Polonia: la classe operaia torna in scena.
La classe operaia torna in scena. In Polonia il clima sociale sta cambiando. Manifestazioni di massa in difesa delle imprese liquidate, i salariati affrontano la polizia per la prima volta dall'inizio della "trasformazione" in Polonia. Di Konrad Markowski, redattore del mensile "Robotnik Slaski" (Operaio della Slesia). Da Inprecor. Traduzione di Susanna Angeleri. Maggio 2003.


Manifestazioni di massa in difesa delle imprese liquidate, i salariati affrontano la polizia per la prima volta dall’inizio della "trasformazione" in Polonia: gli operai hanno rimesso in causa i fondamenti della "trasformazione" portando avanti la parola d’ordine della rinazionalizzazione delle imprese. Il clima sociale sta cambiando.

Le statistiche e i commentatori confermano che, per la prima volta dalla grande ondata di scioperi del 1992, la curva dei conflitti sociali ha cominciato a crescere in modo significativo. Ma contrariamente ai movimenti del 1992, è cambiato il contesto sociale: la fiducia nella capacità redentrice delle privatizzazioni è definitivamente crollata. Quasi la metà dei polacchi si pronuncia a favore del sostegno statale alle imprese non redditizie, i tre quarti considerano che bisogna lottare in modo coerente contro la disoccupazione e il 90% si pronunciano a favore di un alto livello di assegni sociali (1).

Queste impressioni corrispondono alla situazione economica del paese, dove il processo di deindustrializzazione è evidente. Il 22 novembre 2002 il Centro di Studi Strategici del governo ha reso pubblico un rapporto dal titolo "Trasformazioni socio-economiche in Polonia" (2) Per la prima volta si ammetteva ufficialmente che, contrariamente alla "propaganda del successo" del governo, l’economia polacca seguiva una curva discendente e che la deindustrializzazione era in corso nel paese. Era tuttavia la prima volta che un’istituzione ufficiale ammetteva che le imprese statali erano state portate al fallimento dalla politica fiscale e dall’apertura delle importazioni in nome delle scelte ideologiche. Il rapporto menziona 26 settori industriali "dove l’impiego non è più che tra il 10% e il 30% di ciò che era nel 1989". Ad esempio, nell’industria leggera la riduzione dei posti di lavoro tocca 400.000 persone, nelle miniere di carbone più di 300.000, nel ramo delle nuove tecnologie (micro-elettronica, informatica e telecomunicazioni — dunque ciò che si suppone essere il motore dell’economia moderna) si è passati da 257.000 posti di lavoro a 132.000.

Come è sottolineato nel rapporto, durante gli anni 90 è cominciato un processo di deindustrializzazione che è "nocivo per la Polonia perché accresce la differenza del livello industriale per abitante paragonato con i paesi dell’Unione Europea, invece che livellare la differenza" Si è dunque sviluppata "Una struttura deviante dell’economia, lontana dai bisogni sociali, leggermente in ritardo e non concorrenziale".

La crisi tocca di più in più le piccole e medie imprese, e non più i "colossi" statali, quelle acciaierie o miniere messe all’indice dalla propaganda. L’anno scorso i tribunali hanno registrato una cifra record di messa in liquidazione di imprese. Secondo le stime (i dati ufficiali definitivi non sono stati ancora pubblicati) ce ne sono più di 7000 il loro numero cresce di anno in anno dal 1997 (nel 2001 è stata sentenziata la liquidazione di 6500 imprese) ma il numero reale delle bancarotte è molto superiore perché una parte delle imprese, non potendo affrontare le spese inerenti, non dichiara fallimento e si limita alla cessazione delle attività. (3).

Populisti in prima linea

Il successo dei partiti populisti durante le elezioni legislative dell’autunno 2000 è stato un segno della crisi sociale e del baratro crescente tra la società e le élites. La Lega delle Famiglie Polacche (LPR) e l’Autodifesa (Samoobrona), che contestano totalmente la via della trasformazione polacca, hanno ottenuto insieme più del 18% dei voti. Come previsto è stata l’alleanza della sinistra democratica (SLD), insieme all’Unione del Lavoro (UP) e al Partito popolare polacco (PSL), che ha assoggettato, che ha vinto le elezioni (4). Il fatto che i due principali partiti del precedente governo di destra, appoggiato a lungo da Solidarnosc, l’azione elettorale Solidarnosc e l’Unione della Libertà, non siano riusciti ad entrare nella Dieta (Camera bassa del parlamento), mostra lo scacco totale di quel governo.

