Mozioni finali.
VI
congresso del PRC. Marzo 2005.
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L'ordine del giorno finale è stato votato in due parti separate. La prima parte è stata approvata a maggioranza. In contrapposizione tutte le minoranze hanno presentanto proprie dichiarazioni politiche. La seconda parte (in fondo alla pagina) dell'ordine del giorno finale riguardante le mobilitazioni è stato votato da tutti.
Prima parte dell'Ordine del giorno presentato
da Paolo Ferrero a nome della maggioranza della commissione politica
(mozione 1).
Il sesto Congresso del Partito della Rifondazione comunista - Sinistra Europea,
svoltosi a Venezia dal 3 al 6 marzo 2005, prende atto che la mozione uno - alternativa
di società - ha avuto la maggioranza dei voti congressuali e rappresenta
pertanto la linea politica del nostro partito e approva la relazione del segretario
Fausto Bertinotti. Ciò sta a significare che il pacifismo, la nonviolenza,
la critica del potere, la democrazia intesa come autonomia delle persone e del
protagonismo dal basso sono l'orizzonte entro cui ricercare la ricomposizione
delle culture e delle pratiche del conflitto di classe, della differenza di
genere e dell'ambientalismo: vie per superare la società capitalistica,
oggi globalizzata, e per costruire "un altro mondo possibile". Per
costruire una "alternativa di società". La scelta di essere
parte dei movimenti è elemento costitutivo dell'identità di Rifondazione
comunista.
Il sesto Congresso impegna il partito a perseguire la sconfitta di Berlusconi,
del berlusconismo e delle politiche di destra, che - insieme alla guerra, al
liberismo e al razzismo - portano anche la distruzione della Costituzione democratica,
conquistata con la Resistenza. La mobilitazione e le lotte dei movimenti sociali
sono la premessa indispensabile per determinare le condizioni per battere il
governo delle destre e per mantenere aperti i processi per un'alternativa di
società.
Per le prossime elezioni politiche Rc si mobiliterà perché l'Unione
vinca le elezioni e conquisti un governo alternativo a quello delle destre.
Questa prospettiva è possibile in quanto Rc è fermamente impegnata
nei movimenti sociali e nella costruzione della sinistra d'alternativa.
Mozione 2. Dichiarazione di voto di
Claudio Grassi.
Le conclusioni del Segretario rafforzano le valutazioni espresse nel corso del
dibattito congressuale dai compagni che si riconoscono nella mozione Essere
comunisti e ci confermano nella decisione di votare contro l'odg della maggioranza
che propone l'approvazione della relazione del compagno Bertinotti.
Questo congresso ha sancito l'ingresso di Rifondazione Comunista nell'Unione
e, nell'eventualità di una vittoria del centrosinistra alle prossime
elezioni, nel governo. Ciò capovolge la prospettiva che da sempre ha
contraddistinto il nostro Partito, sintetizzabile nella formula: "prima
i contenuti, poi gli schieramenti".
Noi avvertiamo, da sempre, il vincolo morale di unire tutte le forze democratiche
per battere il governo delle destre, che costituisce una ferita aperta per la
nostra Repubblica. Ma altrettanto fermamente sosteniamo la necessità
di sconfiggere le politiche delle destre, che purtroppo una parte importante
del centrosinistra ha attuato in passato e rivendica a tutt'oggi. Per questo
riteniamo assolutamente indispensabile condizionare l'eventuale accordo di governo
con il centrosinistra a precisi vincoli programmatici, a cominciare dall'impegno
di non partecipare a nessuna guerra, sia pure sostenuta dall'Onu.
Abbiamo chiesto, insieme alle altre mozioni di opposizione, una gestione unitaria,
plurale e democratica del Partito, cioè il contrario di una gestione
maggioritaria: il contrario di quanto è stato fatto cambiando lo Statuto
a colpi di maggioranza; il contrario della proposta di Segreteria nazionale
avanzata, che realizza l'esclusione della diversità perché - si
dice - con il 59% si è legittimati a prendersi il 100%. Crediamo che
una gestione unitaria del Partito sia tanto più necessaria a seguito
di un congresso che ha registrato l'emergere di una vasta area di opposizione,
capace di trovare al proprio interno significativi punti di convergenza.
