Intervista ad Aurelio Crippa.
Dopo
il VI congresso del PRC. Dal sito di Brianzapopolare. Febbraio 2005.
torna a Dopo il congresso
Tre emendamenti aggiuntivi alla mozione "Alternativa di società" su sindacato, sud e partito. Questa in estrema sintesi la posizione dei compagni di "Valorizzare il saper fare" in vista del VI Congresso di Rifondazione Comunista. Portavoce di questa "proposta emendataria" è l'ex senatore e oggi membro della Direzione Nazionale del PRC Aurelio Crippa che ci illustra meglio la sua posizione.
Il VI Congresso di Rifondazione Comunista
stabilirà senza alcun dubbio e senza alcuna ambiguità la linea
politica del nostro partito per i prossimi anni. Quale dovrebbero essere, secondo
la proposta congressuale che qui rappresenti, le strategie e le scelte future
del PRC?
Auspico che a prevalere nel Congresso sia la politica, in un confronto sereno
e costruttivo delle idee. Sento, purtroppo, segnali di un Congresso-referendum
pro o contro il Segretario, contrapposizioni a prescindere (quanti disastri
ha prodotto il precedente congresso). Operiamo tutte e tutti perché così
non sia.
Ho sottoscritto la mozione "Alternativa di società" ritenendo
giusto ed attuale porre questo obiettivo, per il quale va definito un programma.
L'ho sottoscritta mantenendo il dissenso espresso sulla modalità adottata
nella "costruzione" delle mozioni (la ritengo una questione politica)
perché ha annullato il ruolo degli organismi dirigenti e ridotto la democrazia,
ed esprimendo rilievi su alcuni punti (tesi) per le quali ho presentato degli
emendamenti aggiuntivi.
Oiettivi centrali:
• pace e disarmo, cooperazione fra i popoli, lotta alla fame ed al sottosviluppo
nel mondo;
• un governo democratico dello sviluppo al di la dei confini imposti dalle
tendenze spontanee del mercato capitalistico;
• difesa e qualificazione di un polo pubblico dell'economia, tale da consentire
una funzione dirigente e programmatoria allo stato, con un piano di investimenti
volto all'espansione della base produttiva, dei consumi e dei servizi sociali,
alla creazione della piena occupazione, al riequilibrio Nord-Sud, al riassetto
idro-geologico.
In sede congressuale verranno affrontati
diversi aspetti del nostro essere comunisti, ma è indubbio che l'accordo
programmatico con le forze del Centrosinistra viene visto come il fulcro dell'intero
dibattito. Una scelta impegnativa dettata dalla necessità di cacciare
Berlusconi, una scelta che ha portato alla nascita della Grande Alleanza Democratica
(GAD). Ma come sono conciliabili le nostre proposte con quelle dei partiti del
Centrosinistra? L'accordo organico di governo è l'unica strada percorribile?
Ritengo sarebbe più importante operare per sconfiggere oggi la politica
antipopolare del governo di Centrodestra. Comunque. Abbiamo il candidato - Prodi
- , l'alleanza - GAD -, manca il programma. Da segnalare un ribaltamento - che
non ho condiviso - della posizione del Partito (prima i programmi, poi le alleanze
ed i candidati).
Difficile la sua costruzione, inconciliabile le posizioni? È vero, ma
non per questo ritengo occorra ritrarsi e soprattutto delegare la sua definizione
al solo tavolo delle "trattative". Occorre un movimento nel Paese,
che si renda protagonista della sua stesura, riportando in esso i reali bisogni,
esigenze, delle grandi masse popolari. Accordo organico di governo? Se c'è
intesa sul programma non vedo perché no (un accordo si fa se fa fare
passi in avanti, altrimenti non se ne avverte la ragione).
Nella costruzione dell'alternativa di
società, che rimane il nostro obiettivo, un ruolo decisivo dovrebbero
ricoprirlo le lotte sociali promosse dai movimenti. Ma in che modo riusciranno
ad influire nella vita politica nazionale?
Giusta la scelta del Partito di essere parte dei movimenti, con pari dignità,
coscienti che essi non sono al servizio dei Partiti, ma anche del contrario.
