La piattaforma sindacale della scuola. 
  
  Breve 
  esame critico. Di Giancarlo Benazzi e Michele Corsi. Giugno 2002.
per leggere la piattaforma:
  http://www.cgilscuola.it/contratto02_05/piattaforma2002_2005.htm
La piattaforma sindacale sottoposta a consultazione nella categoria è confusa, debole, sbagliata. Le lavoratrici e i lavoratori devono intervenire nelle varie assemblee per modificarla radicalmente, con ordini del giorno, mozioni, emendamenti, in modo da farne uno strumento utile alla lotta contro un ministro che non ha intenzione di riconoscere alcun ruolo alle organizzazioni sindacali. La controparte che abbiamo di fronte è la più pericolosa e determinata che la nostra categoria abbia conosciuto da molti anni a questa parte. C'è bisogno di una piattaforma sindacale, dunque, nella quale la massa delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola si riconosca, una piattaforma di lotta, una risorsa per una categoria che, con il successo degli scioperi regionali contro i tagli agli organici, ha dimostrato di voler fronteggiare con energia chi vuole affossare la scuola pubblica insieme a chi ci lavora dentro.
Costruire una 
  piattaforma sindacale che sia parte di una più generale vertenza scuola. 
  
  Le "linee guida della piattaforma" varate dagli organismi dirigenti 
  dei sindacati confederali pare non si accorgano che la scuola pubblica è 
  sottoposta ad un fortissimo attacco anche su aspetti di chiara natura sindacale. 
  Non comprendiamo come si possa esigere un "profilo professionale articolato 
  su più figure", per esempio, quando alcune di queste figure stanno 
  per essere spazzate via dalla prima ondata di tagli agli organici (tagli sui 
  progetti contro la dispersione, sull'integrazione di bambini stranieri, ecc.). 
  Domandiamo: abbiamo dato per persa la lotta contro i 35.000 tagli previsti su 
  tre anni? Se è così abbiamo perso senza lottare: su un tema che 
  è nazionale ci sono stati solo alcuni scioperi regionali e dunque assai 
  poco incisivi. Per non parlare delle implicazioni strettamente sindacali della 
  Legge Delega sui cicli: riduzione del tempo scuola, regionalizzazione dei professionali, 
  eliminazione del tempo pieno... O della proposta di modifica degli Organi collegiali, 
  in cui tra le varie cose non si prevede una rappresentanza ATA, che dà 
  forza alle ipotesi più volte avanzate di drastica riduzione se non eliminazione 
  di questo settore di personale. E' tempo che i sindacati si attrezzino per costruire 
  una più generale vertenza scuola insieme a tutti quei soggetti (società 
  civile, studenti, genitori, movimenti spontanei di insegnanti) che si stanno 
  opponendo alle "riforme" in atto. In questa fase è sicuramente 
  prioritaria la battaglia contro la politica scolastica del governo, e la piattaforma 
  contrattuale deve essere uno strumento agile e ampiamente condiviso a sostegno 
  di questa battaglia.
Vogliamo essere 
  consultati
  Chiediamo che la piattaforma che sarà varata dopo questa tornata di assemblee 
  e dopo la riunione nazionale dei direttivi, sia sottoposta a referendum nella 
  categoria, e che anche l'ipotesi di intesa successiva alle trattative con il 
  ministro sia, prima di essere firmata, sottoposta al giudizio vincolante di 
  insegnanti e ATA. Meglio evitare i tragici errori del passato, che hanno visto 
  la categoria in rivolta contro parti significative di contratti firmati (vedi 
  concorsone). Con questa controparte dobbiamo costruire una piattaforma realmente 
  condivisa, che possa mobilitare, e che non sia infarcita di proposte che spingano 
  i lavoratori e le lavoratrici a desiderare inconsciamente che sia la controparte 
  a respingerla.
Carriera e orario
  La piattaforma contrattuale deve essere costituita da pochi punti e chiari, 
  e deve tener conto della particolare natura della controparte con cui ci troviamo 
  a trattare. Non è una controparte interessata alla salvaguardia dei livelli 
  qualitativi della scuola pubblica. Essa punta, in maniera visibile, nella direzione 
  opposta. Appare dunque controproducente aprire delle porte, quando sappiamo 
  che fuori c'è qualcuno che vuole devastarci la casa. La nostra controparte 
  mira ad aumentare l'orario di insegnamento, cercando allo stesso tempo di guadagnare 
  il consenso di una parte di categoria a cui assegnare ruoli e stipendi superiori 
  mediante una qualche riedizione camuffata del concorsone. Indipendentemente 
  da ciò che possiamo pensare riguardo al cosiddetto "appiattimento 
  retributivo" nella scuola e all'orario di servizio di docenti, quel che 
  è certo, è che non è con questa controparte che possiamo 
  prendere l'iniziativa di discutere di questi temi, sapendo già che essa 
  punta solamente al contenimento dei costi attraverso un più intenso sfruttamento 
  del nostro lavoro. Dalla piattaforma sindacale deve dunque sparire qualsiasi 
  riferimento a "carriera" ed "orario" dei docenti, ribadendo 
  invece che non si deve superare il limite di ore vigenti di insegnamento frontale. 
