Intervista ad Alessandro Giardiello
Esponente
di rilievo della mozione congressuale n. 5 “Rompere con Prodi, preparare
l’alternativa operaia” e membro del Comitato Politico Nazionale.
Reds Giugno 2005.
Domanda:
In occasione delle ultime elezioni regionali, il PRC ha ottenuto un risultato
al di sotto della gran parte delle aspettative. Come ti spieghi questi dati
a solo un anno di distanza dal buon successo delle europee?
Risposta:Il risultato modesto che il Prc raccoglie nel voto,
va imputato a una collocazione che ci ha visto ormai da mesi seguire pedissequamente
il sentiero tracciato da Prodi. Anche le prese di posizione che di fatto escludevano
l’apertura di una battaglia per la conclusione anticipata della legislatura,
sulle quali il segretario si è espresso in piena sintonia con Prodi,
confermano questa linea di comportamento.
Il risultato è che oggi appare come minimo appannato, per non dire invisibile,
quell’elemento di radicalità e di alternatività che tante
volte ha guidato verso di noi il voto di almeno una parte dei lavoratori e del
“popolo della sinistra” che esprimendosi per il Prc intendevano
indicare una critica al moderatismo del centrosinistra e una richiesta di maggiore
radicalità di programmi e piattaforme.
Il voto recente dice che agli occhi dell’elettorato del centrosinistra
le differenze fra il Prc e le altre forze della coalizione sono talmente sfumate
da non giustificare una differenziazione a sinistra del voto, il tutto a vantaggio
delle forze maggioritarie della coalizione, del progetto di Fassino e Prodi,
nonché (in misura assai circoscritta) alle evoluzioni opportunisticamente
radicali del Pdci. Per non parlare di quell’elettorato di sinistra che
alla luce della svolta governista impressa da Bertinotti ha deciso di rifugiarsi
nell’astensione.
Domanda: Il congresso del PRC si è concluso in maniera
piuttosto "forte" con una secca separazione tra la maggioranza e le
quattro minoranze. A livello locale però, nella formazione dei gruppi
dirigenti, registriamo una situazione diversa. Qual è la tua valutazione
su questo fenomeno?
Risposta:La situazione è diversa a livello locale solo
per quanto riguarda le due opposizioni che al quinto congresso erano collocate
nella maggioranza del partito (secondo e quarto documento) e in misura minore
e in realtà più circoscritte per il terzo documento. Nelle prime
due aree prevale la logica di entrare negli esecutivi e occupare cariche ovunque
se ne presenti la possibilità prescindendo dal progetto politico e da
un serio bilancio del lavoro svolto dalle federazioni. Quanto è avvenuto
nella federazione di Milano dimostra precisamente questo.
La maggioranza fa leva sulla debolezza di quelle opposizioni che fanno proclami
di lotta altisonanti per conquistare voti ma poi a congresso chiuso sono sempre
disponibili a rinunciare alle battaglie politiche in cambio di qualche “posticino”
al sole.
Domanda: Qualche previsione. Avremo un anno di agonia del governo
di Berlusconi, poi, si suppone, un governo dell'Unione. Che previsioni fai sulla
tenuta del PRC e le sue possibilità di sviluppo?
Risposta:Le previsioni non possono che essere negative. L’esperienza
del primo governo Prodi, dove per altro eravamo nella maggioranza ma non avevamo
ministri, insegna che un’alleanza con le classi dominanti non può
che tradursi in un disastro per il partito e per i lavoratori di questo paese.
Illudersi che questa coalizione possa avviare una “grande riforma”
così come sostenuto dal segretario nella relazione al congresso è
grave e pericoloso, tanto più in un contesto economico di profonda recessione.
Ci saranno attacchi dietro attacchi e i lavoratori non potranno contare su una
opposizione di sinistra nel paese per reagire alle politiche antioperaie che
inevitabilmente Prodi avanzerà.
Sono però convinto, che a differenza del 1996-2001, il conflitto ci sarà
comunque, perché le condizioni di precarietà sono arrivate a un
tale punto di insopportabilità, che le lotte si produrranno nonostante
la copertura a sinistra che avrà il governo dell’Unione.
Il quadro internazionale è cambiato completamente, c’è una
crisi profonda del capitalismo e un livello di radicalizzazione politica e sociale
che si allarga a macchia d’olio. Lo vediamo con i recenti sviluppi in
America Latina dove le rivoluzioni tornano all’ordine del giorno.
Il Prc sarà visto sempre più dai movimenti come controparte. È
quanto avviene già oggi a livello locale dove ci sono assessori comunisti
che attaccano diritti fondamentali dei lavoratori e sono oggetto di contestazioni
molto forti da parte dei movimenti.
Domanda: Come vedi in prospettiva la crescita dell'area di influenza
del PRC? Crescita su se stesso, oppure vicinanza sempre più stretta a
PdCI, verdi e sinistra DS, oppure una dinamica di costruzione tipo Izquierda
Unida, oppure ...
Risposta:La maggioranza del partito attraverso la sinistra
europea, che prevede le adesioni individuali, tenterà una sorta di Izquierda
Unida coi vari Folena, Agostinelli, ecc. E’ molto probabile che l’operazione
non avrà grandi effetti in termini di crescita elettorale e di influenza
perché si tratta di generali senza esercito.
