Comunicato dei detenuti di REBIBBIA in lotta
A tutti i detenutiDa oltre un mese il carcere e i suoi problemi sono tornati allattenzione dellopinione pubblica.
Questo risultato non è dovuto al buon cuore di giornalisti e uomini politici, bensì al fatto che nei tre carceri di Rebibbia e in almeno altri dieci di varie regioni dItalia, è iniziata una piccola ma significativa mobilitazione con il cosiddetto "sciopero del carrello". Per essere ancora più precisi dobbiamo dire che soltanto lesistenza di questa piccola lotta ha spinto uomini politici e mass-media ad interessarsi dei nostri problemi.
Siamo riusciti a far pronunciare a nostro favore persino le persone che dirigono il Ministero di Grazia e Giustizia come Margara e Flick.
Anche giornali e riviste che solitamente trattavano i problemi dei detenuti con un linguaggio forcaiolo, hanno dovuto pian piano modificare il loro atteggiamento riconoscendo il carattere civile dei nostri obiettivi. Anche il mondo della Chiesa (e le sue riviste come Famiglia Cristiana) ci hanno espresso il loro completo sostegno.
Fuori dal carcere, molti centri sociali giovanili, alcuni parlamentari e uomini di cultura ed alcune associazioni del volontariato, si sono adoperate organizzando conferenze stampa, sit-in e persino concerti. Lo stesso continueranno a fare nei prossimi giorni.
Il problema che si pone per noi è allora molto semplice: in quali forme continuare la nostra lotta visto che se molliamo adesso nessuno prendera in considerazione i problemi del carcere prima della fine di questa legislatura (ossia prima dellaprile del 2000)???
Per mantenere un livello discreto di mobilitazione almeno fino a Dicembre, noi avevamo proposto una sciopero dei lavoranti di due giorni per ogni settimana, accompagnato dalle altre forme di protesta come le battiture, la revoca degli avvocati, ecc.
Alcuni detenuti lavoranti nostri amici, che affermavano di parlare anche a nome di altri, sabato 8, durante una riunione, hanno insistito per uno sciopero ad oltranza.
La "mediazione" che si è trovata è stata quella di proporre una settimana di sciopero dal 17 al 22 novembre per poi fare il punto della situazione, verificare la rispondenza delle altre carceri e del mondo esterno e rilanciare con leventuale proposta di una scadenza comune a tutte le carceri dItalia da tenersi entro Dicembre.
A quanto ci dicono i nostri amici, in alcuni bracci vi è notevole senso di paura che fa rifiutare lidea di partire con una settimana di mobilitazione. A ciò si aggiunge il lavoro antisciopero che sta svolgendo qualche nostro ex amico.
Noi siamo consapevoli che in quanto detenuti siamo tutti sottoposti a mille piccoli ricatti quotidiani, ma ripetiamo che soltanto la mobilitazione di rebibbia e delle altre carceri puo permettere di conquistare quelle importanti riforme di cui parliamo da tanti anni.
anzi, soltanto se raggiungiamo alcuni di questi importanti obiettivi, avremo la forza per ulteriori e importanti battaglie come quella per la riforma generale del codice penale.
Nessuno deve illudersi che in assenza della lotta il mondo politico riformerà in senso positivo il carcere, così come dimostra la storia degli ultimi 7 anni durante i quali tutte le riforme sono state in senso restrittivo.
Certamente anche un eventuale abbandono della mobilitazione da parte di Rebibbia N.C., per quanto dannoso possa essere, non potrà impedire agli altri carceri di Roma, del Lazio e delle altre regioni di proseguire verso quei piccoli obiettivi che ormai tutti conosciamo.
Certo sarebbe un po troppo incoerente abbandonare unimportante protesta che, per quanto sia stata spontanea e disorganizzata, ha comunque avuto dei riflessi positivi, e certamente la coscienza di ciascuno di noi è abbastanza matura per rifiutare i tanti piccoli ricatti quotidiani e legarsi sempre di più agli altri nel proseguimento della mobilitazione.
Ricordiamo gli obiettivi della lotta:
Un condono generalizzato di almeno tre anni;
Lapplicazione migliorata ed immediata della Legge Simeoni;
La depenalizzazione dei reati minori;
La liberazione immediata dei detenuti afflitti da malattie incompatibili con la detenzione in carcere;
Labolizione dellart. 4 bis che esclude migliaia di detenuti dalle misure alternative;
Espulsione a metà pena dei detenuti stranieri (che vengono espulsi ugualmente una volta scontata per intero la condanna)
Rebibbia 11 novembre 1997
I detenuti in lotta di Rebibbia N.C.