Umanità Nova, n.1 del 17 gennaio 2010, anno 90

Bel lAvoro


A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
bel-lavoro@federazioneanarchica.org

Barricate alla VoiCity (ex Omnia) di Milano

Al call center Omnia (ora VoiCity) di Via Breda a Milano da un anno gli stipendi vengono evidentemente considerati un optional, un qualcosa che si elargisce quando proprio non se ne può più fare a meno, questa pare sia la filosofia aziendale. Ma i lavoratori non sono di questo parere e considerano invece lo stipendio un diritto del quale non si può fare assolutamente a meno, tanto è vero che, nel recente passato, hanno avuto più di una occasione per  dimostrare con i fatti il loro punto di vista. Ma evidentemente alla azienda non è bastato.
Di fronte all'ennesimo ritardo nel pagamento degli stipendi (ormai 2 mesi) e con la dirigenza che si rifiutava di incontrare i lavoratori in assemblea, nel pomeriggio del 5 gennaio i dipendenti, con il chiaro obbiettivo di impedire ai manager di lasciare l'azienda, hanno bloccato gli accessi al fabbricato e la sbarra del parcheggio, accumulandovi contro  tavoli, sedie, cassonetti e tutto quanto poteva servire alla bisogna. Si sono procurati anche uova da tirare contro le vetrate dell'edificio, mentre i cassonetti venivano utilizzati come tamburi provocando un frastuono assordante.
La cosa è andata avanti per le lunghe, finché solo nel tardo pomeriggio l'arrivo della Digos ha "convinto" i dirigenti ad incontrarsi con l'assemblea: un confronto che, al di là delle solite promesse, non ha risolto la situazione.
In un confronto in diretta, in occasione della trasmissione "anno zero" di Santoro, all'avvertimento del sotto segretario leghista Castelli: "Attenzione che il vostro si configura come un reato di sequestro di dirigenti" – la risposta del portavoce dei lavoratori è stata immediata – "Sono loro che hanno sequestrato i nostri stipendi".

Francia: processo d'appello per sei operai della Continental

Mercoledì 13 gennaio si è aperto dinanzi al Tribunale di Amiens il processo di appello per sei lavoratori della Continental di Clairoix, già condannati in primo grado dal Tribunale di Compiègne a pesanti pene detentive e pecuniarie per fatti che si svolsero nella scorsa primavera e durante i quali gli operai (i Contis, come si definiscono) manifestarono tutta la loro collera davanti alla prospettiva della chiusura dello stabilimento ed il licenziamento per 1.120 di loro.
Nell'occasione – è bene ricordarlo – il Tribunale rispolverò la vecchia legge "Anticasseurs" che introduce il principio della responsabilità collettiva, cosa che consente di emettere una condanna non tanto per il fatto di avere effettivamente commesso un reato, solo per  avere partecipato a quella manifestazione. Contro la prima condanna si sono già da tempo mobilitati tutti i colleghi e lo stesso si stanno preparando a fare sia per il processo di Amiens, sia per protestare contro queste norme liberticide. Da mesi infatti sono state promosse iniziative di contro informazione in tutto il paese. Il 13 gennaio ha luogo una manifestazione dalla stazione ferroviaria fino verso il Palais de justice.