Il nuovo governo di centro-sinistra aveva beneficiato di un credito di fiducia, anche se meno forte di quando ci fu la vittoria elettorale della SLD del 1993. In seno alla società dominava la speranza che la vita non sarebbe stata più difficile. Si è tuttavia verificato che perfino le aspirazioni sociali più basse sono state tradite. La politica del nuovo governo non è stata diversa da quella fatta dalla destra praticamente in nessun campo. Di più, è il governo di centro-sinistra di Leszek Miller, che si ispira frequentemente a Tony Blair, che ha flessibilizzato il Codice del Lavoro (5), abbassato gli assegni di malattia e di prepensionamento, ridotto i congedi di maternità e tentato di far passare di forza la riduzione dei diritti dei disoccupati.

Le reazioni sociali non si sono fatte attendere molto tempo. Tre mesi dopo la formazione del nuovo governo i sondaggi hanno già notato un serio calo di fiducia. Le elezioni locali, perse dalla SLD nelle sue roccaforti (in particolare a Lodz "la rossa", la città del primo ministro) hanno dimostrato la delusione dell’elettorato. Queste elezioni hanno confermato l’insediamento locale dei populisti.

Anche se la SLD ha perduto un terzo dei suoi sostenitori(secondo alcuni sondaggi la metà) i post-comunisti non hanno paura dei concorrenti: la destra non è riuscita a riunire le sue forze dopo lo scacco elettorale e i partiti populisti non costituiscono un’alternativa credibile. Ma dato che la SLD perde sostegno nelle fasce sociali basse, che scelgono l’Autodifesa o l’astensione, comincia a cercare gli elettori in un mitico centro. E’ verso questo che i dirigenti della SLD (Leszek Miller, Josef Olesky) si orientano di più in più, affermando che non hanno paura di perdere gli elettori di sinistra che ad ogni modo non hanno altra scelta che votare per loro.

La composizione sociale della SLD è in se stessa interessante. Jerzy Urban, capo del popolare settimanale Nie (No), diceva scherzando che un terzo dei suoi membri aveva vinto dei seggi durante le elezioni locali, un terzo lottava per vincerli e il terzo restante aveva ottenuto dei sinecura in seguito a queste elezioni. Il partito è diventato un mezzo per vivere, di fare degli affari, ed è difficile trovarvi delle correnti di sinistra.. i suoi legami con la classe operaia che non era mai stato forte malgrado la dominazione della SLD nella centrale sindacale OPZZ, si sono completamente corrosi.

Il caso dell’Autodifesa

L’autodifesa è un movimento antiliberista raggruppato intorno al dirigente contadino Andrzej Lepper. E’ il fenomeno più interessante della scena politica polacca di questi ultimi anni, apparso sulla base dei movimenti sociali, in primo luogo dei blocchi stradali dei contadini organizzati. Si tratta di un partito verticale, fondato intorno ad un capo, che oscilla tra la collaborazione con la SLD e quella con la destra, capace per di più di tenere dei discorsi incredibili alla Dieta (per esempio di annunciare un paracadutaggio di Taleban in Polonia!).

Questo partito dispone di un elettorato di più del 10% che è caratterizzato da un forte rigetto della privatizzazione, dall’euroscetticismo, non un rigetto assoluto dell’Unione, e che mantiene le distanze verso la chiesa cattolica. Al suo interno si possono trovare anche dei militanti che provengono dalla sinistra socialista ed altri che vengono dalla destra. Solo il Leader assicura l’Unità del movimento.