Dobbiamo contribuire al loro sviluppo e soprattutto all'unità di intenti
e di iniziativa dei movimenti - da quello per la pace ed il disarmo, a quello
contro il liberismo e la globalizzazione, del conflitto di lavoro - per perseguire
concretamente l'obiettivo che "un altro mondo è possibile".
Già hanno influito nella cultura e nella vita politica del Paese; lo
potranno fare di più se a prevalere saranno l'unità dei movimenti
e gli obiettivi di cambiamento di cui sono portatori.
Per anni all'interno e all'esterno del
nostro partito si è parlato di un progetto per la costruzione della "Sinistra
Alternativa". Condividi questo progetto? La nascita della GAD non rischia
di farne tramontare definitivamente la costituzione?
Occorre uscire dalla resistenza, di cui va riconosciuto il valore politico,
per passare all'offensiva. L'idea che ci deve guidare è la conquista
dal basso, dal conflitto sociale, di un'insieme di conquiste sulla base delle
quali e con le quali costruire una svolta nella politica economica e sociale
a livello nazionale ed europeo. Il peggio non si combatte con il meno peggio.
Dobbiamo lavorare per dare corpo ad un "terreno" unitario a sinistra.
È necessaria un'accelerazione della costruzione di una sinistra alternativa,
antiliberista, anticapitalista e nel contempo perseverare nel dialogo tra sinistra
riformista, quella ecologista, quella dell'alternativa - la sinistra plurale.
Un dialogo che non deve essere condizionato dall'obiettivo della ricerca immediata
di alleanze che sfocino in formule di governo. Costruire l'alternativa è
necessario, oltre che possibile.
Negli ultimi mesi nel nostro partito si è discusso molto della politica
della nonviolenza. Una nuova proposta identitaria vista come strumento necessario
per la trasformazione della società. Questa scelta rappresenta un taglio
netto con la storia comunista e quella del movimento operaio? Rinnega in qualche
modo le lotte di liberazione dei popoli?
Diceva Brecht: “Anche l'ira per l'ingiustizia rende la voce roca”.
Penso che non tutta la nostra storia va assolta ma tantomeno buttata via estirpandone
le radici (i giudizi vanno storicizzati). Così come penso che sia azzardato
generalizzare un orientamento per tutti i luoghi e per tutti i tempi.
Va detto chiaro che la "piazza" non è "violenza".
La scelta delle/dei comuniste/i è non violenta - da sempre. Vogliamo
l'azione di massa, non di sola protesta ma di proposte, intelligenti, forte
sui contenuti, capace di allargare i consensi al di la della piazza, esercitando
una egemonia gramsciana. Anche il primo grande pacifista della storia prese
la frusta per cacciare i ladroni dal tempio.
Per chiudere. Perché un iscritto
dovrebbe votare per gli emendamenti da te sostenuti?
Emendamenti aggiuntivi (sul sito www.valorizzareilsaperfare.it) perché
considero non sufficientemente presenti e sviluppate, con chiarezza di posizione,
tre problematiche: Sindacato, Mezzogiorno, Partito.
Giusto non sottovalutare alcune scelte del sindacato, ma ciò non può
sottacere il dissenso sulla strategia concertativa e la politica dei redditi
riproposti, e sui recenti rinnovi contrattuali. Non si può non indicare
una strategia per il Mezzogiorno, che ha riproposto il suo disagio economico
e sociale. Non si può tacere, dopo aver denunciato da due anni a questa
parte il degrado dello stato del Partito, sino ad affermare che le forme organizzate
nel Partito stesso costituiscono ormai un impedimento alla sua crescita.
Finalmente (speriamo sia così) si dice che verrà convocata dopo
il Congresso nazionale una Conferenza di Organizzazione.
Il Congresso deve indicare i suoi obiettivi che per me sono: l'accelerazione
della costruzione del Partito di massa (NO al Partito di correnti cristallizzate),
una nuova politica di organizzazione, che rilanci la vita democratica del Partito,
basata sulla partecipazione decisionale di iscritte/i. Credo che siano ragioni
vere per presentarli e votarli.