Umanità Nova, n.2 del 24 gennaio 2010, anno 90

La resistenza continua


Sabato 9 gennaio, Susa.
Sembra che questa volta arrivino davvero. Dopo mesi di finte, proroghe e giochi di ruolo, i sondaggi preliminari alla progettazione della Torino Lione sono ai blocchi di partenza. Alcune centinaia di persone, sotto gli occhi di digos e polizia che controllano da lontano, piazzano una baracchetta di lamiera all'interno dell'autoporto di Susa, dove è previsto uno dei 91 sondaggi decisi dall'Osservatorio sul Tav. È nato il presidio permanente di Susa. Si fa a turno, giorno e notte, il termometro sotto zero davanti ai fuochi dei bidoni, a presidiare il territorio.
Il presidio viene dedicato alla memoria di Raoul Maiero e Alessio Meyer, due No Tav di recente scomparsi.

Martedì 12 gennaio, Susa.
Gli osservatori No Tav segnalano continui movimenti di truppe tra Torino e Susa, dove, come nel 2005, l'hotel Napoleon segna il tutto esaurito. Gli uomini in blu dormono al caldo.
Circa trecento persone aspettano l'arrivo della trivella. Ma l'attesa questa volta è vana. La polizia non attacca il presidio, ma si limita ad annunciare denunce per occupazione. Il presidente dell'Osservatorio, Mario Virano, fa spallucce e dichiara che non farà la guerra per un solo sondaggio. Il presidio viene mantenuto e diventa punto di riferimento per le iniziative in Valle. Il giorno successivo, i vari organi di informazione si lasciano andare allo sfottò più volgare, paragonando il presidio di Susa alla fortezza, dove il tenente Drogo attende inutilmente l'arrivo dei nemici.

Martedì 12 / venerdì 15 gennaio, Collegno.
Con enorme dispiego di uomini e mezzi vengono piazzate due trivelle all'interno dell'autoporto di Orbassano, un altro paio nell'area della discarica di Basse di Stura e una alla stazione di Collegno. La notizia arriva al presidio di Susa. Parte un appello a recarsi alla stazione di Collegno. Alcuni No Tav, convinti della necessità di moltiplicare ed estendere le iniziative di resistenza sul territorio, si mettono subito in moto. Nonostante le centinaia di poliziotti e carabinieri il numero di manifestanti cresce nel corso della giornata: davanti alla stazione arriva un gazebo, un paio di bidoni, le prime cataste di legna. Alle 17,30 un'assemblea decide la nascita del primo presidio permanente nell'area metropolitana di Torino.
Per quattro giorni e tre notti alla stazione di Collegno si sono dati il cambio: i torinesi di No Tav Autogestione, dell'Osservatorio Ecologico, del Comitato di corso Marche, oltre al Comitato di Pianezza, ai ragazzi di antitav action di Collegno, gli studenti del Politecnico, di Agraria, e delle superiori di Torino.
Gli operai della RCT del gruppo Trevi hanno lavorato circondati da carabinieri, poliziotti e finanzieri in tenuta antisommossa a loro volta assediati da un numero crescente di manifestanti.
I media hanno gridato vittoria (cinque a uno), ma in valle come a Torino è stato dimostrato che le uniche ragioni dei Si Tav sono quelle della forza e, con la forza bruta, la militarizzazione di intere città e paesi, l'imposizione con blindati e manganelli, non faranno molta strada.
Se per fare un buchetto devono impiegare 1000 uomini in armi gli servirà l'esercito per impiantare i primi cantieri.
In quattro giorni, intorno ai fuochi del presidio sono passate centinaia di persone: No Tav di Val Susa e Val Sangone oltre a tanti cittadini di Collegno. Molti hanno portato qualcosa da mangiare o legna da ardere, segno di una solidarietà cresciuta giorno dopo giorno. Per quattro giorni, mentre la trivella sondava un terreno già più volte sondato, l'informazione è stata costante, con volantinaggi in piazze, mercati e scuole.
Ogni sera il cibo condiviso e le discussioni in lunghe assemblee e in piccoli gruppi sono state un'esperienza di socialità e di autogestione preziosa per un movimento che cresce nella lotta e nella resistenza.
In almeno un'occasione i rubinetti dell'acqua per la trivella sono diventati No Tav e si sono chiusi rallentando i lavori. Giovedì 14 la polizia ha bloccato un tentativo di incatenarsi alla trivella.
I lavori a Collegno dovevano durare due settimane, ma – con turni di 16 ore al giorno – nella tarda mattinata di venerdì 15 avevano già finito. Sapevano sin troppo bene che nel fine settimana il presidio sarebbe cresciuto e la trivella poteva essere bloccata.
Nell'andarsene i poliziotti non mancano di minacciare e poi spintonare i No Tav assiepatisi all'ingresso per intralciare il passo alla trivella.
Smontato il presidio ormai inutile e ripulita con cura l'area si è svolta un'assemblea al vicino Mezcal Squat.