La lotta vince a Brembio

30 Dicembre 2009, Brembio (Lodi): è in scadenza l'appalto assegnato dalla Fiege Borruso (logistica alimentare) alla cooperativa RSZ, alla quale subentrerà un'altra cooperativa, la UCSA, che il 16 dicembre ha concluso un "vantaggioso" accordo con CGIL e CISL, sulla base del quale l'orario passerà da 40 a sole 24 ore settimanali e la paga calerà a 5 euro all'ora, ma non per tutti. Dei 68 lavoratori solo una quarantina rimarrà in loco, mentre per gli altri il nuovo posto di lavoro sarà a 50 Km di distanza: come dire, l'anticamera del licenziamento!
Ma i lavoratori organizzati dallo Slai Cobas, non ci stanno. Il 30, sin dalla prima mattina, picchettano l'entrata della Fiege Borruso, impedendo l'entrata e l'uscita degli autotreni. Intervengono PS e carabinieri ma i lavoratori sono determinati a difendersi e non mollano, finché, a sera,  i difensori dell'ordine li manganellano brutalmente: 7 feriti, di cui 4 dovranno ricorrere al pronto soccorso. Un rappresentante dello Slai Cobas ed un lavoratore albanese, arrestati, trascorrono la notte in galera e verranno processati il prossimo 23 febbraio per resistenza e lesioni. Parte il tam tam e la mattina del 4 Gennaio circa 200 persone sono presenti al nuovo picchetto! Il 5 gennaio la UCSA cala le braghe e offre l'assunzione per tutti: 40 dal 1 gennaio, gli altri 28 dal giorno 11, con un contratto multi servizi della categoria commercio e 900 euro al mese per 40 ore settimanali, contro i circa 516 per 24 ore offerti inizialmente. CGIL e CISL si accodano, miseramente sconfitte.

Yamaha licenzia... senza "cassa integrazione"

Alla Yamaha lavorano in tutto 220 lavoratori circa, comprensivi di operai, impiegati, disegnatori progettisti e dirigenti, con due tipologie di contratto nazionale: circa 150 sono inquadrati con il contratto del commercio, mentre sessantasei sono metalmeccanici. L'azienda, situata a Lesmo, a un chilometro circa dalla residenza di quel noto "signore" di Arcore, è la famosa casa costruttrice di moto guidate da Valentino Rossi, vincitore di molti mondiali.
Nel novembre dell'anno appena trascorso da parte dell'azienda è stata data improvvisamente comunicazione della decisione del gruppo giapponese di chiudere la produzione in Italia, trasportandola in Spagna.
Questo significa, come effetto immediato, il licenziamento dei 66 operai addetti alla lavorazione.
Per gli altri dipendenti si parla di altri due anni di permanenza.
Ma la cosa più cinica da parte dell'azienda è stata quella che, per non dichiarare lo stato di crisi, di rifiutare anche la copertura, prevista per legge, della cassa integrazione per i licenziati. I lavoratori si sono immediatamente attivati con scioperi, mobilitazioni, presidi-occupazione e, in segno di protesta, 4 operai sono saliti sul tetto dello stabilimento, decisi a non scendere fino a quando non otterranno il risultato minimo della "cassa integrazione".
Anche il centro sociale "Boccaccio" di Monza ha portato, a suon di musica, la sua solidarietà. La casa motociclistica ha ceduto sugli "ammortizzatori sociali".
Ora si sta trattando per la reindustrializzazione: si spera nel passaggio alla produzione di auto elettriche.

Genova: gli operai della Fincantieri occupano la sede per il non pagamento del "premio"

La direzione degli stabilimenti della Fincantieri di Sestri Ponente, La Spezia, Ancona nelle giornate del 14 e 15 dicembre 2009 ha dato comunicazione, attraverso i sindacati, che sarà bloccata l'erogazione del premio di fine dicembre (600 euro) e di gennaio (150 euro) previsto dagli accordi sottoscritti.
Immediatamente i lavoratori sono scesi in sciopero e alcune centinaia di operai sono usciti in strada a Genova Sestri, bloccando la strada in entrambi i sensi di marcia, provocando forte ripercussioni anche sull'autostrada A10.
Una delegazione di lavoratori è stata ricevuta dal prefetto di Genova, ma, di fronte alla risposta negativa dell'azienda, gli operai hanno deciso di tornare a occupare lo stabilimento.
Il responsabile del personale Sandro Scarpone ci ha tenuto a sottolineare: "Qui, a fronte di un 'premio', precisiamo, un salario aggiuntivo (750 euro lordi) si blocca una città… Il modo migliore di difendere il cantiere è essere efficienti e competitivi."
I lavoratori hanno trascorso la notte nella palazzina della direzione occupata, dove anche alcuni dirigenti sono rimasti all'interno.
I sindacati si sono affrettati a dichiarare: "Non si è trattato di un sequestro!"

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