Dichiarazione congiunta
delle minoranze del partito.
VI
congresso del PRC. 5 marzo 2005.
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Quanto è avvenuto in sede di Commissione
e nella discussione plenaria del Congresso a proposito delle modifiche dello
Statuto del Partito è un fatto molto grave, senza precedenti in tutta
la storia di Rifondazione Comunista.
Forte di uno scarto di voti molto contenuto, la maggioranza ha deciso di stravolgere
lo Statuto del Partito a colpi di maggioranza, non mostrando alcuna disponibilità
al confronto con le opposizioni interne. Nonostante la ferma contrarietà
sempre mostrata da tutto il Partito nei confronti dei principi e della pratica
del maggioritario, la maggioranza non ha esitato ad applicarne la logica: chi
vince prende tutto.
Per questo ci siamo risolti ad una decisione sin qui mai assunta e che mai avremmo
voluto prendere: quella di votare contro lo Statuto del nostro Partito.
Grave e irricevibile sempre, l’uso del maggioritario
lo è soprattutto quando materia del contendere sono le norme che regolano
la vita di una comunità e che dovrebbero tutelare la democrazia interna
garantendo le minoranze da eventuali forzature della maggioranza.
Su aspetti centrali della struttura organizzativa del Partito (a cominciare
dalla composizione e dalle funzioni della Segreteria nazionale, della Direzione
nazionale e dell’Esecutivo), la maggioranza ha imposto modifiche statutarie
che d’ora in avanti le consentiranno di assumere decisioni nella sostanziale
assenza di confronto con le minoranze. In queste nuove condizioni, la guida
politica e la gestione reale del Partito saranno assunte da un organismo (l’Esecutivo)
che – in rappresentanza di istanze territoriali e di dipartimento –
esprime però quasi esclusivamente la parte maggioritaria del Partito,
espropriando la Direzione nazionale di qualsiasi effettivo ruolo dirigente.
Dinanzi a tale operazione di costruzione sostanzialmente maggioritaria
degli organismi dirigenti, le minoranze chiedono congiuntamente che non si proceda
per il momento all’elezione della prossima Direzione nazionale e decidono
– qualora tale richiesta non venisse accolta – di sospendere la
propria presenza nella Direzione nazionale, in attesa di conoscere la composizione
dell’insieme dei nuovi organismi dirigenti.
C’è una gran parte del Partito della Rifondazione Comunista che
non acconsente con tale modalità maggioritaria: una gran parte –
oltre il 40% – che subisce oggi una prevaricazione ma che già da
domani intende far pesare tutta la propria influenza, nella certezza di disporre
di una forza importante.
Claudio Grassi – mozione 2 “essere comunisti”
Marco Ferrando – mozione 3 “per un progetto comunista”
Salvatore Cannavò – mozione 4 “un’altra rifondazione
è possibile”
Claudio Bellotti – mozione 5 “rompere con Prodi, preparare l’alternativa
operaia”Lido di Venezia,5 marzo 2005