Cosa sta succedendo in Bolivia?
Domande e risposte sulla Bolivia. Di Justin Podur. Traduzione di Giancarlo Giovine. Da Znet Italia. 17 ottobre 2003.


Un mobilitazione popolare di massa sta chiedendo le dimissioni del presidente, Ponzalo Sanchez de Lozada, e di diversi ministri, compreso il ministro della difesa. Il 16 ottobre centinaia di migliaia di dimostranti hanno riempito la piazza principale di La Paz, la capitale della Bolivia. Il palazzo presidenziale, protetto da carri armati e trincee, è stato circondato.

La mobilitazione sorge da un movimento nonviolento che coinvolge soprattutto i contadini Aymara, un gruppo indigeno che arriva a quasi un quarto della popolazione boliviana, a El Alto, una città Aymara di 700.000 abitanti; ma adesso, secondo Forrest Hylton, un ben informato osservatore della Bolivia, si estende “ai sobborghi collinari della parte alta di Miraflores, a Munaypata, a Villa Victoria, a Villa del Carmen, a Villa Fatima e al Cimitero di La Paz. (1)

A settembre, secondo le parole di Hylton, il movimento è cresciuto fino a comprendere “insegnati delle campagne e delle città, studenti di pedagogia, genitori di militari di leva, minatori in pensione, leaders contadini Aymara, autotrasportatori, studenti universitari di EL Alto, la Centrale Operaia Boliviana (COB); tutti sono in sciopero, alcuni sono sin sciopero della fame. In aggiunta alle rivendicazioni settoriali, ogni organizzazione proclama la sovranità popolare sul gas boliviano e respinge la FTAA (Free Trade Area of America: area di libero commercio delle Americhe); la stragrande maggioranza chiede le dimissioni di Sanchez de Losada e dei suoi ministri draconiani, Yerko Kukoc, Ministro del Governo, e Carlos Sanchez de Berzain, Ministro della Difesa, che sono responsabili del massacro di Warisata il 20 settembre, in cui sei membri della comunità Aymata –fra cui Marlene Nancy Rojas Ramos- sono stati uccisi dopo che le forze governative sono entrate per evacuare diverse centinaia di turisti bloccati da cinque giorni nella (città di) Sorata a causa dei blocchi stradali. Il massacro, sottolineiamo, ha avuto luogo il giorno dopo che il Coordinamento Nazionale per la Difesa del Gas aveva mobilitato 30.000 persone nella città di Cochabamba e 50.000 persone nella capitale, La Paz. In risposta al terrore dello stato, che ha fatto uso di aerei ed elicotteri, le milizie della comunità Aymara poco armate ma strategicamente ben disposte hanno spinto esercito e polizia fuori da Warisata, Sorata e Achacachi”. (2)

Le rivendicazioni del movimento, oltre che le dimissioni del presidente, sono la formazione di una nuova Assemblea Costituente e l’'abrogazione delle leggi sulle privatizzazioni e gli investimenti stranieri.

Il movimento si è scontrato con una terribile repressione. Alla fine di settembre c'è stato un massacro e altre dozzine di persone sono state uccise dalla polizia e dalle forze di sicurezza la scorsa settimana. Nell’'ultimo mese sono state uccise 60 persone e centinaia sono state ferite quasi tutte da pallottole sparate dalle forze di sicurezza. (3) (4)

Quali sono le cause immediate dell'attuale crisi?

La crisi viene chiamata la “guerra del gas. È cominciata con il piano governativo per un progetto di 5,2 miliardi di dollari per la costruzione di un gasdotto, controllato da un consorzio di compagnie multinazionali dell'energia che comprende Repsol/YPF (Sud Africa), British Gas (Gran Bretagna) Pan American Energy, BO PLC (Gran Bretagna) e Bridas Corporation (Argentina). Il progetto prevedeva di esportare il gas naturale boliviano negli Stati Uniti, passando dal Cile.

Sui principali mezzi di informazione, mentre si è parlato molto del risentimento popolare nei confronti del Cile (la Bolivia ha perso il suo sbocco al mare nella guerra del 1880 col Cile) e della possibilità che un porto cileno sia usato per esportare il gas, gli obiettivi del movimento hanno forse più a che fare con l'autodeterminazione che col nazionalismo di questo tipo. Secondo le parole dell'analista Tom Kruse:

“La Bolivia è passata attraverso i 3 più grossi cicli di esportazione di merci non rinnovabili: l'argento nel XIX secolo, il guano e la gomma verso la fine dell’'800, lo stagno nel XX secolo. Questi cicli di esportazioni non hanno mai posto le basi per la costruzione di una società prospera, produttiva e giusta. Al contrario, la Bolivia è una delle meno prospere e più ingiuste società dell'America Latina. La domanda, che giustamente i Boliviani si pongono, è: ‘in che maniera il prossimo ciclo di esportazioni di beni non rinnovabili si tradurrà in uno sviluppo effettivo? (5)

Come sottolinea Kruse, il gas naturale è oggi la risorsa più importante della Bolivia. Ma a causa della privatizzazione e delle norme, che regolano l’'investimento privato, il paese intercetta un beneficio molto piccolo dalla risorsa. L'esportazione di 1,2 miliardi di dollari di gas in Brasile ha portato allo stato boliviano un utile di 90 milioni di dollari. La vendita di gas agli USA porterebbe alla Bolivia un profitto ancora più basso.