Non si tratta certamente di un movimento fascista. Si può pensare che sia l’opposizione sognata dai liberali in Polonia: non ha credibilità e ogni suo successo provoca della scissione al suo interno (in seguito ai disaccordi con Lepper un quarto dei deputati del gruppo parlamentare dell’Autodifesa se ne sono andati). Sembra che il carisma di Lepper diminuisca, come indica la sua incapacità di fare delle proposte udibili alla Dieta, i fallimenti dei recenti tentativi di mobilitazioni organizzate dall’Autodifesa ed anche la freddezza mostrata dai lavoratori in lotta durante le visite del loro leader.

E gli operai?

Gli operai sono il gruppo sociale che partecipa meno alle elezioni. E’ un fenomeno in crescita dal 1990. Gli operai non votano, ma prendono di più in più parte alle mobilitazioni extraparlamentari.

L’aumento della frequenza dei movimenti di protesta durante l’anno scorso trae la sua origine dalle difficoltà crescenti delle imprese e dai progetti antisociali del governo (liberalizzazione del Codice del Lavoro, limitazione degli assegni sociali).

Nel primo caso si tratta in generale di scioperi, spesso selvaggi, con occupazione e manifestazioni di strada. Le loro ragioni sono "normali" per un paese capitalista dipendente: praticamente ogni giorno porta dei nuovi licenziamenti in diversi settori, dalle banche fino alle miniere. Si aggiungono problemi di salariati non pagati. E non riguardano solamente le piccole imprese, ma perfino le redazioni dei grandi quotidiani.

Nel secondo caso si tratta prima di tutto di manifestazioni organizzate dalle direzioni delle grandi centrali sindacali (il 26 aprile 2002 ci sono stati 30.000 manifestanti dietro l’appello del sindacato "Solidarietà"). Anche se la resistenza su questo terreno non è stata all’altezza della provocazione, ha avuto un impatto sulla coscienza dei lavoratori: il rifiuto delle modifiche al Codice del Lavoro ha fatto parte delle rivendicazioni durante numerose azioni di protesta e, secondo i sondaggi, i lavoratori non avevano alcun dubbio sul fatto che i datori di lavoro avrebbero approfittato di questi cambiamenti.

Szczecin, Slesia, Ozarow

E’ bene ricordare le tre lotte più famose che in Polonia hanno segnato l’anno trascorso.

La prospettiva della chiusura del cantiere navale è stato il detonatore di un movimento di massa a Szczecin. Dal mese di maggio 2002, per qualche settimana, la città è stata bloccata dalle manifestazioni di massa degli operai del Cantiere navale, manifestazioni che reclamavano la rinazionalizzazione della loro impresa, portata al fallimento dalla privatizzazione (la procura si sta occupando dei dirigenti). Il primo ministro Laszek Miller, ha dovuto forzatamente promettere che lo stato non avrebbe abbandonato il cantiere navale. Il conflitto è terminato con una vittoria parziale degli scioperanti: è stata messa in piedi una nuova impresa al posto di quella fallita, la costruzione delle navi è ripresa. Durante una delle manifestazioni (il 7 agosto 2002) , i lavoratori del cantiere navale sono andati nella piccola impresa tessile Odra, su richiesta dei lavoratori che non erano pagati da diversi mesi, e hanno pestato il direttore. Ciò ha provocato una reazione isterica dei media, che rivelava la loro paura di fronte all’acutizzarsi della lotta di classe (che secondo l’ideologia dominante si suppone non esista più!).

Da diversi anni tutti i governi liberisti cozzano contro la Slesia, regione che concentra l’industria pesante, in particolare la siderurgia e l’industria mineraria. Abitata da 4 milioni di abitanti, è una regione colmata di attenzioni ai tempi della repubblica popolare.

Con la trasformazione, è cominciata la liquidazione dell’industria mineraria, fondamento dell’economia regionale, e con essa il declino della Slesia. Malgrado il raddoppio del rendimento per lavoratore, i salari nelle miniere sono diminuiti. Ma il movimento sindacale resta forte e conduce delle dure lotte difensive generalmente terminate con un fallimento dovuto all’attitudine moderata delle direzioni sindacali e dall’assenza di una visione alternativa dell’avvenire dell’industria mineraria. Questo movimento sindacale è anche molto diviso : Solidarnosc è il più forte, ma anche il sindacato dei minatori (ZZG, post-comunista), "Agosto 80" ("Sierpen 80" una scissione di "Solidarnosc") e numerosi piccoli sindacati. Malgrado le promesse elettorali, il governo SLD prosegue i programmi di ristrutturazione che si riassumono nella chiusura successiva delle miniere. L’annuncio fatto alla fine dell’anno scorso della liquidazione di sette miniere supplementari nel 2003, del licenziamento di 35.000 minatori e della soppressione della Carta del minatore ha aggiunto olio sul fuoco. Un documento segreto della Banca Mondiale (BM), reso pubblico la primavera scorsa, indica d’altronde chiaramente che i tagli radicali nel settore minerario condizionano i futuri prestiti della BM.

