo che un risultato migliore sarebbe stato
possibile se il sindacato avesse fino in fondo scelto di far pesare nella
vertenza il dramma delle condizioni di lavoro, degli infortuni, delle buste
paga. C'era un'opinione pubblica favorevole ai metalmeccanici e contraria
alle aziende. C'erano lotte in corso che potevano diventare più forti
e decise, come hanno dimostrato altre categorie.
Sarebbe poi stato poi giusto chiedere ai lavoratori di pronunciarsi sulla
flessibilità e sui cambiamenti della piattaforma, prima di giungere
a un'ipotesi conclusiva che cambiava e cancellava molte richieste. Questo
non è stato e ora tocca ai lavoratori esprimere un giudizio.
Non è accettabile che l'accordo venga presentato con il solito ritornello:
"o mangi questa minestra o salti dalla finestra". I lavoratori devono
poter dire se questo accordo va bene o no. Noi diciamo di no e pensiamo che
se lo diranno anche tante lavoratrici e lavoratori metalmeccanici sarà
chiaro che bisogna ascoltare molto di più chi lavora e, soprattutto,
che non si può continuare a scambiare un salario insufficiente con
il continuo peggioramento delle condizioni di lavoro.
Il 25-27 febbraio
Vota NO al referendum
sul contratto nazionale metalmeccanici