LA SINISTRA SIAMO NOI!

Appello firmato da :

Act Up-Paris. Sans-papiers de Saint-Bernard. Syndicat de la magistrature. Gisti. Mouvement Français pour le Planning Familial. Fédération des Tunisiens pour une Citoyenneté des deux Rives (FTCR). Marie Pas Claire. Mouvement des Signataires. Le Bus des Femmes. Les Nanas Beurs. CIRC (Collectif d'Information et de Recherche Cannabique). CABIRIA (Collectif Olympio). Réunir pour Innover. PASTT (Prévention Action Santé auprés des Transsexuels et Travestis). Journal Vacarme. SOS-Homophobie. 13 Actif. Autosupport Banlieue. FASTI. Sourds en colère. Témoignage Chrétien. SAS. REAS. Produits Bruts. Instants Chavirés. SUD-Culture. Association Africa. Les Périphériques vous parlent. Politis. Ensemble avec les sans papiers (XIXème). Coordination des Professionnels du Spectacle et de l'Audio-Visuel de Grenoble. AGORA. La Compagnie L'Inconvénient des Boutures. Les Taties Flingueuses. Collectif du serveur web des sans-papiers. Action Citoyenne. RADIS. Cedetim. Groupe Bastille. Centre du Théâtre de l'Opprimé. Collectif Cris de Femmes. MAKI (Mouvement pour une Alternative des Karibéyen dans l'Immigration). CFDT-Sycopa. Collectif Egalité. Alternative Citoyenne. Les amis de Témoignage Chrétien, Vallée de l'Arves.

"La sinistra ufficiale non vincerà le elezioni senza di noi. Perché siamo la sinistra reale. Siamo la sinistra che lotta e ha sempre lottato per le proprie condizioni di vita e per quelle di tutti. Per gli immigrati, i disoccupati, gli omosessuali, le donne, i senza tetto, i sieropositivi, i tossici, i detenuti; per tutte le persone che subiscono quotidianamente lo sfruttamento, la repressione, la discriminazione.

Siamo la sinistra che ha manifestato nel Dicembre '95 per difendere il welfare state e il servizio pubblico, quella che sostiene i sans papiers e manifesta contro le leggi Debré, che difende i precari dello spettacolo, che si oppone all'estrema destra nelle strade di Strasburgo; la sinistra che cammina contro la disoccupazione di quasi 5 milioni di persone in Francia, che fa sciopero quando si chiude la fabbrica di Vilvorde.

Ovunque, abbiamo reinvestito lo spazio lasciato vuoto da coloro che hanno smesso di rappresentarci. Ovunque, abbiamo lavorato per colmare i buchi lasciati dalle politiche governative sempre più inadatte.

Se la sinistra ufficiale vuole veramente costruire un'Europa politica e sociale, se vuole porre fine ad una politica iniqua dell'immigrazione, se vuole lottare contro la disoccupazione, organizzare la solidarietà con i paesi del Sud, condurre una politica di lotta contro l'AIDS per tutte le persone ammalate, ridare la priorità all'Educazione e alla Cultura, riconoscere che la repressione contro la tossicomania deve lasciare lo spazio ad una politica della riduzione del danno, deve dimostrarlo.

Se la sinistra ufficiale non lo vuole, faremo di tutto per costringerla a volerlo, perché siamo un'opposizione reale. Come i nostri rispettivi impegni ci insegnano, dobbiamo scegliere fra coloro ai quali vogliamo parlare e possiamo parlare e coloro ai quali non si può neanche più parlare, tanto infrequentabili sono diventati.

Siamo elettori di sinistra, però non vogliamo più esserlo per mancanza di meglio."


LA SINISTRA SIAMO NOI!

E ci permettiamo di insistere:

La sinistra deve vincere le elezioni. Cioè la destra deve perderle. Occorre aspettarsi il peggio da quelli che parlano "del frigorifero" (NdT. Riferimento alle dichiarazioni di Debré durante la campagna elettorale, vedi Cronologia fase 2, mese di Aprile '97) quando si parla di "ospitalità" o che evocano "il cattivo grasso" (NdT. Riferimento alle dichiarazioni di Juppé a proposito del sciopero degli agenti del servizio pubblico) quando si difende il servizio pubblico. È la minore delle motivazioni. È anche la più urgente.

