VI congresso del PRC. Materiali
dell'area programmatica "Progetto Comunista" (Izzo).
Dal
sito della Federazione provinciale di Savona e dal sito di Sotto le bandiere
del marxismo. Novembre
2004-marzo 2005.
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MATERIALE 1
Dichiarazione di sostegno alla mozione "Un'altra Rifondazione è
possibile".
Resoconto dell’assemblea dell’Area
Programmatica “Progetto Comunista” svoltasi il 28-11-04. L’Area
Programmatica “Progetto Comunista”, riunitasi in assemblea lo scorso
28 Novembre, preso atto di non poter presentare nazionalmente la mozione “Per
una vera Rifondazione Comunista” a causa del mancato raggiungimento, per
i motivi già noti, del numero minimo di firme necessarie, ha deciso di
divulgare comunque il proprio documento attraverso emendamenti ad un’altra
mozione nazionale.
A seguito di un ampio dibattito e confronto, all’unanimità l’assemblea
ha ritenuto come unica ipotesi praticabile quella di emendare il documento “Un'altra
Rifondazione è possibile”.
I motivi di questa scelta sono riassumibili in poche parole.
Innanzitutto, riteniamo questa scelta più di metodo che di merito politico.
Infatti, se ci fossimo voluti attenere esclusivamente ai contenuti espressi
dalle singole mozioni, la scelta più logica sarebbe stata quella di sostenere,
emendandoli, documenti che all’apparenza, sarebbero stati “più
vicini” a noi.
Questo non è stato possibile.
Per quanto riguarda il documento “Per un Progetto Comunista”,
è a tutti nota la vicenda legata ai nostri rapporti con l’AMR:
siamo stati letteralmente impossibilitati a sostenere, finanche con emendamenti,
un documento presentato da chi, negli ultimi due anni e in misura ancora maggiore
negli ultimi mesi, ha lavorato esplicitamente alla cancellazione dell’Area
Programmatica, un’Area costruita con il sacrificio di centinaia e centinaia
di compagni e che l’Associazione di Ferrando ha deliberatamente abbandonato
nel 2002 per un mero calcolo di “parrocchia”.
Anche in questa fase pre-congressuale, mentre nelle iniziative pubbliche e su
Liberazione l’Associazione invocava l’unità della sinistra
del PRC, nella pratica ha fatto l’esatto contrario.
Infatti, da un lato ha calato dall’alto un documento pre-confezionato,
dall’altro nelle sedi chiuse del Partito ha lavorato sottobanco per cancellare
la presenza e la visibilità delle altre minoranze al congresso.
L’altro documento proveniente dalla vecchia seconda mozione congressuale “Rompere con Prodi. Preparare l’alternativa operaia”, presentata dai compagni di “Falcemartello”, pur contenendo molti interessanti spunti di riflessione sulle sorti del PRC, ci è apparso “inemendabile”, poiché questi compagni hanno elaborato una mozione centrata integralmente sulla loro identità di gruppo ben riconoscibile e arroccato su posizioni politiche storicamente da noi non condivise.
Al contrario, il documento della “sinistra critica”
ci è sembrato metodologicamente più aperto al confronto dal basso
e alla partecipazione diretta dei circoli: è stato proprio questo, infatti,
lo spirito con cui abbiamo dato vita alla stesura della nostra mozione.
Più che per i contenuti espressi, ne abbiamo apprezzato l’approccio
e il metodo teso a coinvolgere attivamente al dibattito quanti più compagni.
Un’approccio che diventa fondamentale in una fase caratterizzata da eventi
preoccupanti come lo svuotamento dei circoli, la sfiducia e l’allontanamento
di numerosi militanti e una diffusa e generalizzata passivizzazione di interi
settori di base del partito rispetto ad un dibattito congressuale egemonizzato
in maniera assoluta dagli schieramenti già predefiniti a livello dirigente.
Abbiamo constatato che questa mozione ha saputo coagulare un malcontento che
in questi ultimi mesi è andato crescendo nel partito e che, pur esprimendosi
in maniera confusa, ci sembra genuino e non arroccato su preconcetti schemi
ideologici.