Riteniamo pertanto che con le sue scelte la maggioranza si assuma gravissime
responsabilità. Per quanto ci riguarda, noi continueremo a lavorare per
il rafforzamento del Partito, per la sua crescita, per il suo radicamento, a
partire dai Circoli e dai luoghi di lavoro e di studio. Ci impegneremo già
da domani per ottenere il 3 e il 4 aprile un grande successo elettorale, e ci
impegneremo strenuamente perché il compagno Nichi Vendola sia il prossimo
Presidente della Regione Puglia. Come sempre, ci batteremo affinché il
nostro Partito, al quale abbiamo dato tanto e nel quale riponiamo tutte le nostre
speranze, riesca ad essere un luogo nel quale discutiamo tra noi, anche aspramente,
ma nel quale tutti insieme lavoriamo per crescere e rafforzarci.
Mozione 3. Dichiarazione di voto di
Marco Ferrando.
La relazione e replica del segretario confermano e aggravano le ragioni di dissenso
che come progetto comunista - terza mozione - abbiamo sostenuto in congresso:
sia in riferimento alla linea politica sia in riferimento alla ristrutturazione
del partito e alle relazioni interne.
La linea politica di governo è stata non solo riproposta ma razionalizzata
sotto forma di "compromesso sociale" con la cosiddetta "borghesia
produttiva": così nel nome del "nuovo", si ritorna alle
vecchie illusioni riformiste del centro sinistra degli anni '60, per di più
nel momento storico in cui la credibilità del riformismo è azzerata
dalla crisi capitalistica e dal rilancio della competizione globale. Non a caso
Romano Prodi ha così definito, testualmente, la relazione del segretario:
«La proposta di un partito socialista pienamente riformista, compatibile
con le responsabilità di governo». Un giudizio purtroppo fondato
e, dunque, l'esatta misura della gravità dell'attuale svolta politica.
Quanto al fatto che Bertinotti ci assicuri che «sarà sempre con
gli operai ma che non vuole regalare per sempre il governo ai padroni»,
vorrei osservare che la migliore retorica non può cancellare la realtà:
se vai al governo con i padroni, ti schieri inevitabilmente contro gli operai.
Non conta dove sta la tua anima o la tua intenzione. Conta la tua collocazione
materiale, politica e sociale. Come tutte le coalizioni di governo con i liberali
hanno comprovato nella storia.
La ristrutturazione che è stata operata degli organismi del partito è
direttamente legata a questa prospettiva di governo. Quando si vuole guidare
la nave del partito verso il porto di Romano Prodi è logico si pretenda
il monopolio del timone, tanto più sapendo che il mare è burrascoso
e che la ciurma non è convinta della rotta. Così si spiega l'apparente
assurdità di una segreteria omogenea senza minoranze, di una direzione
nazionale senza la presenza al suo interno della segreteria, di un comitato
operativo senza la presenza al suo interno della direzione.
na ristrutturazione imposta a colpi di maggioranza semplice, il cui significato
è uno solo: tutto il potere si concentra nelle mani del segretario, la
direzione nazionale è ridotta a un parlatoio ininfluente, alle minoranze
resta solo il "diritto di tribuna". Il fatto che questo avvenga in
presenza di minoranze attestate oltre il 40% rende il tutto ancora più
abnorme.
Questa linea di rottura totale con l'altra metà del partito che Bertinotti
ha voluto imporre apre una fase nuova nel Prc. Le ipotesi di "condizionamento
critico" della linea del segretario che altre mozioni avevano sinora perseguito
sono politicamente fallite ed hanno esaurito ogni spazio. L'attuale ricollocazione
all'opposizione da parte dei compagni del secondo e del quarto documento è
la registrazione di questo fatto.
Ora il 40% del partito ha una grande responsabilità. Quella di costruire
insieme, finalmente, una prospettiva politica coerentemente alternativa alla
deriva governista, puntando alla conquista della maggioranza del partito e ad
un altro gruppo dirigente. Sulla base di un impegno di fondo: salvare l'esistenza,
irrinunciabile, di un'opposizione comunista e di classe in Italia.
