Umanità Nova, n.2 del 24 gennaio 2010, anno 90

informAzione


Milano. Fuori leghisti e razzisti dai quartieri. Organizziamo l'autodifesa

"La Lega Nord ha scelto il luogo della sua campagna elettorale a Milano; il luogo dove soffiare sul fuoco del razzismo, dell'odio verso il diverso. Questo luogo è via Pietro Crespi, una piccola strada che collega Viale Monza a Via Giacosa, dietro il parco Trotter. Siamo nel cuore di un quartiere multietnico, dove nei precedenti mesi il giornale più autorevole e 'moderato' d'Italia ha deciso di unirsi allo sport più in voga nel Bel Paese: additare l'immigrato come causa di tutti i mali. C'è degrado nel quartiere? Non è perché le condizioni di vita di chi ci abita sono peggiorate, no! È colpa degli immigrati! C'è il problema di gente che gira ubriaca fin dalla mattina presto? Non è perché l'alcolismo si sta diffondendo nelle classi lavoratrici, come rimedio fasullo ad una vita fatta di sacrifici e sofferenze, no! È colpa dell'immigrato! Le case stanno scendendo di prezzo ed i lavoratori che si erano comprati la casa con tanti sacrifici si trovano strozzati dal mutuo? Non è perché le Banche hanno la proprietà reale su tutta la zona, avendo concesso mutui a costi spaventosi, no! È colpa degli immigrati!"
Questo è quanto si afferma in un comunicato del comitato antirazzista milanese.
Nella riunione della FAM, nella serata di giovedì 14 gennaio, il compagno che vive in quella zona, esprime tutte le sue preoccupazione sulla situazione che si sta creando. Sono arrivate, nel giro di pochi mesi, a 20 le incursioni da parte della polizia, che entra con forza e prepotenza nei singoli appartamenti del suo palazzo, in una spietata caccia contro gli immigrati "irregolari". All'intervento pesante della polizia si affianca sovente quello della stampa e del telegiornale regionale sotto il controllo leghista che fanno uscire servizi con informazioni deformate. Spesso si affiancano anche noti personaggi della politica locale, quali consiglieri della Lega e lo stesso famigerato Salvini (capogruppo leghista al comune di Milano) colui, per intenderci, che ha proposto di dividere le carrozze dei mezzi pubblici, per separare quelle riservate agli italiani dalle altre destinate agli immigrati. Anche il giorno precedente, afferma il compagno, mentre si stava recando al lavoro, uscendo dal portone che dà sulla strada, viene abbagliato dai fari delle telecamere, puntate su quel luogo, con in più la presenza ingombrante del solito consigliere leghista. Quando ha reagito sdegnato, gridando la sua protesta, si è visto circondato da digos e poliziotti. L'accanimento e il ripetersi di questi avvenimenti e il tipo di concentramento di forze politiche, conclude il compagno, significa che quel luogo è stato scelto dalla Lega per scatenare la propria sporca campagna elettorale di stampo razzista.
Continua il comunicato del comitato:
"La Lega Nord fa presa su i settori più beceri e ignoranti, sui fascisti in pectore che si sentono ringalluzziti, sulla meschinità e tutti quei veleni che purtroppo crescono anche negli strati più popolari. Così danno vita ad un fantomatico 'Comitato per via Pietro Crespi', che ha avuto l'ardire di tappezzare la via di volantini in cui chiede l'intervento delle forze dell'ordine contro chi beve o mangia un panino in strada." Il comitato antirazzista, come prima risposta, ha dato appuntamento per "venerdì 15 gennaio in via Pietro Crespi alle 18,30, per mangiare, bere, discutere e dire la nostra liberamente… allo scopo di fermare la Lega dovunque cerca di guadagnare terreno"
Il 'picnic' di strada è stato molto vivace e partecipato, con una consistente ed entusiasta presenza di immigrati che vivono nel quartiere. È stata predisposta una tavolata, ai bordi della strada, con cibarie e bevande a disposizione del pubblico. Si è fatto notare, a poca distanza, una folta 'delegazione' della digos e poliziotti vari. È solo l'inizio, le feste in strada continueranno.