A questo progetto ha risposto la più grande ondata di scioperi che la regione ha conosciuto dagli anni 1980. Le più grandi centrali sindacali hanno formato uno stato maggiore di protesta comune, organizzando una manifestazione di 10.000 persone a Katowice (capitale della regione) a cui si sono aggiunti tra gli altri, le infermiere e i ferrovieri. Questo accordo è stato firmato dalle strutture regionali dell’OPZZ e di Solidarnosc. Da parte sua il sindacato Agosto 80 ha organizzato tutte le settimane manifestazioni che raggruppavano diverse centinaia di persone e degli scioperi della fame nelle miniere, ai quali hanno preso parte più di 250 persone! Durante un referendum il 92% dei minatori si è pronunciato a favore di uno sciopero generale del settore minerario. Il governo ha infine abbandonato ufficialmente il suo progetto, ma nessuno ha l’illusione che si tratta di una vittoria definitivamente acquisita.

La fabbrica di cavi di Ozarow, vicino a Varsavia, è diventata il simbolo della lotta per la difesa del posto di lavoro. Una delle fabbriche più moderne del settore, è stata vittima di una OPA ostile diretta da Tele-Fonika dell’uomo d’affari Boguslaw Ciepiala. Quando Tele-Fonika ha voluto sbaraccare i macchinari, il 23 aprile scorso, gli operai hanno bloccato la fabbrica, dichiarando la loro determinazione a riprendere la produzione. Per più di 200 giorni e notti gli operai hanno occupato la fabbrica, con il sostegno delle delegazioni di altre fabbriche e organizzazioni (tra cui ATTAC — Polonia) nella notte del 26 novembre diverse centinaia di guardie e poliziotti hanno attaccato i picchetti. Durante gli scontri sono stati feriti parecchi operai. Gli scontri si sono estesi per tutta la città e sono durati parecchi giorni, 50 persone sono state arrestate dalla polizia e circa un centinaio di camion sono stati rovesciati. Il primo dicembre la polizia ha evacuato Ozarow, il trasferimento dei macchinari è stato interrotto e il governo ha cominciato a negoziare con i lavoratori.

Le lotte menzionate hanno raggiunto dei successi tattici dei lavoratori, ciò è importante, perché costituisce una breccia nel clima disfattista dominante ("la lotta può pagare").

Malauguratamente altre lotte, meno mediatizzate, sono terminate meno bene, malgrado i lavoratori siano ricorsi a gesti disperati. (per esempio la lotta degli operai della fabbrica di montaggio di automobili messi in liquidazione da Daewoo a Nysa).

Occorre ricordare che gli scioperi sono diventati dei metodi di lotta poco popolari, perché raramente efficaci, contro la liquidazione delle imprese. Secondo l’Ufficio centrale delle statistiche (GUS) nel 2001 non ci sono stati che 11 scioperi, ma 183 manifestazioni sono state registrate solamente a Varsavia. Altre forme di lotta, uscite dalle imprese, sono di più in più popolari: i lavoratori di Ozarow e quelli siderurgici della Slesia hanno fatto ricorso ai blocchi stradali seguendo l’esempio dei contadini. Da notare ugualmente che, malgrado il disagio che queste forme di lotta hanno generato, e malgrado gli schiamazzi mediatici, hanno comunque avuto il sostegno della maggioranza delle popolazioni locali.