In ogni caso, Progetto comunista si batterà sino in fondo nel Prc per
affermare questo impegno.
Mozione 4. Dichiarazione di voto di
Gigi Malabarba e Salvatore Cannavò.
Il VI congresso del Prc ha riconfermato gli elementi di divergenza e contrapposizione
che ne hanno animato il percorso. La maggioranza congressuale, nella relazione
e nella replica di Fausto Bertinotti, ha ribadito la scelta governativa del
partito. Non abbiamo condiviso questa proposta e non la condividiamo tuttora.
Ci siamo opposti nel dibattito congressuale e ci opporremo da qui in avanti
senza per questo rinunciare a costruire il partito e a farne uno strumento di
lavoro in direzione dei movimenti e del conflitto sociale.
Non ci riconosciamo nella definizione di una minoranza immobile e indisponibile
a cogliere le novità della politica e della società italiana.
Nei fermenti che animano i movimenti e le grandi associazioni, così come
le più piccole, della sinistra sociale italiana non solo ci riconosciamo
ma siamo impegnati in prima persona.
Allo stesso tempo, registriamo l'immobilità del centrosinistra italiano
per nulla modificatosi nei suoi progetti di fondo e nella sua visione della
società. Un centrosinistra interno alle coordinate del liberismo temperato
e di una politica estera multilaterale che condanna l'invasione dell'Iraq ma
approva le bombe sull'Afghanistan. E che oggi persegue un disegno di governo
con la borghesia italiana per provare a risolverne la crisi nel contesto globale.
Un disegno che, purtroppo, il Prc si accinge a sostenere pur rifugiandosi nell'illusione
di poterlo condizionare dal lato delle lotte e dei movimenti di massa.
Voteremo contro, dunque, la prima parte dell'ordine del giorno presentato dalla
maggioranza in cui si approva la linea e voteremo contro la candidatura di Bertinotti
a segretario del partito.
Vogliamo però sfidare l'intero partito nella costruzione dell'intervento
di massa e invitiamo il resto delle minoranze a praticare con noi questa sfida.
Una sfida che sarà portata avanti con quell'approccio unitario che purtroppo
non è vissuto in questo congresso, soprattutto nella replica del segretario,
valorizzando quel che ci unisce senza ovviamente sottacere le divergenze che
ci dividono.
Voteremo dunque a favore della seconda parte dell'ordine del giorno laddove
si indica l'agenda di lavoro del partito per la prossima fase a partire dalla
manifestazione contro la guerra del 19 marzo a Roma. Lavoreremo su quell'agenda
in continuità con quanto fatto finora respingendo il tentativo di relegare
ai margini del partito minoranze, come la nostra, che riteniamo tutt'altro che
marginali.
Mozione 5. Dichiarazione di voto di
Claudio Bellotti.
Dichiaro a nome del quinto documento "Rompere con Prodi, preparare l'alternativa
operaia" il mio voto contrario alla prima parte dell'Ordine del giorno
conclusivo che approva la relazione del segretario. Rilevo nella conclusione
proposta dal segretario non solo la ovvia riproposizione della linea approvata
a maggioranza nei congressi di circolo, ma anche una sua interpretazione estrema,
unita a una volontà di radicalizzare al massimo la contrapposizione interna
al partito nei confronti delle minoranze. Per quanto attiene agli argomenti
più strettamente politici affrontati, non si può che registrare
come le più evidenti contraddizioni presenti a nostro avviso nella proposta
di maggioranza non abbiano trovato serie e credibili risposte. In particolare
mi pare che la contraddizione abissale fra la prospettiva della "grande
riforma" e la realtà del declino del capitalismo italiano ed europeo
(declino che appunto rende ancora meno credibile questa ipotesi) non abbia trovato
alcuna reale risposta se non nella riproposizione quantomeno implicita, in forme
più o meno aggiornate, del partito "di lotta e di governo".
Ma respingo soprattutto l'idea di un partito che si chiude a riccio attorno
al 59% della propria maggioranza congressuale. Come è emerso chiaramente
nel dibattito di venerdì sullo statuto e dalle conclusioni del segretario
vengono avanzate delle proposte organizzative e delle argomentazioni politiche
che pregiudicano seriamante l'unità del nostro partito.