RedM

Milano. Manifestazione contro gli sgomberi nel quartiero San Siro

Sabato 16  gennaio, nel pomeriggio, si è svolta la manifestazione nel quartiere San Siro, per fermare gli sgomberi delle case e dello "Spazio Micene" e per difendere il quartiere dai progetti dell'Aler e del Comune. Tra i principali promotori della manifestazione il "Comitato abitanti San Siro", che ha sede nello "Spazio Micene" e il Centro stesso, luogo di autorganizzazione sociale (dove è anche attivo un importante doposcuola per bambini di immigrati), di controcultura (tra le iniziative è da ricordare quella che si svolge il 14 dicembre, in collaborazione con la FAM, in memoria di Pinelli che abitava nei pressi, dove da alcuni anni è stata posta una targa in ricordo).
È un po' di tempo che l'Aler sta attivando e intensificando la politica degli sfratti. Nel 2009 dall'Aler sono state sgomberate a Milano 252 case. Se si calcola che il costo di ogni sgombero è di 3350 euro, sono stati spesi 844.200 euro per buttare in mezzo a una strada tante famiglie. Mentre se si assegnassero le 500 case vuote di edilizia popolare al costo di 75 euro mensili, entrerebbero nelle casse dell'ente 900.000 euro all'anno. Si potrebbero costruire nuovi appartamenti, dal momento che su 131.000 domande per alloggi pubblici presentate in Italia nel 2006, soltanto 10.457 sono state soddisfatte.
Inoltre, l'Aler e il Comune hanno in progetto di trasformare San Siro in un quartiere per ricchi verso l'EXPO 2015, buttando fuori quelli senza contratto, ma anche quelli che ce l'hanno. Il 15 dicembre a palazzo Marino si è riunita la commissione Sviluppo del Territorio, dove il Presidente dell'Aler dichiarava: "A San Siro le case popolari sono a poca distanza dove sorgerà City Life, se possiamo costruire case a poca distanza e i residenti ne hanno un segno tangibile, iniziamo a liberare 6mila alloggi, e non è escluso che parte di quell'area possa essere rimessa sul mercato…"
Il progetto è chiaro: trasformare San Siro in un quartiere per ricchi, sgomberando tutti gli occupanti per necessità, senza trovare una soluzione abitativa.
L'appuntamento per la manifestazione era piazza Selinunte, dove sono confluite aree dei centri sociali e abitanti del quartiere. Diverse centinaia hanno attraversato per circa 2 ore e mezzo gran parte del quartiere, scandendo slogan contro gli sgomberi, intervallati da interventi di protesta. Alla fine la manifestazione si è conclusa in via Micene, davanti alla sede dello "Spazio Micene", dove è stato ribadito l'appuntamento per la mattina del 19 gennaio, quando è stato preannunciato lo sgombero del Centro stesso. L'ultimo appello è stato quello a partecipare alla manifestazione di protesta, indetta per le ore 20 davanti a S.Vittore, per protestare contro la tragica morte di Mohamed El Abouby, uno dei protagonisti della rivolta di agosto in via Corelli.

RedM

Milano. Morte sospetta a S. Vittore

Nella notte tra venerdì 15 e sabato 16 gennaio  è morto nel carcere di a S. Vittore Mohammed El Abbouby, uno dei 14 rivoltosi di Corelli arrestati lo scorso agosto; insieme ai suoi compagni di lotta aveva denunciato l'aberrazione dei CIE e il comportamento inqualificabile dell'Ispettore-capo Vittorio Addesso, autore di violenze sessuali contro Joey, detenuta nigeriana che attualmente si trova nel carcere di Como.
La notizia diramata dall'istituzione carceraria parlava subito di suicidio. Alcuni media hanno invece parlato di un "incidente". Ma in entrambi i casi i dubbi sono molti. A Mohammed mancava solo un mese di carcere e dal contenuto delle lettere che si scambiava con il comitato non era emerso nessun "segnale"
Il comitato antirazzista milanese ha espresso subito "rabbia e il nostro dolore per la perdita di un compagno che ha pagato con la vita il suo coraggio", aggiungendo poi:  "il razzismo di stato prima ha rinchiuso Mohamed e i suoi compagni dentro il CIE, poi li ha incarcerati a S.Vittore, infine li ha condannati senza possibilità di appello (questo è il ruolo della custodia cautelare applicata a piene mani, in particolare contro gli immigrati, anche per condanne di lievissima entità); ed infine lo ha ucciso. Quanto basta per parlare apertamente di omicidio di stato
Sabato un centinaio di compagne e compagni si sono ritrovati sotto il carcere. Gli slogan e una presenza rumorosa hanno suscitato la risposta solidale di molti detenuti.