Sabato 16 gennaio, Torino.
Corteo No Tav da piazza Massaua per le strade di un quartiere densamente popolato destinato ad essere sventrato dai lavori Tav. Hanno sfilato in circa 2000, un numero importante di questi tempi all'ombra della Mole. Peccato che la volontà di opposizione al Tav per molti non si traduca in un impegno più forte contro sondaggi e trivelle.
L'eurodeputato Gianni Vattimo, approdato all'IDV dopo innumeri cambi di casacca, e di recente improvvisato nuovo fiancheggiatore dei No Tav, è stato contestato da Tobia Imperato, autore del libro sulla vicenda di Sole e Baleno "Le scarpe dei suicidi", che, memore degli sprezzanti giudizi espressi dal filosofo del pensiero molle sui due compagni morti in carcere, gli ha detto la sua. I post autonomi dell'Aska si sono schierati a fianco dell'eurodeputato contro il "provocatore". L'eurodeputato, con gran raffinatezza, dopo una sequela di "vaffan" ha urlato al microfono ed alla cittadinanza "andate a piangere sulle tombe dei vostri morti!". Pare che poi, pentito, abbia chiesto scusa.
Quelli dell'(ex)presidio No Tav di Collegno hanno sfilato con il loro striscione. Alla fine del corteo – in una riunione straordinaria – è stato redatto un comunicato in risposta alla Fillea Cgil e al suo segretario regionale, Gianni Pibiri, che avevano accusato, in uno comunicato stampa, il presidio di Collegno di aver attaccato con lanci di bottiglie i lavoratori della ferrovia. Quelli come Pibiri, noto supporter della lobby Tav sin dal 2005, calunniano i No Tav, ma non vedono le palesi irregolarità del cantiere della stazione.

Sabato 16 gennaio. Bruzolo.
Il presidio No Tav, piazzato lungo la statale sin dalla primavera del 2005, va a fuoco. L'incendio è doloso. Il rapido intervento dei pompieri limita i danni che sono comunque ingenti. In serata un'assemblea straordinaria propone una fiaccolata a Bruzolo per la sera successiva.

Domenica 17 gennaio, tra Rivoli e Villarbasse.
Un'assemblea di 200 persone inaugura il nuovo presidio No Tav, piazzato nei terreni di un vivaista, che lo ha concesso per impedire ogni sondaggio.

Domenica 17 gennaio, presidio Maiero/Meyer di Susa.
Un'assemblea molto partecipata decide una manifestazione a Susa, probabilmente per sabato 23 gennaio. Il giorno dopo Chiamparino ha promosso una kermesse Si Tav al Lingotto.

Domenica 17 gennaio, Bruzolo.
Oltre cinquemila persone partecipano alla fiaccolata No Tav, indetta dopo l'attentato al presidio.

Lunedì 18 gennaio, S. Antonino di Susa.
Nel paese di cui è sindaco Antonio Ferrentino, ieri a capo dei sindaci ribelli, oggi tra i tre che, in bassa valle, partecipa all'Osservatorio per definire i nuovi tracciati, si è aperto un presidio No Tav. Il presidio è alla stazione, dove è previsto uno dei sondaggi.

Sin qui la cronaca. Per una valutazione del contesto sarebbe necessario molto più spazio, ci limitiamo pertanto ad un paio di battute, rimandando al prossimo numero un pezzo di approfondimento.
Non c'è dubbio che i sostenitori del tav abbiano imparato la lezione del 2005 e, per il momento, abbiano deciso di non usare la forza, affinando le strategie comunicative.
I tasti cruciali su cui pigiano i Si Tav sono due. Il primo è quello della residualità del movimento, ormai lontano dai numeri di quattro anni fa, il secondo è nella moltiplicazione dei punti di attacco. 91 sondaggi in luoghi spesso inaccessibili, ma quasi sempre di proprietà pubblica o delle ferrovie, sono difficili da contrastare, consentendo a Virano e alla sua gang di gridare vittoria per qualche trivella imboscata nella discarica di Torino. L'unica che hanno piazzato vicino all'abitato, quella di Collegno, hanno dovuto farla lavorare in fretta per evitare che venisse bloccata.
Se le strategie dei Si Tav si sono affinate, occorre che i No tav sappiano a loro volta saper rimettere in campo, oltre alle molte energie che ci sono, anche una buona capacità di diversificare e moltiplicare le iniziative.
Non sarà facile ma è necessario.
Sappiamo che, oggi come nel 2005, un popolo che resiste, passo dopo passo, vince.
Sarà dura ma possiamo farcela.

Maria Matteo

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