Cadaveri e champagne.
L'ambasciatore
USA a Belgrado, William Montgomery, partecipa a una celebrazione dell'unit‡
speciale serba SAJ, in compagnia di criminali di guerra e ricercati dal Tribunale
dell'Aja, il tutto nello stesso sito in cui sono state scoperte fosse comuni
di albanesi massacrati in Kosovo. Di Andrea Ferrario. Da
Notizie Est.
27 dicembre 2003.
Una notizia breve e asciutta, ma scioccante per i suoi contenuti ed eloquente rispetto alla linea che gli Stati Uniti hanno adottato nei confronti della Serbia, del Tribunale dell’Aja e, indirettamente, del Kosovo. La ha pubblicata “Politika” il 19 dicembre scorso e la riportiamo qui sotto a scopo documentativo nonché, indirettamente, in relazione ai recenti materiali comparsi sul “Corriere della Sera”, nei quali si asseriva un sostegno degli USA ai kosovari e alla loro indipendenza e si negava il fatto dell’esistenza di fosse comuni contenenti i corpi di albanesi massacrati.
In breve, “Politika” racconta come la settimana scorsa si è tenuta a Batajnica una celebrazione per i venticinquesimo anniversario dell’unità speciale serba SAJ (un anniversario formale: in realtà, la SAJ, nella sua forma attuale, è stata creata nel 1995). Alla celebrazione, oltre al ministro degli interni Dusan Mihajlovic, hanno preso parte svariati rappresentanti diplomatici, tra i quali l’ambasciatore USA, William Montgomery, e quello israeliano, Jafa Ben Ari.
Durante
la cerimonia sono stati consegnati svariati premi, riconoscimenti e insegne
per celebrare l’evento. Una baionetta commemorativa è stata consegnata
a Sreten Lukic, già capo della polizia in Kosovo, attuale capo della
pubblica sicurezza serba. Agli ambasciatori, invece, è stato consegnato
in dono uno stemma delle SAJ. Sembrerebbe una notizia del tutto normale: dove
mai è lo scandalo? Andando un po’ più a fondo, lo si scopre
subito. Innanzitutto, la SAJ è un’unità speciale accusata
di avere compiuto svariati massacri nel corso delle operazioni di pulizia
etnica in Kosovo e non è mai stata riformata dopo la caduta di Milosevic
(nel marzo scorso, tra l’altro, la SAJ, insieme alla gendarmeria, è
stata tra le le più fedeli esecutrici dello stato di emergenza ed è
stata accusata di gravi atti di violenza gratuita). La presenza dell’ambasciatore
israeliano in un tale ambiente non meraviglia più di tanto, visti i
buoni rapporti che sono sempre intercorsi tra la Serbia di Milosevic e Sharon
(si veda: Milosevic
& Sharon: un feeling inevitabile in Notizie Est n. 543). Ma, viene
da domandarsi, cosa ci fa a una tale celebrazione l’ambasciatore USA
Montgomery, uno dei più grossi “calibri” della politica
di Washington nei Balcani (si veda: Kostunica
e Montgomery, due destini incrociati in Notizie Est n. 359)? Montgomery,
e insieme a lui anche diplomatici tedeschi, francesi e di altri paesi europei,
ha ricevuto senza battere ciglio lo stemma celebrativo delle SAJ e si è
lasciato ritrarre in una foto con Sreten Lukic (vedere per credere, in “Politika”:
http://www.politika.co.yu/2003/1219/01_22.htm),
un fatto davvero rilevante, perché Lukic, uno dei massimi responsabili
operativi delle operazioni di pulizia etnica in Kosovo e fedele collaboratore
di Milosevic, è stato incriminato dall’Aja per crimini di guerra
e contro di lui è stato recentemente spiccato un mandato di cattura
internazionale (sulle responsabilità di Lukic, si veda: L’ombra
del Kosovo in Notizie Est n. 397). Ma non è tutto: il luogo in
cui si è svolta celebrazione è letteralmente da brividi. Nella
base della SAJ a Batajnica, infatti, sono state individuate ben sette fosse
comuni contenenti centinaia, forse più di mille, corpi di albanesi
uccisi in Kosovo, i cui cadaveri sono stati trasportati e occultati in Serbia
(si veda: La
seconda stagione dei camion frigoriferi in Notizie Est n. 595). Molte
delle fosse sono state portate alla luce l’anno scorso e ne sono stati
estratti centinaia di cadaveri di albanesi del Kosovo ma, a quanto ci risulta,
la settima, una delle più grosse, non è ancora stata aperta
e scavata. Visto lo scenario, è facile quindi immaginarsi Montgomery
e Lukic che, chiacchierando amabilmente con una coppa di champagne in mano,
passeggiano tranquillamente su un prato erboso della base, pochi metri sotto
il quale si trovano centinaia di cadaveri di albanesi massacrati.