I sindacati di fronte al governo

Il movimento sindacale polacco (6) è tradizionalmente dominato da due centrali sindacali — Solidarnosc e OPZZ — che al posto della difesa dei diritti dei lavoratori privilegiano l’entrata nel mondo della politica politicante e la protezione dei governi (Solidarnosc quelli di destra, OPZZ quelli di centro sinistra) - Il carattere di più in più chiaramente anti-operaio del precedente governo della destra ha finalmente portato Solidarnosc a distanziarsene. Disgraziatamente però non ha portato questo sindacato a prendere le distanze dalla destra e le lotte attuali riscaldano vecchi rancori (slogan del genere "SLD = KGB" oppure "Miller a Cuba" durante recenti manifestazioni) ma, malgrado tutto, il seme della fronda è stato immesso nel sindacato.

Anche la centrale più burocratizzata e meno combattiva, l’OPZZ, si è finalmente opposta al governo SLD. Maciej Manicki, il segretario del sindacato, ha infine accettato le modifiche al diritto del lavoro, ma la direzione collegiale della centrale aveva a più riprese votato contro.

Queste due centrali sono oggi messe di fronte alla nuova concorrenza del Forum Sindacale, che raggruppa, tra gli altri, il combattivo sindacato delle infermiere. Il Forum che dichiara 400.000 iscritti, rivendica il suo apoliticismo.

Ricordiamo ancora l’esperienza della Confederazione del lavoro, che raggruppa circa 3000 membri. E’ il solo sindacato intercategoriale all’interno dell’OPZZ, che si è dato come compito l’organizzazione dei lavoratori delle piccole imprese e dei supermercati. Le militanti e i militanti di questo sindacato hanno subito numerosi licenziamenti o sono stati portati sotto pressione a dare le dimissioni. Davanti ai negozi OBI di tutto il paese sono stati fatti picchetti sindacali in solidarietà con i lavoratori che avevano subito una dura repressione da parte padronale. E’ il solo sindacato nel quale ha influenzato la sinistra socialista.

La fondazione, il 13 luglio scorso a Szczecin del Comitato Nazionale di protesta (OKP) dai rappresentanti provenienti dall’insieme del paese, di diverse decine di imprese minacciate di liquidazione, costituisce una vera breccia nel paesaggio sindacale. Il primo incontro ha avuto luogo, simbolicamente, nella sala in cui gli operai in sciopero avevano piegato il governo nell’agosto dell’ottanta. L’OKP esige in particolare: la cessazione immediata delle privatizzazioni e della vendita del patrimonio dello stato, la cessazione della manipolazione del Codice del Lavoro, l’impiego dei fondi statali per la salvaguardia delle fabbriche messe in fallimento senza che siano inadempienti.

L’assenza di una base teorica fa sì che questo programma sia rimasto solo a livello di slogan. Apre tuttavia un varco contestando decisamente l’orientamento della trasformazione socio-economica in corso: l’idea di una rinazionalizzazione e dell’intervento dello stato nelle imprese ha cessato di essere considerato tabù.

I militanti dell’OKP sono soprattutto legati alla piccola centrale sindacale "Solidarnosc 80", ma ci sono anche dei sindacalisti di OPZZ e anche di Solidarnosc.

Le città di Szczecin (cantiere navale), di Ozarow e di Poznan (il complesso metallurgico Cegielski, dove è cominciato lo sciopero nel 1996) sono le roccaforti dell’OKP. Il 10 gennaio 2003 la direzione dell’OKP ha deciso di impegnarsi nei lavori del Forum Sociale Europeo- è un nuovo varco.

Movimento dei disoccupati

Solo qualche anno fa era impossibile pensare che i disoccupati si potessero organizzare in Polonia.