C'è un motivo più positivo: la sinistra ufficiale sa ogni tanto superare i suoi limiti, basta costringerla. Era il senso della nostra manifestazione gioiosamente minoritaria del Sabato 17 maggio. Era l'obiettivo del forum successivo, in cui abbiamo interpellato Verdi, PCF, MDC e PS su alcuni punti ai quali teniamo particolarmente, che abbiamo cercato invano nei loro programmi.

Alle nostre sollecitazioni, i Verdi, malgrado il rifiuto dei loro alleati elettorali, si sono dichiarati favorevoli all'abrogazione della legge del 1970, che criminalizza i consumatori di droghe. Il PCF, più abituato a difendere i lavoratori, vuole che i disoccupati siano rappresentati nelle istanze amministrative e paritarie. Il MDC, teoricamente contrario alle identità infrarepubblicane, si impegna a difendere i diritti dei transessuali. Quanto al PS, anche se ha votato le leggi Joxe, esso desidera ora a ridefinire totalmente le ordinanze del 1945 relative all'immigrazione. I quattro delegati, senza eccezioni, si sono impegnati alla creazione di un contratto d'unione sociale che permette agli omosessuali il riconoscimento della loro coppia. Così, quando la sinistra ufficiale è spinta, essa sa rompere la cortesia delle alleanze consensuali e, ogni tanto, fare il bilancio dei suoi errori governativi.

 

Però occorre spingerla. Non c'è più, oggi, immaginazione né audacia proprie della sinistra ufficiale. C'è, al massimo, un assenso tardivo e quasi vergognoso alle esigenze della sinistra reale. Se nessuno dei quattro delegati ha omesso di impegnarsi per una regolarizzazione dei sans papiers, i criteri restano tuttavia restrittivi, approssimativi e variabili: si tratterà dei criteri dei mediatori di S.Bernard, allargati ,per i Verdi, diminuiti, per il PS, o rinegoziati con coloro che se ne trovano esclusi, per il PCF; la figura del clandestino, malgrado sia stata distrutta dai sans papiers in lotta; si aggira ancora nei discorsi.

La sinistra ha bisogno di noi. Lo sa senza dubbio quando accetta di incontrarci. Però sbaglia quando crede che avrà solo da rispondere agli interessi settoriali di coloro che lavorano sul campo sociale e da proporre solo un catalogo di misure palliative. La sinistra ufficiale non sembra mai voler lasciare la sua rassegnazione ad accettare le "evoluzioni in corso". Questa rassegnazione prende il nome di "avere sotto controllo" per coloro che governano e ciò non la rende più accettabile. La sinistra sbaglia quando fa suoi i principi canonici che la mantengono sul terreno della destra - obbedire alla versatilità dei mercati, sacralizzare i grandi equilibri contabili, precedere la fobia securitaria prestata all'opinione pubblica. La sinistra si sbaglia infatti quando ci chiede di interiorizzare il suo realismo mentre sta ad essa interiorizzare le nostre realtà. È questa prospettiva che si tratta di rovesciare. È su questo che durante i diversi incontri con i suoi rappresentanti abbiamo incontrato le resistenze più forti. Però è qui che dobbiamo far saltare i freni per ricostruire una vera logica di sinistra.

Ciò che la realtà esige oggi, è per esempio la depenalizzazione dell'uso delle droghe. La sinistra deve capire che la repressione della tossicomania espone i consumatori di droghe alle epidemie di AIDS e di epatite C. Deve lasciare alla destra la preoccupazione enfatica di "lottare contro la droga" e agli psichiatri la certezza che la tossicomania è una patologia: l'unico risultato concreto di questa politica, non è la sparizione dei traffici, bensì l'incarceramento dei consumatori, la clandestinità della "pera", la assunzione di un rischio forzato; è anche, quando uno è malato, l'impossibilità di accedere alle cure indispensabili. La sinistra ha di meglio da fare che "lottare contro la droga"; deve abolire la legge del 31 Dicembre 1970 e riconoscere che la salute e la libertà della gente importano più delle fobie securitarie prestate all'opinione pubblica.