Se la maggioranza del gruppo dirigente vorrà a quel punto prendere atto
del fallimento di un progetto che viene avanzato da diversi anni (quello della
costituente della sinistra alternativa), potrebbero farsi strada altre soluzioni
come la federazione col Pdci, i verdi e pezzi della sinistra Ds che si staccherebbero
dal partito di Fassino. Bertinotti non è incline a questa seconda ipotesi
anche se il timore di essere marginalizzato sul piano istituzionale, visto i
recenti risultati elettorali del partito, potrebbero spingerlo a un ripensamento.
Ma anche questa seconda ipotesi non comporterà alcun vantaggio per il
partito perché il problema è di linea politica.
Qualsiasi formula tattica non cambierà di molto la sostanza.
Con la svolta governista le tendenze elettoralistiche si rafforzeranno dando
vita a un esercito di assessori e di istituzionali che non avranno alcun riscontro
e confronto con la base di un partito che inevitabilmente entrerà in
crisi di attivismo, più di quanto non sia già oggi.
Il disincanto potrebbe prevalere per un periodo. Questo non significa che il
partito scomparirà come a volte viene detto superficialmente da alcuni
compagni delle altre minoranze. I partiti non scompaiono facilmente come insegna
l’esperienza di un secolo e mezzo del movimento operaio, soprattutto se
non c’è un’alternativa credibile alla loro sinistra.
Il problema è un altro e cioè se Rifondazione vuole essere in
futuro un soggetto della trasformazione oppure no. Questa è la battaglia
fondamentale che ci vedrà impegnati come compagni della quinta mozione.
Domanda: Si avvicina il congresso della CGIL. Il dibattito
nella sinistra CGIL è: mozione unitaria con la maggioranza o mozione
alternativa. Da che parte state? E a che condizioni?
Risposta:Siamo per la mozione alternativa in modo incondizionato.
Oggi davanti all’evidente fallimento della concertazione la Cgil continua
ostinatamente a perseguire la via concertativa, illudendosi, e soprattutto cercando
di illudere i lavoratori, che esistono ancora margini di scambio coi padroni.
La dimostrazione di ciò è nei tanti contratti e accordi locali
sottoscritti recentemente. L’ultimo rinnovo del contratto del commercio
è significativo, oltre ad accettare aumenti salariali da fame sono state
sottoscritte nuove e gravi aperture alla precarizzazione facendo entrare dalla
finestra la cosiddetta legge 30 che a parole si dice di voler abrogare. Ad aprile
la Cgil con Cisl e Uil ha siglato un protocollo d’intesa con la Confindustria
della Lombardia in cui si fanno aperture sulla legge 30 e la precarizzazione,
un accordo che si preoccupa solo di tener conto delle esigenze delle imprese.
Tutti i contratti nazionali firmati, dagli artigiani, agli autoferrotranvieri,
hanno portato nelle tasche dei lavoratori aumenti ridicoli e nuovi peggioramenti
nelle condizioni di lavoro.
Per questo partecipiamo e invitiamo tutti a partecipare con noi al percorso
di costruzione di un documento alternativo per il congresso. Non intendiamo
affidarci ad alcun dirigente, per quanto “di sinistra”, ma organizzarci
affinché attraverso la mozione alternativa che si va preparando si esprimano
nella maniera più chiara e intransigente le necessità dei lavoratori.
Solo così la battaglia che daremo nel congresso contro le politiche concertative
potrà poi riflettersi in un intervento attivo nei luoghi di lavoro e
nelle lotte che si svilupperanno.
A tal proposito abbiamo recentemente pubblicato sul nostro sito (www.marxismo.net)
un appello di lavoratori iscritti alla Cgil che si stanno organizzando in vista
del congresso.
A differenza di quanto dice Patta, la base della sinistra sindacale non è
stata consultata rispetto alla proposta dell’apparato di sostenere il
documento di Epifani e di blindare il prossimo congresso della Cgil trasformandolo
in una formalità.
Domanda: Al di fuori del PRC ben poche persone riescono a comprendere
le differenze tra i quattro raggruppamenti di minoranza. Puoi tentarne una sintesi
"didattica"?
Risposta:Non condividendo la vostra evidente propensione a
dare voti e pagelle, non mi spingo a tenere lezioni di tipo “didattico”
anche perché è meglio che ognuno si esprima innanzitutto per sé,
come faranno i compagni delle altre aree nelle risposte a questa intervista.
Voglio però far notare che i temi sui quali il Prc si è diviso
non sono affatto estranei alle preoccupazioni degli attivisti della sinistra
anche esterni al partito: governo o opposizione, quale programma contro le destre,
quale alternativa alla crisi sociale, quale battaglia condurre nel sindacato,
ecc.
Sono tutti temi decisivi sui quali si giocheranno le sorti del movimento operaio
nei prossimi anni. Noi continueremo ostinatamente a proporre e anche a perseguire
nella pratica l’idea di una svolta radicale del partito verso i movimenti
di massa, di una rottura con Prodi e con l’Unione e di un serio lavoro
per organizzare quei militanti, soprattutto giovani, che cercano una sinistra
che cambi realmente il mondo e che inevitabilmente subiranno delle amare delusioni
da un governo di centrosinistra.