Ora appaiono per tutto il paese decine di organizzazioni di disoccupati, certo c’è un legame con il fatto che la disoccupazione raggiunge la barra magica del 20% della popolazione attiva nella media nazionale. Queste organizzazioni hanno le loro debolezze- a volte sono settari, l’assenza di un progetto, la sottomissione alle forze politiche "reali". Si assiste tuttavia a dei tentativi di coordinamento, particolarmente di fronte al progetto governativo che limita i diritti dei disoccupati. Durante l’estate 2002 una colonna di parecchie decine di disoccupati aveva marciato tra Katowice e Varsavia. Ci sono state parecchie occupazioni di uffici del lavoro, in particolare nelle regioni dove la disoccupazione endemica raggiunge il 30% (per esempio nella regione di Lublin o della Pomerania occidentale). Le organizzazioni dei disoccupati hanno preso parte all’organizzazione dei Forum Sociali in Slesia e in Mazurca (Nord della Polonia). Il 19 dicembre scorso diverse decine di disoccupati sono penetrati con la forza nella sala di riunione della Dieta. Si tratta di azioni spettacolari, di propaganda, che attirano per il momento una piccola minoranza di disoccupati, ma che era impensabile qualche anno fa.

Le prospettive

Gli interventi brutali della polizia contro gli operai di Ozarow o contro le infermiere a Wroclaw fanno apparire la debolezza del margine di manovra del governo. Le possibilità di canalizzare le esplosioni di malcontento sociale da parte dell’OPZZ e di Solidarnosc sono oggi molto più deboli, perché gli accordi politici tessuti dalle direzioni di questi sindacati hanno perso la loro legittimità. Praticamente è l’Autodifesa che è divenuta la valvola di sicurezza del potere, perché non rappresenta un reale pericolo. Ma ciò non significa ancora un passo in avanti nell’auto-organizzazione dei lavoratori. La prospettiva delle grandi mobilitazioni resta minacciata dalla crescita rapida della disoccupazione.

La nascita dell’OKP o le lotte spettacolari non riguardano per il momento che una piccola parte della classe operaia polacca. Anche se la nascita dell’OKP è un fenomeno molto positivo, non si tratta che di un primo passo tanto più che pare che l’OKP non riesca a raggiungere un livello più elevato di organizzazione.

La questione dell’integrazione nell’Unione Europea ha un’importanza cruciale per lo sviluppo del movimento operaio di classe in Polonia. La destra cattolica ha sviluppato una campagna sciovinista contro l’Unione Europea (7), mentre il governo e le élites liberali presentano una visione propagandista, tagliata fuori dalla realtà, di un avvenire radioso per la Polonia nell’Unione. I sindacati polacchi si dichiarano a favore dell’integrazione, senza entrare concretamente nei dettagli. Per questo è importante far conoscere in Polonia le iniziative di cooperazione sindacale internazionale (8). E’ per questo ugualmente che è importante fare conoscere in Polonia l’esistenza di forze di rifiuto europeo dell’Europa del Capitale.

Malgrado tutte le difficoltà menzionate, la lotta di classe in Polonia comincia ad avere una nuova dimensione.

E la sinistra?

La sinistra radicale polacca è divisa in diversi piccoli gruppi trotskisti, agisce per lo più a Varsavia ed è composta soprattutto di studenti. Una parte dei suoi militanti è attiva all’interno di ATTAC — Polonia, che sembra perdere il suo dinamismo (in particolare a causa dell’Affaire sull’infiltrazione al suo interno di attivisti di estrema destra).

Ma alcuni punti meno tristi sono apparsi sulla scena della sinistra.

Più di 100 persone, tra cui dei sindacalisti di OKP, hanno preso parte al Forum Sociale Europeo di Firenze, e la creazione di un comitato polacco per la preparazione del prossimo Forum è all’ordine del giorno.

Si deve ai militanti della sinistra radicale l’accesso dell’OKP all’iniziativa del forum.

Le riviste teoriche semestrali Lewa Noga (Con il Piede Sinistro — 14 numeri usciti) e Rewolucja (Rivoluzione- due numeri usciti) editi dalla casa Ksiazka i Prasa, che presentano, tra l’altro, i dibattiti interni alla sinistra anticapitalista europea, si vendono in più di mille copie.

Da quattro anni esce il mensile Robotnik Slaski diffuso in edicola. A cominciare da questa primavera si trasforma da mensile regionale in giornale nazionale per una sinistra che sia al tempo stesso radicale e non settaria.

