DALLA PARTE DEI DETENUTI IN LOTTA
CONTRO IL CARCERE
Comunicato
Trenta anni fa il popolo delle carceri usciva dalle tenebre, irrompeva sulla scena politica del paese e conquistava la parola rompendo il silenzio mortifero e paludoso calato anche sulle galere, dopo la speranza di liberazione seguita alla lotta antifascista di resistenza. Da un universo calunniato, disprezzato, reietto, venne avanti un movimento di lotta: quello dei detenuti che, superando difficoltà inaudite e pagando un costo altissimo in termini di vite umane e secoli di galera, riuscì a rapportarsi con la ricchezza rivoluzionaria del movimento che dal 68 si sviluppò, conquistandosi un ruolo di soggetto della trasformazione sociale.
Quel movimento ha portato a conoscenza di tutti/e le gravissime condizioni che si subivano nelle carceri italiane, ma è riuscito anche a riproporre lattualità rivoluzionaria di una critica alle "istituzioni totali" (carcere, ospedale psichiatrico, ospizio, reclusorio minorile, ecc.). Critica alle "istituzioni totali" come percorso ineludibile e non-secondario nel percorso rivoluzionario, terreno di lotta e critica che è stato forse lelemento più interessante del percorso rivoluzionario degli anni 60 e 70.
Poi, alla stagione di lotte e speranze è seguita quella della sconfitta: repressione e vendetta da parte di chi aveva provata la "grande paura" di perdere il potere; abbandono e rimozione da parte di chi tuttora afferma di praticare un terreno o anche solo unidea di trasformazione. Così il carcere è tornato ad essere luogo "lontano" dove, in assenza di lotta collettiva, proliferano mafiette e piccoli ricatti, differenziazione e individualismo esasperato.
Oggi, il popolo delle carceri tenta di nuovo di alzarsi in piedi e di gridare. Denuncia le terribili condizioni delle carceri e cerca di iniziare con fatica un cammino. Ma le difficoltà sono tante:
Allinterno: la realtà carceraria è disgregata e succube del meccanismo premi/ricatti,
allesterno: di nuovo sordità del ceto politico che come allora cerca di cavalcare la sottocultura fascista e forcaiola della piccola borghesia costruendo "mostri" e strillando "galera..galera"; di nuovo silenzio della stampa; di nuovo tentativo di alcuni strani corvi politici di cavalcare la lotta dei detenuti stravolgendone significato e obiettivi; e purtroppo ancora scarso entusiasmo da parte del movimento nel sostenere la lotta dei detenuti. Eppure i detenuti ce lhanno detto chiaro e forte: "da soli non possiamo farcela! Insieme forse possiamo vincere!"
E necessario stare tutti e tutte dalla parte dei detenuti in lotta ed è urgente portare in piazza la nostra fattiva solidarietà a sostegno della lotta dei detenuti e per labolizione di tutte le galere. IL TEMPO E FINITO! Lì dentro non si può più attendere!
"...Si immagini un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengono tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso" (Primo Levi)
"...la sensazione che ti esploda la testa... la sensazione che ti spappolino le capacità associative... la sensazione che la cella si muova... non si riesce a capire perché si tremi, si geli... la sensazione di diventare muti. Si scrive due righe; alla fine della seconda non si ricorda più linizio della prima... La sensazione di andare in cenere dentro. La chiara sensazione di non avere più alcuna possibilità di sopravvivenza..." (da una lettera di Ulrike Meinhof dal carcere)
Tutte e tutti lunedì 1° dicembre ritroviamoci sotto Rebibbia - via Brandizzi angolo via Tiburtina - dalle ore 19 in poi per scagliare musica e parole contro le mura del carcere.
la redazione della trasmissione "Memoria e Libertà"