Riteniamo che la priorità assoluta sia quella di costruire
un partito dove i militanti siano protagonisti attivi della rifondazione comunista,
e non spettatori di una mera liturgia congressuale dagli esiti scontati, poiché
un congresso di questo tipo servirebbe soltanto a ratificare la definitiva deriva
riformista che la maggioranza dirigente vuole a tutti i costi imprimere al partito.
E’ per questo motivo che invitiamo i compagni ad arricchire ulteriormente
la mozione, con contributi ed emendamenti, in maniera tale da arrivare al congresso
nazionale con un documento ricco, plurale e frutto delle esperienze e delle
lotte reali condotte sui territori e nel paese.
Napoli, 29 novembre 2004
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MATERIALE 2
Intervista a Luigi Izzo.
Quello proposto dall'Area Programmatica Progetto
Comunista doveva essere il sesto documento congressuale. Escluso dal novero
dei documenti nazionali in seguito alla verifica delle firme effettuate dal
Collegio di Garanzia, verrà presentato territorialmente come emendamento
alla quarta mozione congressuale "Un'altra Rifondazione è possibile".
Nonostante ciò abbiamo ritenuto opportuno dar spazio e voce, in questo
nostro confronto a distanza tra le varie sensibilità del partito, a Luigi
Izzo principale esponente dell'Area Programmatica.
Il VI Congresso di Rifondazione Comunista
stabilirà senza alcun dubbio e senza alcuna ambiguità la linea
politica del nostro partito per i prossimi anni. Quale dovrebbero essere, secondo
la proposta congressuale che qui rappresenti, le strategie e le scelte future
del PRC?
Una delle scelte prioritarie che il partito deve assumere è sicuramente
la prospettiva socialista, come unica risposta reale ed alternativa allo stato
di cose presente. Queste, in estrema sintesi, le nostre proposte:
• avviare realmente la Rifondazione Comunista;
• mettere in discussione la nostra presenza nelle giunte di Centrosinistra
ovunque, collocandoci all'opposizione di qualsiasi amministrazione locale che
sia governata dall'Ulivo e dai suoi programmi liberali e liberisti;
• riappropriarci della nostra autonomia, in modo da valorizzare la migliore
tradizione del movimento operaio, ricostruendo un partito di classe che punti
a rappresentare l'unico reale movimento dei movimenti: quello dei lavoratori,
della classe operaia;
• costruire un'alleanza politico-sociale che veda nel PRC il suo fulcro
e che sia aperta ai movimenti di lotta reali, realtà associative la cui
pratica e i cui principi si coniughino con quelli del comunismo, settori avanzati
del movimento sindacale, organizzazioni politiche che si richiamino alla sinistra
di classe, partiti di sinistra (es. PdCI e sinistra DS) qualora si collochino
fuori dal Centrosinistra e quindi esprimano una linea politica differente dai
loro gruppi dirigenti nazionali.
In breve, questa è la nostra proposta di polo autonomo di classe.
In sede congressuale verranno affrontati
diversi aspetti del nostro essere comunisti, ma è indubbio che l'accordo
programmatico con le forze del Centrosinistra viene visto come il fulcro dell'intero
dibattito. Una scelta impegnativa dettata dalla necessità di cacciare
Berlusconi, una scelta che ha portato alla nascita della Grande Alleanza Democratica
(GAD). Ma come sono conciliabili le nostre proposte con quelle dei partiti del
Centrosinistra? L'accordo organico di governo è l'unica strada percorribile?
Io non credo che le nostre proposte politiche possano essere minimamente conciliabili
con quelle dell'Ulivo-GAD. Sono fermamente convinto che il PRC non ha niente
in comune con questi soggetti, poiché essi sono diretta espressione del
grande capitale. Infatti, essi oggi ripropongono la stessa impostazione e prospettiva
strategica di quella stagione politica (1996-2001) che ha tartassato e impoverito
il paese, sapendo altresì pacificare e sedare il conflitto sociale e
di piazza, e permettendo al successivo (ed attuale) governo Berlusconi di agire
indisturbato per i suoi interessi personali e di classe.