Il presidente, Gonzalo Sanchez de Losada (conosciuto anche col nomignolo di “Goni”) ha sospeso il progetto del gas naturale e dichiarato che accetterebbe un referendum sulla questione. Ma dopo i massacri il movimento si rifiuta di fermarsi fino prima delle sue dimissioni. Il vicepresidente, Carlos Mesa, ha preso le distanze da Goni.

Quali sono le cause storiche?

L’'attuale conflitto è una continuazione delle mobilitazioni di massa che ci sono state a gennaio-febbraio del 2003. Allora, un movimento di campesinos rivendicava la sospensione dello sradicamento della coca, il rifiuto della Libera Area Commerciale delle Americhe (FTAA), la rinazionalizzazione e la fine della privatizzazione. L'apparato di sicurezza giunse quasi alla divisione (come può ancora accadere), ma alla fine è rimasto col governo e ha represso il movimento, con 20 morti e un numero superiore di feriti. (6) (7)

Anche le elezioni del giugno 2002 hanno messo la Bolivia sulla strada della crisi attuale. In quelle elezioni, un partito nuovo, il Movimento Al Socialismo, condotto da Evo Morales, un rappresentante dei coltivatori di coca della regione del Chapare, arrivò molto vicino dal vincere le elezioni. Il MAS è una coalizione di movimenti sociali, che comprende i contadini e i sindacati dei lavoratori, con una posizione forte contro le privatizzazioni e la globalizzazione capitalista. Con 625.000 voti (il 22,26% dei votanti registrati), il Movimiento Nacional Revolucionario di Goni ha potuto formare un governo di minoranza coalizzandosi con qualche altro partito. Il MAS ha ottenuto 580.000 voti (20,94%), dopo duri avvertimenti da parte dell’'Ambasciata degli Stati Uniti che ci sarebbero state rappresaglie nel caso il MAS di Morales avesse vinto le elezioni. Malgrado il suo consenso molto debole e il governo di minoranza, Goni ha considerato la sua elezione e il sostegno degli USA come un mandato per un'aggressiva politica neoliberista e per la guerra alla droga. Visto che il raggruppamento del movimento popolare, MAS, era appena andato vicino a una sorprendente vittoria, era in una buona posizione per mobilitarsi contro il programma di Goni.

La Bolivia è stato il luogo dove si sono sviluppati movimenti popolari molto forti e con grande capacità di ripresa, che sono riusciti a bloccare la privatizzazione dell'acqua a Cochabamba nel 1999-2000. (8)

È importante, anche, l'apertura” neoliberista dello stesso paese nel 1985. Il decreto (ora famoso, col numero 21060) fu varato dal presidente Victor Paz Estenssoro per fermare l'inflazione. Riuscì a fermare l'inflazione facendo precipitare il paese nella recessione e dando inizio al periodo dell'aggiustamento strutturale. Le miniere di stagno, la principale fonte del reddito nazionale dell'epoca, furono vendute alle multinazionali a prezzi molto bassi con nessun vantaggio per la popolazione. Le industrie statali, che erano state la base dell’'economia nazionale e dei suoi programmi di welfare, furono privatizzate. (9)

Paz Estenssoro era uno dei presidenti del periodo rivoluzionario fra il 1952 e il 1964, quando erano state nazionalizzate le miniere, era stata creata la centrale sindacale nazionale e attivato il suffragio universale. Ironia della sorte, a condurre lo smantellamento dei programmi sociali progressisti, è stato il suo governo che li aveva attuati qualche decennio prima.

Fra il 1964 e il 1982 –salvo un breve interludio di governo civile- la Bolivia è stata governata da una dittatura militare repressiva. Le aspirazioni della maggioranza contadina indigena vennero soffocate, così come il movimento dei lavoratori e in generale tutto il dissenso, anche se questi potenti settori sociali non sono mai stati distrutti. Le loro crescenti aspettative, in particolar modo quelle degli indigeni, che oggi si rifiutano di essere esclusi come storicamente sono stati esclusi fino ad oggi, sono il contesto fondamentale per la comprensione della Bolivia.

Chi sono i protagonisti principali? Quali sono i loro interessi e le loro richieste?