 

Note

  1. Inchiesta di opinioni del CBOS, 13 — 16 settembre 2001.
  2. Nessuno dei grandi media ha ricordato questo rapporto che è stato pubblicato solo da Nowe Zycie Gospodarcze del 22 dicembre 2002.
  3. Secondo la Gazeta Prawna 12- 13 gennaio 2003.
  4. Durante le elezioni legislative del 23 settembre 2001 la Lega delle Famiglie Polacche (LRP), un’organizzazione populista di estrema destra, ha ottenuto il 7,9% dei voti e 38 seggi alla Dieta; L’Autodifesa (Samoobrona) otteneva 10,2 % e 53 seggi; l’Alleanza della sinistra democratica (SLD) è un’organizzazione socialdemocratica fondata dall’apparato dell’ex-partito operaio unificato polacco (POUP — che aveva diretto il paese dal 1944 al 1989) alleato del Partito Popolare (PSL- contadino), anch’esso sorto dal vecchio regime, e dell’Unione del lavoro (UP), organizzazione socialdemocratica sorta a sua volta dal POUP e dalle correnti di sinistra di Solidarnosc- questo blocco ha ottenuto il 41% dei voti e 216 seggi. Cf. Inprecor n°463/464 ottobre — novembre 2001.
  5. Durante una riunione con il padronato Leszek Miller, che non era ancora primo ministro dichiarava che "l’attuale Codice del Lavoro non può essere trattato come se fosse l’Evangelo [perché] il datore di lavoro ha una posizione più debole del lavoratore o il sindacato". (ricordato dal Robotnik Slaski del 15 marzo 2002).
  6. Il sindacalismo polacco era stato trasformato in cinghia di trasmissione della burocrazia dagli staliniani. Alla fine del grande sciopero dell’estate 1980 i lavoratori hanno ottenuto il diritto di organizzare dei sindacati liberi, ciò ha dato la possibilità della nascita di Solidarnosc, un sindacato di 10 milioni di membri, sorto dai comitati di sciopero. Disciolto con il Colpo di stato del generale Jaruzelski del 13 dicembre 1981, Solidarnosc ha proseguito un’esistenza clandestina, ma la sua direzione, tagliata dalle imprese con la repressione, si è spostata verso posizioni pro-capitalitiche sotto l’influenza della chiesa cattolica e dell’opposizione intellettuale. Nel 1983 la dittatura aveva autorizzato la formazione, sotto il suo controllo, di sindacati nelle imprese, che si sono fusi nell’Intesa Nazionale dei Sindacati (OPZZ) Dei militanti provenienti da Solidarnosc qualche volta hanno coinvolto l’OPZZ, malgrado la parola d’ordine di boicottaggio lanciata dalla direzione clandestina di Solidarnosc. Quando alla conclusione degli scioperi del 1988 il generale Jaruzelski ha optato per un accordo con i dirigenti di Solidarnosc allo scopo di legittimare il processo di restaurazione capitalista e che Soldarnosc ha potuto ricostituirsi, alcune correnti radicali del sindacato clandestino, rifiutando l’intesa con gli ex — staliniani (identificati come "comunisti"), sono entrate nell’opposizione,dando più tardi luogo a Solidarnosc 80. L’OPZZ, da parte sua, ha conosciuto delle scissioni nei sindacati di categoria. Durante gli anni 90 quando l’industria era preda della "terapia d’urto" neoliberista imposta dal FMI, i due principali sindacati — OPZZ e Solidarnosc — hanno sostenuto o si sono di volta in volta opposti ai governi restauratori: Solidarnosc sostenendo dei governi nati dalle sue tradizioni, qualificati "di destra" e l’OPZZ quelli sorti dalla tradizione staliniana, qualificati "di sinistra", assicurando durevolmente la divisione dei lavoratori.
  7. E’ utile ricordare che la destra polacca attacca il carattere "socialista" dell’Unione Europea; quanto alla Lega delle famiglie polacche, che si oppone all’UE, propone che la Polonia aderisca all’accordo di libero scambio nord-americano!
  8. E’ da notarsi che l’incontro con Alain Baron sulla cooperazione tra i sindacati francesi di France- Télécom e quelli della sua filiale tedesca MobillCom, apparso in Inprecor di ottobre-novembre 2002, è stato tradotto in polacco dal settimanale sindacale Nowy Tygodnik Popularny (edito da Ksiazka i Prasa).