L'accordo col Centrosinistra non deve in alcun modo essere considerato l'unica
strada percorribile neanche sul piano puramente elettorale (accordo di desistenza).
Quest'ipotesi è irrealizzabile, poiché si fonda sull'illusione
di una "contaminazione" dei DS, i quali invece si sono perfettamente
assestati nel centro liberale. L'accordo, al contrario, comporterebbe un'ulteriore
destrutturazione del partito e delle sue fondamenta di classe.
Nella costruzione dell'alternativa di
società, che rimane il nostro obiettivo, un ruolo decisivo dovrebbero
ricoprirlo le lotte sociali promosse dai movimenti. Ma in che modo riusciranno
ad influire nella vita politica nazionale?
Penso che per costruire l'alternativa di società debba essere il partito
dei lavoratori a promuovere le lotte nel paese e a coinvolgere tutti i movimenti.
Partendo dal movimento operaio, vi sono vere e proprie emergenze sociali (democrazia,
diritti, ambiente, ecc.) rispetto alle quali il compito dei comunisti è
quello di essere avanguardie, dirigere i movimenti e difenderne il futuro. Solo
con le grandi lotte e mobilitazioni della classe lavoratrice si può cambiare
la società: questo ci insegna la storia.
Per anni all'interno e all'esterno del
nostro partito si è parlato di un progetto per la costruzione della "Sinistra
Alternativa". Condividi questo progetto? La nascita della GAD non rischia
di farne tramontare definitivamente la costituzione?
Non ho mai condiviso il progetto della "sinistra alternativa", poiché
essa, così come ideata da Bertinotti, prevedeva l'unità di un
insieme di soggetti politici e sociali che non hanno il nostro stesso obiettivo
strategico, e sono altresì avversi alla forma-partito come strumento
per il cambiamento della società, strumento che ritengo irrinunciabile
per ogni comunista che sia davvero tale.
In realtà questo progetto prevede l'adesione di "generali senza
esercito", ed è per questo che esso non è mai decollato ed
è più volte miseramente fallito: la cosa che ritengo grave è
che lo stesso modello è stato di fatto riproposto a livello europeo.
Per queste ragioni, rispondo alla tua domanda dicendo che a mio avviso non è
la GAD a mettere in pericolo questo progetto, poiché essa non può
minare le basi di ciò che in realtà non è mai esistito!
Negli ultimi mesi nel nostro partito
si è discusso molto della politica della nonviolenza. Una nuova proposta
identitaria vista come strumento necessario per la trasformazione della società.
Questa scelta rappresenta un taglio netto con la storia comunista e quella del
movimento operaio? Rinnega in qualche modo le lotte di liberazione dei popoli?
Certo che è grave pensare di trasformare la società capitalistica
con la politica della non-violenza. I comunisti, per storia e per definizione,
non sono mai stati ne pacifisti ne non-violenti. Tutto ciò che si è
conquistato in questi secoli lo si è fatto sempre e solo con la lotta.
La violenza non è quella di chi reclama diritti, ma di chi li nega e
li reprime.
È ovvio in quest'ottica che già il fatto stesso che si parli di
"cultura gandhiana" nel partito sottende la volontà di operare
un taglio netto alla nostra storia, alla nostra cultura e ai nostri valori ed
ideali di comunisti. Come diceva Marx: «Finchè la loro violenza
sarà chiamata giustizia, la nostra giustizia sarà chiamata violenza».
Per chiudere. Perché un iscritto
dovrebbe votare per gli emendamenti da te sostenuti?
Credo che i compagni dovrebbero votare il nostro documento poiché esso
è coerente con le scelte e lotte che come Area Programmatica abbiamo
condotto in questi anni. La mozione "Per una vera Rifondazione Comunista"
pone una serie di questioni, cercando di dare anche delle risposte, su tematiche
che oggi per i comunisti sono irrinunciabili: modalità di costruzione
un vero partito comunista, rapporto con il Centrosinistra, rapporto con i movimenti,
rifondazione di un sindacato di classe, attualità della questione meridionale,
lotta delle donne, difesa e riconquista di un'università e di una scuola
pubblica, riforme da cancellare sull'immigrazione, ricostruzione di un'internazionale
rivoluzionaria dei lavoratori, ecc.
