A cura della Commissione Lavoro della Federazione Anarchica Milanese
bel-lavoro@federazioneanarchica.org
Al call center Omnia (ora VoiCity) di Via Breda a Milano da un anno
gli stipendi vengono evidentemente considerati un optional, un qualcosa
che si elargisce quando proprio non se ne può più fare a
meno, questa pare sia la filosofia aziendale. Ma i lavoratori non sono
di questo parere e considerano invece lo stipendio un diritto del quale
non si può fare assolutamente a meno, tanto è vero che,
nel recente passato, hanno avuto più di una occasione per
dimostrare con i fatti il loro punto di vista. Ma evidentemente alla
azienda non è bastato.
Di fronte all'ennesimo ritardo nel pagamento degli stipendi (ormai 2
mesi) e con la dirigenza che si rifiutava di incontrare i lavoratori in
assemblea, nel pomeriggio del 5 gennaio i dipendenti, con il chiaro
obbiettivo di impedire ai manager di lasciare l'azienda, hanno bloccato
gli accessi al fabbricato e la sbarra del parcheggio, accumulandovi
contro tavoli, sedie, cassonetti e tutto quanto poteva servire
alla bisogna. Si sono procurati anche uova da tirare contro le vetrate
dell'edificio, mentre i cassonetti venivano utilizzati come tamburi
provocando un frastuono assordante.
La cosa è andata avanti per le lunghe, finché solo nel
tardo pomeriggio l'arrivo della Digos ha "convinto" i dirigenti ad
incontrarsi con l'assemblea: un confronto che, al di là delle
solite promesse, non ha risolto la situazione.
In un confronto in diretta, in occasione della trasmissione "anno zero"
di Santoro, all'avvertimento del sotto segretario leghista Castelli:
"Attenzione che il vostro si configura come un reato di sequestro di
dirigenti" – la risposta del portavoce dei lavoratori è stata
immediata – "Sono loro che hanno sequestrato i nostri stipendi".
Mercoledì 13 gennaio si è aperto dinanzi al Tribunale
di Amiens il processo di appello per sei lavoratori della Continental
di Clairoix, già condannati in primo grado dal Tribunale di
Compiègne a pesanti pene detentive e pecuniarie per fatti che si
svolsero nella scorsa primavera e durante i quali gli operai (i Contis,
come si definiscono) manifestarono tutta la loro collera davanti alla
prospettiva della chiusura dello stabilimento ed il licenziamento per
1.120 di loro.
Nell'occasione – è bene ricordarlo – il Tribunale
rispolverò la vecchia legge "Anticasseurs" che introduce il
principio della responsabilità collettiva, cosa che consente di
emettere una condanna non tanto per il fatto di avere effettivamente
commesso un reato, solo per avere partecipato a quella
manifestazione. Contro la prima condanna si sono già da tempo
mobilitati tutti i colleghi e lo stesso si stanno preparando a fare sia
per il processo di Amiens, sia per protestare contro queste norme
liberticide. Da mesi infatti sono state promosse iniziative di contro
informazione in tutto il paese. Il 13 gennaio ha luogo una
manifestazione dalla stazione ferroviaria fino verso il Palais de
justice.
30 Dicembre 2009, Brembio (Lodi): è in scadenza l'appalto
assegnato dalla Fiege Borruso (logistica alimentare) alla cooperativa
RSZ, alla quale subentrerà un'altra cooperativa, la UCSA, che il
16 dicembre ha concluso un "vantaggioso" accordo con CGIL e CISL, sulla
base del quale l'orario passerà da 40 a sole 24 ore settimanali
e la paga calerà a 5 euro all'ora, ma non per tutti. Dei 68
lavoratori solo una quarantina rimarrà in loco, mentre per gli
altri il nuovo posto di lavoro sarà a 50 Km di distanza: come
dire, l'anticamera del licenziamento!