A parte le (legittime) fantasie, il messaggio è chiaro, concreto ed eloquente: se agli USA va bene che un suo ambasciatore partecipi a festeggiamenti con criminali di guerra e ricercati dall’Aja, vuol dire che tali crimini sono “perdonati” e che i mandati di cattura sono ormai carta straccia. Se agli USA va bene che un suo ambasciatore insulti la memoria degli albanesi massacrati, partecipando a festeggiamenti sulle loro fosse comuni in compagnia dei loro aguzzini, vuol dire che tali morti vanno dimenticati e che è giusto che non vengano compiute ulteriori indagini. A Washington possono proseguire tranquilli in questa loro linea, senza temere scandali mediatici: i giornalisti, infatti, o sono distratti, oppure ancora oggi sono impegnati a raccontare ai loro lettori come le fosse comuni non esistano e come gli Stati Uniti, cinque anni fa come oggi, abbiano tra i propri massimi obiettivi nella regione l’indipendenza del Kosovo.
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IL
GIUBILEO DELLE SAJ
di M. Galovic - (“Politika” [Belgrado], 19 dicembre 2003)
Il
venticinquesimo anniversario della Unità Speciale Antiterroristica
(SAJ) è stato celebrato ieri presso la base di questa unità
del Ministero degli Interni della Serbia, che si trova a Batajnica, nei pressi
di Belgrado. Per l’occasione, sono stati consegnati premi e riconoscimenti
ai suoi esponenti più meritevoli e agli invitati è stato presentato
il documentario “SAJ”.
Il comandante, tenente colonnello Milan Glisovic, ha ricordato che l’unità
è stata fondata il 18 dicembre 1978 nell’ambito dell’allora
Ministero Federale degli Interni, sottolineando che in più occasioni
essa ha modificato la propria struttura organizzativa, rimanendo tuttavia
sempre assolutamente pronta a svolgere i propri compiti. La struttura dell’odierna
SAJ è composta dal comando e dai team A, B, C e D, mentre nell’ambito
della logistica vi è anche un servizio tecnico.
Dell’unità oggi entrano a fare parte poliziotti che hanno portato
a termine gli studi presso la Scuola Superiore del Ministero degli Interni.
Questi poliziotti rimangono nella SAJ per un periodo di 10 anni, durante il
quale vengono impegnati nella risoluzione di compiti pericolosi come i dirottamenti
aerei, le situazioni in cui vengono presi ostaggi e l’arresto di criminali
pericolosi, come è avvenuto nel corso dell’operazione “Sciabola”.
“L’importanza di queste unità è aumentata dopo gli
attacchi terroristici compiuti negli USA l’11 settembre del 2001, nonché
dopo le più recenti azioni terroristiche. Che Dio protegga le SAJ e
che le SAJ proteggano la Serbia”, ha detto Glisovic.
Il ministro degli interni Dusan Mihajlovic ha detto che il giubileo dell’unità
è un’occasione per ricordare i poliziotti deceduti e le loro
famiglie. Il ministro ha detto inoltre che i terroristi minacciano di mettere
anche Belgrado nella lista dei propri obiettivi e che è compito dei
servizi di sicurezza impedire che ciò avvenga. Non a caso, alcune ambasciate
che si trovano sul territorio della Serbia-Montenegro sono sorvegliate proprio
da membri delle SAJ. Tra gli ospiti presenti vi erano gli ambasciatori degli
USA, William Montgomery, e di Israele, Jafa Ben Ari.
Il ministro ha consegnato delle pistole in dono a Milan Glisovic, al vicecomandante
Spasoj Vulevic e all’aiutante del comandante, Zeljko Mojsilovic. La
baionetta commemorativa delle SAJ è stata consegnata al ministro Dusan
Mihajlovic, al viceministro Nenad Milic e all’aiutante del ministro,
nonché capo del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, generale colonnello
Sreten Lukic. Stemmi dell’unità sono stati consegnati a rappresentanti
delle ambasciate di Svizzera, Austria, USA, Russia, Germania, Israele, Macedonia,
Australi e Francia. Uno stemma è stato consegnato anche a Milos Bujanovic,
primo comandante di queste unità speciali della polizia.
(traduzione di Andrea Ferrario)