Mi sembra che gli altri documenti, oltre a non essere condivisibili nelle loro
proposte politiche, manchino di una visione di insieme e di proposte credibili
su tutte queste questioni, le quali non sono altro che i bisogni materiali della
classe che intendiamo rappresentare. Al contrario, non ci interessa affatto
condurre un congresso di questa importanza come se tutto si riducesse al referendum
"governo si, governo no" (come si evince in maniera palese dal testo
delle altre mozioni): se così fosse, perderemmo per l'ennesima volta
l'occasione per discutere di che partito vogliamo e cosa intendiamo veramente
per "Rifondazione Comunista".
Ma l'elemento più gratificante del nostro lavoro è il fatto che,
a differenza di tante altre mozioni, è un documento che nasce dal basso,
col contributo di molti compagni dei circoli che hanno posto all'attenzione
del nostro dibattito questioni reali e concrete, vissute sulla loro pelle, e
quindi liberi nel loro approccio da logiche di schieramento, ma uniti dal comune
obbiettivo di ricostruire il partito comunista.
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MATERIALE 3
Si predica bene e si razzola male.
Al congresso nazionale del PRC l`area "Erre"
si rende protagonista di un vergognoso furto ai danni dei compagni dell`Area
Programmatica Progetto Comunista di Napoli.
L’Area Programmatica “Progetto Comunista”, non avendo potuto
presentare il documento congressuale “Per una vera rifondazione comunista”,
ha deciso di continuare la battaglia congressuale con l’unico modo che
il regolamento consentiva, cioè votare uno dei cinque documenti nazionali,
emendandolo dai circoli. Abbiamo scelto cosi di votare il quarto documento “Un’altra
rifondazione e` possibile”.
Nonostante le innumerevoli difficoltà che una scelta simile comportava,
siamo riusciti a portare 200 voti alla mozione (di cui 125 a Napoli sui 225
totali della mozione e decine di consensi da altre federazioni, come Potenza,
Parma e Lecce), voti che in nessun caso sarebbero andati a quel documento poiché
espressione di compagni che si riconoscevano nelle posizioni politiche dell’Area
Programmatica. Si tratta di voti espressi in gran parte da lavoratori e studenti.
Questi voti hanno fatto scattare ulteriori tre delegati al congresso ed un membro
nel Cpn, che invece di essere riconosciuti agli emendatari sono stati vergognosamente
sottratti dall’area-Erre, che non solo non ha riconosciuto due delegati
su tre ed il membro nel Cpn ma non ha concesso nemmeno un intervento nella platea
congressuale!
Questi compagni sono gli stessi che due giorni fa rivendicavano maggiore democrazia
e maggior coinvolgimento delle minoranze all’interno del Partito. Evidentemente,
non ritengono di dover applicare al proprio interno cio` che chiedono agli altri.
Quest’usurpazione cancellerà dal Cpn la presenza di un’area
da sempre presente in quest’organismo non per “gentile concessione”
di qualcuno ma sulla base di un riconoscimento ottenuto col lavoro politico
e con la presenza nelle lotte reali. Valga per tutte l’esemplare lotta
degli operai dei Cantieri navali di Napoli, dove i lavoratori, dopo anni di
occupazione e con grandi sacrifici, sono riusciti a cacciare il padrone, appropriandosi
dei mezzi di produzione, diventando una grande realtà produttiva. Il
compagno Izzo in particolare e` presente negli organismi in quanto espressione
di questa lotta, prima ancora che per appartenenza ad un’area politica.
Ciò che è più grave è che, proprio coloro che nelle
enunciazioni esaltano la democrazia partecipativa ed il coinvolgimento dal basso,
si rendono artefici di simili pratiche burocratiche staliniste, per scippare
quella visibilità che i compagni si sono conquistati dal basso, con la
partecipazione e la militanza nei circoli e nei congressi.
L’area-Erre, ignobilmente si e` appropriata di un consenso che non gli
appartiene, solo per “gonfiare” i loro numeri negli organismi del
Partito.
E` UNA VERGOGNA!
Area Programmatica Progetto comunista
Venezia, 6 marzo 2005