Intervista a Giovanna Capelli
Esponente
di rilievo della mozione congressuale n. 1 “Alternativa di società”,
membra del Comitato Politico Nazionale e della Direzione . Reds Giugno 2005.
Domanda:
In occasione delle ultime elezioni regionali, il PRC ha ottenuto un risultato
al di sotto della gran parte delle aspettative. Come ti spieghi questi dati
a solo un anno di distanza dal buon successo delle europee?
Risposta: Riscontriamo una difficoltà, che è
quella storica, già verificata nel 68’, nel 72’ e in tutti
i momenti di sviluppo massimo delle lotte e dei conflitti sociali, per cui questo
non si traduce in un avanzamento elettorale delle forze politiche più
interne alle lotte. E’ un problema da mettere a fuoco meglio da connettere
all’astensionismo, al voto utile, alle conseguenze del maggioritario,
al dissolversi dei corpi intermedi di classe, e ha a che fare anche con la forma
partito e la sua capacità di radicarsi oggi, cioè con la innovazione
che dovremmo produrre nella politica, ricollegandola in modo più forte
al senso della vita.
Domanda: Il congresso del PRC si è concluso in maniera
piuttosto "forte" con una secca separazione tra la maggioranza e le
quattro minoranze. A livello locale però, nella formazione dei gruppi
dirigenti, registriamo una situazione diversa. Qual è la tua valutazione
su questo fenomeno?
Risposta: Potrei parlare delle ragioni profonde per cui nei
territori è logico formare in questo modo i gruppi dirigenti. Ad esempio
a Milano mozione 2 e 4 hanno approvato il programma della giunta Penati, hanno
assessori e consiglieri in giunta e così in molte giunte locali e sulle
questioni inerenti ai CPT, ai referendum sulle PMA, sulla costituzione etc.
vi è un orientamento comune o divergenze non inconciliabili che non procedono
per mozione.
Nel gruppo dirigente esecutivo nazionale, cioè la segreteria (sottolineo
che nelle sedi di decisione politica vige il più rigoroso proporzionalismo),
la composizione omogenea risponde alla esigenza di superare una metodologia
di battaglia interna che tende a rendere inerte e inapplicabile ogni decisione
e a portare il partito all’immobilismo (esperienza drammaticamente sperimentata
dopo il penultimo congresso). Ad esempio trovo esemplare in senso negativo il
punto su cui oggi la opposizione alla linea congressuale si scontra con la maggioranza.
Abbiamo passato un congresso in cui tutti dicevano: siamo concordi nell’analizzare
la fase (forse la mozione 3 aveva qualche punto di dubbio) e ora si afferma
come punto di attacco “Abbiamo cannato l’analisi della fase, rivediamo
tutto”.Trovo il tutto molto strumentale e poco marxista.
Domanda: Qualche previsione. Avremo un anno di agonia del governo
di Berlusconi, poi, si suppone, un governo dell'Unione. Che previsioni fai sulla
tenuta del PRC e le sue possibilità di sviluppo?
Risposta: Il prossimo anno non sarà facile: dovremo
passo passo fare i conti con la spregiudicatezza e la aggressività di
un centro destra che cerca di uscire dalla fine del Berlusconismo e l’emergere
multiforme di una tendenza neo-centrista e moderata, che non trova ancora una
soluzione matura ma lavora nella società. Nel centro-sinistra questo
è ben visibile, a partire dalle dichiarazioni di Rutelli, da quello che
è successo a Venezia, a Rovereto nella elezione del sindaco. Non è
scontato nulla; il nostro progetto, quello di costruire una Unione che presenti
un programma realmente alternativo è un obiettivo non facile da raggiungere,
è l’oggetto dello scontro politico in atto.
Domanda: Come vedi in prospettiva la crescita dell'area di influenza
del PRC? Crescita su se stesso, oppure vicinanza sempre più stretta a
PdCI, verdi e sinistra DS, oppure una dinamica di costruzione tipo Izquierda
Unida, oppure ...
Risposta: Le due prospettive di crescita che tu mi indichi
non sono quelle per cui abbiamo lavorato in questi anni, tutte molto legate
a una idea di collaborazione organizzativa fra ceti politici consolidati e fra
forze politiche.
Se posso fare un esempio di metodo che dovrebbe spostare l’asse del processo
faccio riferimento alla sinistra francese, molto divisa, litigiosa, al punto
tale che le sue contraddizioni hanno pesato fortemente al passato Social Forum
di Parigi. Ebbene l’obiettivo comune di vincere il referendum contro la
Costituzione europea ha creato un terreno comune concreto non banale di costruzione
di uno schieramento antiliberista, che rompe quella pratica di divisione e innesta
prospettive diverse . Il terreno comunque è quello dentro l’orizzonte
della Sinistra Europea.
Domanda: Si avvicina il congresso della CGIL. Il dibattito
nella sinistra CGIL è: mozione unitaria con la maggioranza o mozione
alternativa. Da che parte state? E a che condizioni?
Risposta: Sono una iscritta alla CGIL e al suo interno sono
una semplice militante. Mi va molto bene la collocazione generale di questa
organizzazione, la sua tenuta agli attacchi molteplici e differenziati cui è
stata sottoposta, che mirano ad azzerare il ruolo del sindacato e della contrattazione.
E’ una risorsa di soggettività straordinaria, che alimenta in profondo
la critica allo stato di cose esistente. Ad esempio la CGIL è stata animatrice,
insieme a noi dei referendum abrogativi delle legge 40 e ne sta sostenendo la
campagna referendaria. Ciò non toglie che io mi orienterei verso una
mozione alternativa: su alcuni temi (come la concertazione,la politica dei redditi,
il rapporto con il cosiddetto “governo amico“ etc.) non c’è
ancora sufficiente chiarezza e stabilità di contenuti.
Domanda: A quale mozione di minoranza, pur nel permanere delle
divergenze, vi sentite più vicini?
Risposta: Mi sentivo prossima nei ragionamenti e nella pratica
di movimento ai compagni della mozione 4. Questo all’inizio della stagione
congressuale, poi c’è stata una omologazione delle argomentazioni
e degli stili di approccio di tutte le opposizioni che ha rotto questa vicinanza.