Da una parte ci sono i movimenti popolari, la cui composizione e le cui richieste sono state sopra descritte. Non solo hanno nello stesso parlamento un forte appoggia da parte del MAS, ma persino il vicepresidente ha rinnegato la violenza del regime.

Goni è un multimilionario, con diversi interessi minerari e finanziari e una lunga storia nella politica boliviana (presidente fra il 1993 e il 1997, per esempio, ha portato avanti varie privatizzazioni). È famoso per parlare spagnolo con un pesante accento americano ed è conosciuto come “il gringo”.

Per quanto concerne il regime di Goni, i suoi sostenitori sono i principali mezzi di comunicazione, gli USA e l'apparato repressivo dello stato. Secondo Forrest Hylton , lo sta abbandonando perfino il ceto medio, che disapprova la violenza del regime: “l'emergere dell’'opposizione da parte del ceto medio è un nuovo benvenuto sviluppo che può far pesare la bilancia a favore della classe operaia e dei contadini Aymara al centro del conflitto”.

Hylton vede due possibilità per l'uscita da questa impasse. La prima è orribile: “Sanchez de Losada sta negoziando con Manfred Reyes Villa, leader della NFR (Nueva Fuerza Repubblicana, un partito di destra che è arrivato terzo alle elezioni del 2002 e fa parte della coalizione di Goni) e una volta che ha l'appoggio di Reyes Villa, Sanchez de Lozada probabilmente dichiarerà lo stato d’'assedio. Il presidente e i suoi alleati più stretti hanno calcolato che, uccidendo tre o quattrocento leader dell’'opposizione, intellettuali e studenti, e mettendone in carcere 1.000-1.2000, potranno “pacificare” il paese. Benché quattro ufficiali USA dirigano sul terreno le operazioni, benché migliaia di soldati siano stati aviotrasportati dagli altopiani orientali di beni, Santa Cruz e Pando, e benché l'alto comando militare il 13 ottobre abbia emesso un comunicato in sostegno di Sanchez de Losada, un massacro di grosse dimensioni –-alla Pinochet- potrebbe essere fuori questione, perché un'importante componente del comando militare riconosce la natura democratica delle richieste popolari e gradirebbe veder morto il ministro della difesa, Carlos Sanchez Berzain. Uno stato d’'assedio, che comporta uccisioni e arresti di massa, potrebbe facilmente dividere l’'esercito, fino al punto che il grido di guerra dei disarmati abitanti di El Alto –- ora certo, guerra civile- potrebbe materializzarsi. L'alternativa è “che con l’'appoggio dei movimenti d’'opposizione, il vicepresidente Carlos Mesa convochi una sessione straordinaria del parlamento per chiedere le dimissioni di Sanchez de Losada, la revoca delle leggi che regolano le privatizzazioni e gli investimenti multinazionali e la formazione di un'Assemblea Costituente. 51 anni dopo la prima rivoluzione nazionale, che portò al potere il MNR, la Bolivia è pronta per un'altra, che seppellirà una volta per tutte il MNR. (10)

Qual è il ruolo degli Stati Uniti?

Gli Stati Uniti sostengono Goni, che ha accettato in maniera entusiasta le politiche USA di lotta alla droga e le prescrizioni economiche del FMI. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Richard Boucher ha detto che gli USA “non tollereranno nessuna rottura dell'ordine costituzionale e non appoggeranno nessun regime che si affermasse con mezzi non democratici”.

Questo è proprio uno slogan opposto al comportamento adottato dagli USA, quando nell’'aprile 2002 sostennero il colpo di stato militare contro il presidente del Venezuela Chavez. Allora, l’'opposizione venezuelana fece fuori a fucilate diversi sostenitori di Chavez e sostenne che Chavez era il responsabile [leggi il resoconto del testimone oculare Wilpert e il materiale correlato (11)], affermando che Chavez avrebbe dovuto dimettersi per la sua responsabilità nelle morti. Il governo USA ha ripetuto le affermazioni dell'opposizione venezuelana sul fatto che Chavez dovesse dimettersi per quelle morti, e che legittimava di fatto un colpo militare. Ma, mentre il regime di Goni è senza dubbio responsabile di quanto fu accusato senza alcuna prova inequivocabile il regime di Chavez, gli USA insistono col dire che “non appoggeranno nessun regime che si affermasse con mezzi non democratici. Nel frattempo, come ha riportato Hylton, ufficiali USA aiutano sul terreno a dirigere la repressione.