Così, la sinistra non ha da "lottare contro l'immigrazione clandestina". Essa sa che la repressione delle "entrate illegali" non ha alcun altro effetto che di creare clandestini e nessun'altra ambizione che di impedire l'accesso al territorio francese e la sistemazione in Francia dei stranieri. Essa sa che la chiusura delle frontiere è solo un dogma di destra, un ritornello poliziesco che finisce sempre male: nei campi di custodia, nella stiva di un charter, contro la porta rotta di una chiesa. Essa deve ammettere, per realismo il principio di libertà di circolazione: visto che non potrebbe impedire l'immigrazione - è impossibile e stupido - deve dare diritti ai migranti. E non solo il diritto al ribasso del lavoratore stagionale, né il diritto provvisorio dell'autorizzazione di soggiorno: bensì il diritto di sistemarsi, di votare, di esistere in un modo diverso dalla subalternità.

Questo ci guida verso il terzo esempio.

La sinistra ufficiale, oggi, balbetta che vuole "lottare contro la disoccupazione" e si esaurisce a cercare i mezzi di un ritorno ad una mitica piena occupazione. Così, non sa vedere il valore prodotto fuori dell'occupazione; le altre forme di lavoro oltre quella sacralizzata dal salariato tradizionale. "Lavoro" contro "Disoccupazione": a stare nella logica di questa vecchia alternativa, la sinistra ufficiale non sa che farsene dei precari, del lavoro interinale, dei lavoratori autonomi; di queste forme di lavoro più sfumate, fluide, fragili rispetto al lavoro classico, e non tanto lontane della disoccupazione che ne sarebbe la soluzione.

Non è casuale se, a Parigi, 10.000 persone che hanno diritto al RMI si dichiarino "artisti": le categorie del pensiero economico e dell'assistenza sociale sono talmente strette che dobbiamo inventarne altre. Ciò che bisogna inventare, di fatto, è un reddito garantito ed incondizionale, che non sia più necessariamente legato ad un lavoro: una garanzia sociale che apra la possibilità di rifiutare la corsa ai lavori part-time imposti, ai lavori precari e all'umiliazione delle domande di assistenza sociale; un diritto senza condizioni, perché le nostre vite non sono digressive.

Si tratta solo di esempi. Tutti sono tuttavia sottesi da un principio che la sinistra, se vuole veramente lavorare con noi, deve fare suo senza aspettare: il principio di incondizionalità. Parlare di diritti incondizionali, non è proporre rivendicazioni estremiste: è rovesciare la logica che vorrebbe che si inizi per rinunciare, che si definiscano limiti prima di aver affermato ciò che crediamo giusto. È rifiutare di essere ragionevoli, se la ragione consiste nell'assumere abitudini e vecchie manie per le costrizioni definitive del reale. Non scusarsi di ciò che vogliamo, in nome di quello che c'è, e che si può cambiare. Parlare di diritti incondizionali, è posizionarsi, quindi, presso coloro che una politica con condizioni, una politica ostaggio della sua propria freddezza, lascia di sicuro da parte: quella percentuale di sans papiers che non corrispondono ai criteri dei mediatori, i malati di AIDS per i quali le triterapie non funzionano, coloro che preferiscono vivere con il RMI piuttosto che lavorare venti ore alla settimana per guadagnare 500 FF in più, i tossici che non vogliono smettere per diventare i "buoni" malati che gli altri vorrebbero...

A rifiutare la misura dei cambiamenti che esigiamo da essa, a volerci limitare ad una "sinistra sociale" che avrebbe solo domande da fare (come ha fatto J.C. Cambadélis - NdT, ex trostkista passato nel PS e che fa parte della "sinistra" del PS - in un'articolo di Le Monde con il titolo "Siamo tutti la sinistra"), la sinistra ufficiale ha tutto da perdere, compreso le elezioni. Che le vinca o no, saremo presenti per porre ad essa gli stessi problemi, formulare le stesse esigenze, e costringere così cittadini ed eletti a costruire insieme un progetto volontarista che preveda le catastrofi invece di esaurirsi a limitarne i danni. Siamo la sinistra perché la facciamo. E ci permettiamo di insistere.

"La sinistra siamo noi" è nato da un appello firmato da una quarantina di associazioni, raggiunte da centinaia di individui. "La sinistra siamo noi", non è un'organizzazione, ne una semplice lista di firmatori: è un nuovo rapporto fra ciò che ci è convenuto chiamare "il movimento sociale" e i partiti di sinistra. Questo rapporto appartiene a quelli che vorranno impadronirsene.


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