Segnaliamo qui tre notizie significative apparse nei giorni scorsi
su alcuni giornali locali o su siti internet che testimoniano la
brutalità del sistema.
A Napoli condannati due poliziotti per la mattanza della Caserma
Raniero nel marzo del 2001; 2 anni e 8 mesi la condanna per le
violenze, gli oltraggi e le sevizie ai manifestanti reclusi in quella
che si è poi dimostrata essere la prova generale dei massacri di
Genova.
Si ricorderà come quel 17 marzo si svolgesse una delle tante
manifestazioni contro la globalizzazione; in quella data si svolgeva a
Napoli il Global Forum, non un organismo internazionale come era stato
per le manifestazioni contro l'OCSE di qualche mese prima a Bologna, ma
un incontro "informale" dei big mondiali in visto della definizione
dell'agenda del nascente G8. Il movimento (i giornali borghesi
parlarono di 20 mila persone in corteo) andò deciso a violare la
"zona rossa", ma prima che qualsiasi azione potesse essere messa in
atto dai manifestanti partì una carica furibonda ed una vera
caccia all'uomo che coinvolse sia manifestanti che passanti. Le retate
si svilupparono nelle strade (anche lontano dal luogo dei primi
scontri) e negli ospedali; alcune persone furono tirare giù
dalle ambulanze e caricate a calci e pugni sui cellulari; alla caserma
Raniero si sperimentò il modello stadio "cileno" con soprusi di
ogni genere nei confronti dei fermati.
I due poliziotti condannati sono sicuramente dei "capri espiatori" di
ben più ampie responsabilità; l'ex grande capo della
Polizia, Di Gennaro, famigerato anche per i fatti di Genova; l'allora
ministri degli interni, il "democratico" Bianco del governo D'Alema.
A Livorno, quasi in spregio alla manifestazione di qualche giorno
prima, viene consegnata ai legali della madre di Marcello Lonzi, Maria
Ciuffi, la perizia medico-legale. Maria Ciuffi, indignata, sporge
denuncia contro la questura.
Il contenuto della perizia è, per l'ennesima volta, contraddittorio, incompleto, evasivo.
Proprio mentre il carcere fa emergere (come nel caso di Stefano Cucchi)
perizie che evidenziano i pestaggi subiti da Marcello nella questura di
Livorno, la questura e la procura vorrebbero avvalorare la tesi
dell'incidente.
A Ferrara inizia una nuova fase della lunga battaglia della famiglia di
Federico Aldrovandi per ottenere verità e giustizia. Un processo
per omissione, falsa testimonianza e favoreggiamento si è aperto
contro quattro poliziotti della questura di Ferrara che avrebbero
coperto i loro colleghi autori del pestaggio. Emerge così
nell'aula di un tribunale quella pratica che i "colleghi" esercitano
quotidianamente dando ampia copertura se non convinta partecipazione
alle bravate dei manganellatori di turno.
Salvo poi, quando imputati, a fare lo scaricabarile. Le omissioni della
questura, per altro, avrebbero "giustificato" le sottovalutazioni che
portarono la procura a "insabbiare" il caso.
La condanna dei poliziotti "mele marce" assolverà comunque il sistema.
A cura della RedB