Da alcune corrispondenze con il comitato antirazzista milanese

Reggio Emilia. Presidio in solidarietà ai rivoltosi di Rosarno

In seguito ai gravi fatti avvenuti nelle scorse settimane a Rosarno e per lanciare un messaggio solidale a tutti coloro che subiscono questo clima xenofobo e repressivo, sabato 16 gennaio 2009 si è tenuto a Reggio Emilia un presidio per informare e sensibilizzare sulla condizione dei migranti in Italia.
L'iniziativa, che si è svolta nella principale piazza della città, è durata un paio d'ore, dalle 15 alle 17, ed ha visto la partecipazione di diverse centinaia di persone.
Al presidio, lanciato da Associazione Città Migrante hanno aderito gran parte delle realtà antirazziste reggiane compreso la FAI Reggiana (con un proprio volantino) ed il Comitato No Pacchetto sicurezza, organizzatore della manifestazione del 19 dicembre scorso.

L'incaricato

Lamezia Terme. Visita ai prigionieri di Rosarno

Il 16 gennaio la rete antirazzista composta da esponenti di Cosenza e Lamezia si è recata, in delegazione, presso il CIE di Lamezia Terme per fare visita a dieci detenuti migranti provenienti dal campo di Crotone dove erano stati portati a seguito delle tristi vicende di Rosarno. Lo scopo della  visita era quello di constatare le loro condizioni in modo da offrire supporto legale oltre che solidarietà e vicinanza da parte delle realtà di movimento della Calabria. La delegazione accompagnata dall'onorevole Cesare Marini ha incontrato numerose difficoltà per entrare all'interno del CIE; è stata, infatti, negata la possibilità ad esponenti della rete e a personale legale di entrare; addirittura lo stesso onorevole è stato lasciato entrare, da solo, dopo cinquanta minuti di  incomprensibile attesa. È la prima volta che assistiamo ad un simile evento! Durante la breve visita dell'onorevole la delegazione ha raccolto, da dietro le sbarre, i racconti di alcuni ragazzi detenuti, l'ennesimo grido di rabbia e disperazione che raccogliamo ogni volta che ci troviamo in questi autentici lager dei nostri giorni. Tutti chiedevano a gran voce che noi entrassimo per constatare coi nostri occhi le aberranti condizioni in cui sopravvivono e lamentavano il fatto di essere totalmente abbandonati da Dio e dal mondo. A questo si aggiungono le numerose provocazioni di cui la delegazione è stata oggetto da parte di sedicenti giornalisti.
Non è che una tappa del percorso di lotta intrapreso dalla rete antirazzista calabrese che andrà avanti nei prossimi giorni, in vista dell'assemblea nazionale antirazzista che si terrà il prossimo 24 gennaio a Roma.

Rete antirazzista

Torino. La casa è di chi l'abita

Una serata da ripetere. L'assemblea con i compagni di Parma di "Diritti in casa – Rete di lotta per la casa", molto densa e interessante non ha avuto la partecipazione che avrebbe meritato. Purtroppo le lunghe notti insonni ai presidi no tav hanno assorbito grandi energie a tutti.
L'esperienza che ci hanno raccontato Emilia, Valentina e Cristian dura ormai da dieci anni e ha segnato in modo positivo la città. Lì, non diversamente da Torino, solo la speculazione sembrava farla da padrona, espellendo dai quartieri "riqualificati" i più poveri per trasformarsi, poco a poco, in vetrina per chi viene da fuori.
La lotta intrapresa a fianco dei senza casa, un tempo solo immigrati, oggi anche italiani poveri, ha dato, nonostante la repressione, numerosi frutti. Delle 20 case occupate oggi ne restano più di una decina, mentre sempre più capillare è diventato il lavoro di inchiesta e l'azione per impedire gli sfratti.
Dalla loro storica "roccaforte", l'ex casa cantoniera di via Mantova, a lungo occupata e oggi in comodato gratuito, partono sempre nuove iniziative: dallo sportello casa all'occupazione di spazi sociali che mirano ad un coinvolgimento diretto della gente dei quartieri popolari.
Ne è scaturito un ampio confronto di idee ed esperienze utile per sviluppare sinergie e trarre nuove idee per le lotte di domani.

