Umanità Nova, n.3 del 31 gennaio 2010, anno 90

Anarcosindacalismo sotto attacco


Con l'incedere della crisi economica e sociale, in diversi paesi europei Stato e Capitale stanno stringendo sempre più intime alleanze per contrastare l'azione delle classi subalterne attraverso una delle possibili strategie di lotta a loro disposizione: l'anarcosindacalismo.
In Italia, la più rappresentativa organizzazione sindacale che si ispira ai principi dell'azione diretta, dell'autogestione e al federalismo sindacale è l'Unione Sindacale Italiana – sezione italiana dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori.
Da diverso tempo l'agibilità sindacale di questa organizzazione è contrastata dall'azione repressiva di alcune istituzioni pubbliche e private che tendono ad espropriare i locali della sede nazionale a Milano (viale Bligny 22) o, peggio ancora, discreditando a mezzo stampa come è avvenuto recentemente dalle colonne del quotidiano "La Repubblica" in cui si associava il "petardino" esploso all'Università Bocconi di Milano alla vertenza legale in corso tra l'USI-AIT e la proprietà di viale Bligny 22 ossia la stessa università destinataria del regalo fattogli dall'amministrazione comunale milanese.
Ma in questo articolo è intenzione riportare altre due vicende altrettanto importanti che si stanno svolgendo in Portogallo e in Germania.
A Lisbona, il 25 aprile del 2007 si tenne una partecipata manifestazione dichiaratamente antifascista e anticapitalista per celebrare la fine della dittatura fascista avvenuta nel 1974 e a fronte di una forte ascesa elettorale dell'estrema destra nel paese. Al termine del corteo, avvenuto senza alcun incidente, ma con la massiccia e provocatoria presenza della polizia in tenuta anti-sommossa, una parte consistente dei partecipanti si recò verso il quartiere Chiado della capitale portoghese. Qui, ormai senza più vie di fuga, avvennero violente cariche poliziesche che portarono al ferimento di molte persone e soprattutto all'arresto di 11 partecipanti al corteo. Da due anni a questa parte è continuata, a tamburo battente, una campagna diffamatoria contro gli arrestati e soprattutto contro gli ambienti anarchici e anarcosindacalisti presenti nella capitale. In questo forte clima repressivo, il 22 gennaio 2010 è iniziato il processo con un impianto accusatorio molto pesante: le accuse sono "aggressione, ingiurie aggravate e disobbedienza civile", punibili con pene da 6 mesi a 5 anni di carcere.
Nonostante il clima intimidatorio, i divieti a presenziare alle udienze processuali per i solidali agli arrestati, un piccolo gruppo di compagni è riuscito ad aprire uno striscione di solidarietà di fronte al luogo in cui si tiene il processo.
Gli aderenti alla Sezione Portoghese dell'A.I.T. invitano quindi alla mobilitazione e alla solidarietà internazionale nel proseguo di quello che, giustamente, hanno definito "processo-farsa". A Berlino invece, capitale della "democratica" e riunificata Germania, l'organizzazione anarcosindacalista FAU, aderente all'A.I.T., dal giugno 2009 ha intrapreso una lotta vertenziale all'interno del cinema Babylon atta al conseguimento di un Accordo Collettivo aziendale.
Le nuove e radicali forme di lotta intraprese dagli aderenti alla FAU-AIT e dai lavoratori della catena dei cinema Babylon hanno avuto molta eco in tutto il paese soprattutto per la riscoperta di un potente strumento di lotta come quello del boicottaggio.
Messi alle strette, i vertici aziendali hanno accettato di negoziare con i lavoratori ma scegliendo, come referente sindacale, il sindacato Verd.di aderente alla DGB privo di ogni reale presenza riconosciuta dai lavoratori della catena di cinema. Questo sindacato è il classico esempio di organizzazione corporativa e concertativa riconosciuta da stato e  padronato e che si adopera affinché sia impedito, con qualsiasi strumento, un reale processo di autorganizzazione sindacale ad opera dei lavoratori stessi.
Quindi i vertici aziendali dalla Babylon hanno chiamato in giudizio diverse volte l'organizzazione FAU-AIT e l'11 dicembre ultimo scorso, il Tribunale di Berlino ha proibito l'attività sindacale della FAU-Berlino e, conseguentemente, di tutta l'organizzazione sul suolo tedesco. Inoltre la condanna prevede anche l'ingente multa di 250.000€ e la conseguente reclusione qualora non venga ottemperata la sentenza. Di fatto l'intera organizzazione viene posta nelle condizioni di illegalità come non avveniva dalle leggi prussiane del 1914 e naziste del 1933.
La solidarietà internazionale, così come si sta già esprimendo in diversi paesi europei, non può che non richiedere che tale sentenza venga revocata al fine del ripristino della più totale libertà di scelta e di organizzazione per i lavoratori nel loro processo di emancipazione e liberazione dal giogo di stato e capitale.
Come "Umanità Nova" continueremo a seguire, informare e solidarizzare con quanto verrà messo in campo nel prossimo periodo.

A cura di Paolo Masala

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