Il messaggio fin troppo trasparente di questo congresso è che i confini
del partito coinciderebbero - nella visione e soprattutto nella gestione propostaci
dalla maggioranza - con i confini di quel 59 per cento che ha votato la mozione
1. Rifiutiamo questo modo di affrontare i nostri rapporti interni e non cadremo
nell'errore opposto (in cui forse ci si vuole spingere) di considerare che i
confini del partito coincidono con quel 41 per cento raccolto complessivamente
dalle minoranze. Il nostro obiettivo è stato e continua ad essere quello
di convincere i compagni, attraverso il dibattito interno e la battaglia di
idee, attraverso la partecipazione alle iniziative del partito, mettendoci alla
prova nell'intervento quotidiano nelle lotte sociali, nel movimento operaio,
fra i giovani. Il segretario ha fatto riferimento all'impegno a convincere quelle
migliaia di compagni e compagne che non si sono riconosciuti nella mozione di
maggioranza. Altrettanto ci proponiamo di fare noi, e siamo certi che gli avvenimenti,
uniti a una costante presenza che ci impegnamo a garantire nel dibattito e nelle
iniziative del partito, dimostreranno non solo la necessità, ma anche
la praticabilità di una diversa linea politica.
Seconda parte dell'Ordine del giorno
presentato da Paolo Ferrero a nome della maggioranza della commissione politica
e votata da tutte le mozioni.
Determinante
è l'attivazione di tutto il partito per la fitta agenda di lotte e mobilitazioni
dei prossimi mesi contro la guerra preventiva e permanente, contro il liberismo
e il razzismo, che danno così concretezza agli appelli del Social forum
europeo di Londra, del Forum mondiale di Porto Alegre 2005, dei movimenti sociali,
dei sindacati, delle associazioni.
In particolare il Congresso chiede a tutti gli organismi di impegnarsi:
- nelle prossime elezioni regionali per un successo delle liste di Rc, per portare
Nichi Vendola alla vittoria in Puglia, per sconfiggere ovunque le destre;
- per vincere il referendum abrogativo della legge n. 40, che lede l'autodeterminazione
e la libertà delle donne, il diritto alla genitorialità di donne
e uomini, e pretende di imporre un controllo etico dello stato sulle libertà
individuali;
- l'11 marzo, in occasione della manifestazione nazionale delle lavoratrici
e dei lavoratori della Fiat;
- il 12 marzo, nella giornata contro la repressione e le manipolazioni del processo
di Genova, sostenendo anche la raccolta di fondi per le spese di difesa;
- il 18 marzo, per lo sciopero generale del pubblico impiego, componente fondamentale
nella lotta contro la privatizzazione dei servizi pubblici;
- il 19 marzo, per partecipare alla manifestazione europea di Bruxelles, di
Cagliari e Roma, così come definita dagli ordini del giorno relativi,
approvati dal Congresso;
- il 2 aprile, per la giornata di azione europea contro il razzismo;
- dal 10 al 16 aprile, per la settimana di azione globale sul commercio globale;
- dal 16 al 19 giugno, per il Forum sociale Mediterraneo a Barcellona;
- dal 1 al 6 luglio, per la mobilitazione in Scozia contro il G8;
- dal 7 al 14 agosto, per il festival mondiale della Gioventù e degli
studenti;
- nelle giornate di dicembre a Hong Kong contro il summit del Wto.
Queste mobilitazioni e lotte sono anche la base per il sostegno che, come sinistra
europea, diamo a quanti/e si stanno battendo per dire no al trattato costituzionale
europeo nei prossimi referendum popolari.
Proprio in queste lotte vediamo la possibilità di rafforzare il movimento
antiliberista e costruire dal basso il programma dell'alternativa al governo
Berlusconi. Rifondazione comunista, con il sesto Congresso, continua quindi,
la sua linea di innovazione, di ricerca e di pratiche politiche per dare nuovo
slancio ai nostri ideali di liberazione di tutte le donne e di tutti gli uomini
di questo nostro pianeta.