Ma i lavoratori organizzati dallo Slai Cobas, non ci stanno. Il 30, sin
dalla prima mattina, picchettano l'entrata della Fiege Borruso,
impedendo l'entrata e l'uscita degli autotreni. Intervengono PS e
carabinieri ma i lavoratori sono determinati a difendersi e non
mollano, finché, a sera, i difensori dell'ordine li
manganellano brutalmente: 7 feriti, di cui 4 dovranno ricorrere al
pronto soccorso. Un rappresentante dello Slai Cobas ed un lavoratore
albanese, arrestati, trascorrono la notte in galera e verranno
processati il prossimo 23 febbraio per resistenza e lesioni. Parte il
tam tam e la mattina del 4 Gennaio circa 200 persone sono presenti al
nuovo picchetto! Il 5 gennaio la UCSA cala le braghe e offre
l'assunzione per tutti: 40 dal 1 gennaio, gli altri 28 dal giorno 11,
con un contratto multi servizi della categoria commercio e 900 euro al
mese per 40 ore settimanali, contro i circa 516 per 24 ore offerti
inizialmente. CGIL e CISL si accodano, miseramente sconfitte.
Alla Yamaha lavorano in tutto 220 lavoratori circa, comprensivi di
operai, impiegati, disegnatori progettisti e dirigenti, con due
tipologie di contratto nazionale: circa 150 sono inquadrati con il
contratto del commercio, mentre sessantasei sono metalmeccanici.
L'azienda, situata a Lesmo, a un chilometro circa dalla residenza di
quel noto "signore" di Arcore, è la famosa casa costruttrice di
moto guidate da Valentino Rossi, vincitore di molti mondiali.
Nel novembre dell'anno appena trascorso da parte dell'azienda è
stata data improvvisamente comunicazione della decisione del gruppo
giapponese di chiudere la produzione in Italia, trasportandola in
Spagna.
Questo significa, come effetto immediato, il licenziamento dei 66 operai addetti alla lavorazione.
Per gli altri dipendenti si parla di altri due anni di permanenza.
Ma la cosa più cinica da parte dell'azienda è stata
quella che, per non dichiarare lo stato di crisi, di rifiutare anche la
copertura, prevista per legge, della cassa integrazione per i
licenziati. I lavoratori si sono immediatamente attivati con scioperi,
mobilitazioni, presidi-occupazione e, in segno di protesta, 4 operai
sono saliti sul tetto dello stabilimento, decisi a non scendere fino a
quando non otterranno il risultato minimo della "cassa integrazione".
Anche il centro sociale "Boccaccio" di Monza ha portato, a suon di
musica, la sua solidarietà. La casa motociclistica ha ceduto
sugli "ammortizzatori sociali".
Ora si sta trattando per la reindustrializzazione: si spera nel passaggio alla produzione di auto elettriche.
La direzione degli stabilimenti della Fincantieri di Sestri Ponente,
La Spezia, Ancona nelle giornate del 14 e 15 dicembre 2009 ha dato
comunicazione, attraverso i sindacati, che sarà bloccata
l'erogazione del premio di fine dicembre (600 euro) e di gennaio (150
euro) previsto dagli accordi sottoscritti.
Immediatamente i lavoratori sono scesi in sciopero e alcune centinaia
di operai sono usciti in strada a Genova Sestri, bloccando la strada in
entrambi i sensi di marcia, provocando forte ripercussioni anche
sull'autostrada A10.
Una delegazione di lavoratori è stata ricevuta dal prefetto di
Genova, ma, di fronte alla risposta negativa dell'azienda, gli operai
hanno deciso di tornare a occupare lo stabilimento.
Il responsabile del personale Sandro Scarpone ci ha tenuto a
sottolineare: "Qui, a fronte di un 'premio', precisiamo, un salario
aggiuntivo (750 euro lordi) si blocca una città… Il modo
migliore di difendere il cantiere è essere efficienti e
competitivi."
I lavoratori hanno trascorso la notte nella palazzina della direzione
occupata, dove anche alcuni dirigenti sono rimasti all'interno.
I sindacati si sono affrettati a dichiarare: "Non si è trattato di un sequestro!"