Le politiche USA di guerra alla droga sono servite a portare la Bolivia a un punto di ebollizione. Per secoli, in Bolivia e nella regione andina, la coca è stata una coltura fondamentale, per il suo valore nutrizionale. Durante i secoli dello sfruttamento delle miniere, la masticazione delle foglie di coca era indispensabile per la sopravvivenza degli operai a grandi altezze. Dopo l’'apertura neoliberista, la coca è diventata l’'unica coltura che consente ai campesinos di guadagnarsi da vivere: gli altri raccolti non avevano più valore sul mercato e non si potevano avere più sostegni economici. Un articolo di Foreign Policy in Focus a proposito della politica USA di eliminazione delle coltivazioni di coca sosteneva che, “oltre a distruggere l’'economia del paese senza provvedere ad alternative, ha provocato un’'accresciuta presenza militare nella regione del Chapare, dove cresce la coca, e all’'estendersi delle pene, delle torture e persino delle uccisioni della sua popolazione indigena. (12)

La repressione dei coltivatori di coca in Bolivia è stata un “successo: ha spostato la maggior parte della produzione di coca dalla Bolivia alla Colombia. Ora i contadini colombiani sono affumicati dalla guerra USA contro la droga, mentre i contadini boliviani sono stati lasciati senza mezzi di sostentamento e senza alcuna risorsa se non quella di mobilitarsi: e non c’'è stato nessun apprezzabile risultato sul consumo e sull’'abuso di droga negli Stati Uniti.

Inoltre, storicamente gli USA hanno addestrato alcuni dei più spietati dittatori della storia boliviana nella loro Scuola delle Americhe: fra loro Hugo Banzer, la cui notevole carriera e i cui legami con gli USA sono dettagliati, nel racconto che ne ha fatto Jerry Meldon (13).

L'intervento degli USA nelle regione, a partire dalle basi in Colombia e Ecuador, è crescente e prende di mira i movimenti popolari come quello boliviano e i regimi come quello venezuelano.

Qual è il ruolo del FMI?

Il conflitto riguarda essenzialmente la “globalizzazione”capitalista del tipo prescritto dal FMI. I programmi di aggiustamento strutturale del FMI, che esigono le riduzioni dei servizi pubblici, privatizzazioni e politiche recessive, che lasciano la gente senza lavoro, sono state decisive per condurre il paese al punto di crisi. Il neoliberismo è in parte responsabile del tasso di povertà del 70% della Bolivia. Lo stesso progetto di esportazione del gas naturale è stato incoraggiato dal FMI.

Le lotte del movimento popolare boliviano sono per l’'autodeterminazione contro il controllo straniero delle istituzioni, da parte degli USA, delle multinazionali e del FMI.

Qual è la situazione della Bolivia?

La Bolivia ha circa 8,5 milioni di abitanti. In Bolivia gli indigeni sono la maggioranza, con il 23% di Aymara e il 27% di Quechua (secondo i dati statistici riportati da “Concise History of Bolivia, 2003, di Herbert Klein). Nonostante la ricchezza delle sue risorse, è stato a lungo uno dei paesi più poveri dell'America Latina con uno dei più bassi indicatori di sviluppo umano. Il neoliberismo non ha aiutato lo sviluppo, distruggendo l’'importante settore statale, riducendo l’'occupazione in un paese devastato dalla disoccupazione e dalla sottoccupazione, e riducendo le protezioni sociali.

Cosa possono fare le persone dall’'estero?

Se non venisse trovata una soluzione, la crisi potrebbe finire con una terribile repressione. Sembra che gli USA siano votati a sostenere Goni fino alla fine, ma è immensamente impopolare. Questo è un caso in cui l’'attenzione e la solidarietà internazionale possono fare la differenza. Un gruppo di cittadini ha preparato una lettera aperta al governo USA. (14)

In Colombia attivisti indigeni e altrove nella regione altri movimenti sono impegnati in iniziative di solidarietà con i movimenti boliviani. Prevedibilmente, i mezzi d’'informazione non sono quasi per nulla attenti a questi avvenimenti incredibilmente importanti. Spezzare questo silenzio e comunicare è ora decisivo, come lo è stato durante la guerra dell’'acqua nel 1999-2000.

Dove posso saperne di più?

Znet’'s Bolivia Watch pubblica le analisi che possiamo trovare in Inglese. Altri siti pubblicano analisi di scrittori come Forrest Hylton, Ben Dangl, Kathyrn Ledebur e altri. Si possono avere traduzioni su Indymedia Bolivia.

 

Note

1. http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=52&ItemID=4360
2. http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=52&ItemID=4299
3. http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=52&ItemID=4342
4. http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=52&ItemID=4245
5. http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=52&ItemID=4359
6. http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=20&ItemID=3044
7. http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=20&ItemID=2971
8. http://www.thirdworldtraveler.com/South_America/Bolivia_WaterWarVictory.html
9. http://www.essential.org/monitor/mm2000/00june/interview.html
10. http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=52&ItemID=4360
11. http://www.zmag.org/content/LatinAmerica/wilpertcoup.cfm
12. http://www.fpif.org/briefs/vol5/v5n38bolivia.html
13. http://www.consortiumnews.com/archive/story40.html