  Il ricorso al lavoro straordinario, tentazione che diverrà crescente 
  permanendo i bassi salari, deve essere disincentivato.
Soldi
  Una piattaforma dovrebbe essere anche un elenco di obiettivi, e il primo che 
  le lavoratrici e i lavoratori della scuola si aspettano è quello relativo 
  agli aumenti salariali. A questo proposito l'obiettivo che ci si prefigge con 
  questa piattaforma appare oscuro alla gran parte dei lettori. I complessi ragionamenti 
  sul "reperimento delle risorse" li lasciamo volentieri alla controparte 
  e la loro definizione alla fase conclusiva della trattativa. Nella piattaforma 
  invece ci deve essere scritto chiaramente, nero su bianco, a quale aumento punta 
  il sindacato. Questa cifra deve rispondere ad un solo criterio: essa deve apparire 
  allo stesso tempo soddisfacente e realisticamente conseguibile da parte della 
  maggioranza della categoria. Noi pensiamo che si attesti in 200 euro di aumento 
  medio netto. Non comprendiamo inoltre l'insistenza, all'interno della piattaforma, 
  sulla "riduzione della durata della progressione economica": aumentare 
  il numero di anni necessari allo "scatto di anzianità" ha il 
  solo ed evidente svantaggio di punire le posizioni intermedie, come in effetti 
  è avvenuto nel passaggio tra gli scatti biennali e gli attuali "gradoni". 
  Ci sfugge la ragione di questa "rivendicazione" autolesionista.
Fondo di istituto
  Prima o poi sarà necessaria una profonda riflessione sul Fondo di Istituto 
  e sulla sua dubbia utilità nel migliorare l'offerta della scuola pubblica 
  e allo stesso tempo ripagare il "lavoro sommerso" di chi dedica più 
  energie alla scuola. Nell'attesa di questa verifica diciamo una cosa molto semplice: 
  non aggiungiamo altre risorse al Fondo di Istituto; tutte le risorse che riusciamo 
  a strappare vanno agli stipendi determinati nazionalmente. L'esperienza, non 
  esaltante dato il quadro normativo, della contrattazione di Istituto ci porta 
  ad aderire alla richiesta presente in Piattaforma di risorse semplificate, certe 
  ed esigibili, ma anche a chiedere che il DSGA che ci ritroviamo davanti come 
  controparte "nei fatti" ad ogni trattativa non partecipi alla attribuzione 
  del Fondo, eliminando così quelle che in alcuni Istituti sono vere e 
  proprie appropriazioni abnormi. Inoltre per affrontare quelle situazioni in 
  cui, ad esempio nelle elementari, il personale ATA ha un potere rivendicativo 
  piuttosto ridotto, chiediamo l'istituzione di meccanismi che garantiscano al 
  personale ATA almeno una quota proporzionale del Fondo.
Funzioni obiettivo 
  e funzioni aggiuntive
  Siamo d'accordo con la piattaforma, ma lo si dovrebbe affermare in maniera molto 
  più incisiva, che le funzioni aggiuntive per il personale ATA sono state 
  un fallimento da ogni punto di vista. Per quanto riguarda le funzioni obiettivo, 
  che hanno ricevuto all'inizio una qualche attenzione in una serie di scuole 
  (mentre in altre sono state accolte con diffidenza o non sono state accolte 
  affatto), si può trarre oggi un bilancio che gran parte della categoria 
  giudica negativamente: in alcuni casi la retribuzione era troppo bassa rispetto 
  al lavoro svolto, in altri era troppa e basta; in ogni caso si è trattato 
  di funzioni svolte con meccanismi che hanno reso arduo verificarne l'effettiva 
  utilità. Infine, a giudicarle negativamente spesso sono quegli stessi 
  colleghi che se ne sono fatti carico.
Area C no, 35 
  ore sì
  La piattaforma prevede l'istituzione di una serie di figure intermedie di lavoratori 
  ATA che dovrebbero andare a comporre l'area C e che avrebbero funzioni e stipendi 
  superiori ai loro colleghi. La creazione di uno strato di "capetti" 
  è mal visto da gran parte del personale ATA poiché esso ha piena 
  coscienza che la misura non aumenterebbe la qualità del servizio, ma 
  risponderebbe al solo scopo di dividere i lavoratori moltiplicando i conflitti. 
  Nella piattaforma dovrebbe invece essere esplicitato in maniera chiara che le 
  35 ore devono essere riconosciute ovunque e in tutte le scuole in maniera automatica, 
  senza cioè farle dipendere dalla contrattazione di scuola.
Conclusione. 
  
  Abbiamo ascoltato dirigenti sindacali che per difendere questa piattaforma utilizzavano 
  argomenti del tipo: "è comunque positivo che ci sia una piattaforma 
  e che questa sia unitaria". L'unità dei vertici sindacali però 
  non può essere pagata con la separazione tra i vertici stessi e la loro 
  base. La prima unità da cercare è quella della categoria e ciò 
  può avvenire solo accogliendone le istanze, le idee e i sentimenti. In 
  secondo luogo: ci interessa un contratto che costituisca una piattaforma per 
  la mobilitazione, perché è questa che è necessaria se non 
  vogliamo essere travolti dalla destra. Una mobilitazione che però sino 
  ad ora è stata troppo incerta, frammentata, esitante. Infine: non all'altezza 
  della sfida che ci è stata lanciata.