M. M.

Trieste. Solidarietà con i NOTAV del Piemonte

Dopo qualche mese di stasi, il comitato NOTAV di Trieste e del Carso (in cui sono presenti dall'inizio vari anarchici e libertari), ha ripreso le attività. Giovedì 14 si è svolta nel popolare quartiere di Roiano una riuscita serata informativa che ha visto una buona partecipazione di abitanti della zona. Vari membri del comitato hanno spiegato sia cosa comporterebbe il progetto per il quartiere (uno dei più colpiti dai lavori) che in generale tutte le ragioni del NO all'alta velocità.
Un intervento ha poi espresso la piena solidarietà del comitato ai movimenti NOTAV che a Torino e in Valsusa proprio in questi giorni si stanno nuovamente "mettendo in mezzo" e contrastando l'inizio dei sondaggi.
Durante la serata nasce anche l'idea di un presidio di solidarietà. E così sabato 16 in una piazza centrale nonostante il vento, il freddo glaciale, il pochissimo tempo per organizzarsi e il cambio di piazza imposto dalla Digos all'ultimo, una ventina di persone hanno manifestato l'appoggio ai comitati NOTAV piemontesi attraverso centinaia di volantini e striscioni suscitando anche l'interesse di alcuni media locali. Per i prossimi mesi sono in cantiere altre iniziative.
per contatti:
notavtriestecarso@gmail.com

un compagno

Pecorara (PC). Cancellata Piazza XXV Aprile

La giunta di Pecorara, paese del piacentino e luogo simbolo della resistenza al nazifascismo, ha deliberato la settimana scorsa la cancellazione di Piazza XXV Aprile. Piazza 25 aprile si chiamerà così piazza Jacopo da Pecorara, cardinale vissuto a cavallo fra il XII e XIII secolo. La proposta era stata lanciata nei giorni precedenti da Pdl e Lega Nord. [...] Per rispondere a questa grave decisione l'Anpi ha deciso di lanciare un assemblea tra i propri iscritti e simpatizzanti che si terrà il 22 gennaio, alle ore 18, nella sede piacentina.

RedB

Modena. Un altro sgombero

Giovedì 7 gennaio è stato sgomberato lo Spazio Sociale Autogestito Antagonista Guernica. Un altro spazio della città di Modena ritornerà al degrado ed alla desolazione così come è tuttora per la Casa Cantoniera di via Canaletto che gli ex occupanti di Libera occuparono nel 2005 e  che fu sgomberata dopo 16 giorni.
Con lo sgombero del Guernica è stato ripristinato l'ordine di Stato e Capitale.
Il messaggio è chiaro o ti affidi allo Stato ed alle sue leggi, a qualche mafia partitica, a qualche finanziamento europeo garantito dal politico di turno, oppure ti iscrivi alla camera di commercio, apri partita iva e diventi impresa economica.
Una socialità libera e non mercificata non è prevista né tollerata dalla legalità del legislatore. Il paradosso è che mentre si sgomberano "pericolosi" luoghi di socialità c'è chi riesce ad affondare decine di navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi, c'è chi riesce a sfruttare migliaia di migranti come schiavi, c'è chi riesce a spacciare ai propri soldati proiettili all'uranio impoverito, c'è chi non controlla vagoni a GPL che esplodono nelle stazioni e ci sarebbe tanto altro da rimarcare non ultima la legalità delle morti bianche sul lavoro.
La lezione quindi è chiara, tutto ciò che serve alla legge dello sfruttamento e del controllo sociale è lecito ciò che vi sfugge va eliminato, cioè sgomberato. La lotta per liberare nuovi spazi sociali e per difendere l'autogestione continua, il 31 dicembre abbiamo fatto un corteo notturno nel centro della città per ribadire l'importanza di questi temi, non ci fermerà di certo né la repressione, né l'assessore Marino.
Solidarietà ai denunciati del Guernica e a tutti gli spazi sociali autogestiti sotto sgombero.

Spazio sociale Libera/Collettivo anarchico de "Gli Agitati"

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