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LETTERA AGLI OPERATORI
“spinello ed eroina per me pari sono”
On. Fini, Roma, 15 febbraio, 2002


“oggi tutti sanno che fumare un joint di cannabis
non ha mai fatto male a nessuno e non comporta
praticamente alcuna dipendenza”
Claude Olievenstein
responsabile psichiatra del centro Marmottan di Parigi


“La droga è buona, buonissima, bisogna pur dirlo, e credo che
qualsiasi discorso sulla tossicomania debba partire da questa
premessa. Ignorare il piacere quando si parla di droga significa
eludere la dimensione edonistica….” (Olievenstein C., 2001, p. 37).
“Dormite tranquilli, abitanti delle città opulente. La calma è
tornata. I disturbatori sono stati dirottati verso la periferia o
presi in carico da un sistema di cure che li tiene saldamente in
pugno. Almeno provvisoriamente”(Id., p. 80).


Da alcuni mesi ormai tra gli operatori sociali, così come tra i
consumatori di sostanze psicotrope si dibatte intorno alle proposte
governative sulla tossicodipendenza. La trasmissione PORTA A PORTA
(data da verificare novembre 2001??), ospiti i ministri della
Repubblica Moratti e Sirchia, ha dato ampio risalto alle proposte
reazionarie, di solidarietà paternalista e autoritaria, della
coalizione di governo: attacco alle pratiche (strumento di salute e di
garanzia di non esclusione sociale) di riduzione dei rischi e ai Ser.T
per la politica di somministrazione del metadone, equiparazione delle
droghe leggere a quelle pesanti, esaltazione del privato sociale
secondo il modello San Patrignano - sorta di centro correzionale
basato su pratiche coercitive in cui si cerca di riportare sulla retta
via i presunti “devianti” attraverso il lavoro, la sottomissione alla
pressione del gruppo e alla parola magica del capo carismatico -
ritorno alle strutture psichiatriche e al ricovero coatto per i
tossicodipendenti.
In seguito a questo evento mediatico, molti operatori del pubblico
come del privato, si sono interrogati sul peso di tali proposte e
sulla possibilità di contrastarle dal punto di vista politico ed
operativo con l’uso di una pratica forte in termini di valori e di
cultura. In quest’ottica è nata tra le altre iniziative, la rete “La
libertà è terapeutica” e diversi sono stati gli incontri e le
assemblee nei territori in prospettiva di costruzione di reti.
I riflessi delle proposte del governo, infatti, hanno allertato questo
settore che si rapporta con i finanziamenti regionali ai progetti
(cfr. la legge 45 del 1997 e la legge Quadro 309 del 1990). Questi
finanziamenti regionali sono di norma “preceduti” da voci,
dichiarazioni informali e accordi. Chi lavora nell’ambito riconosce le
dichiarazioni che annunciano nei fatti tagli e stravolgimenti!
Il CCD, con la mozione Volontè del 28 gennaio 2002, impegna il governo
verso le politiche annunciate. All’interno del documento si trova un
approccio grossolano al problema, fino ad arrivare alla mistificazione
quando si afferma che: “Sono fallite le esperienze di liberalizzazione
e somministrazione controllata di droghe portate avanti in alcuni
paesi europei”. L’affermazione è sostenuta senza consultare i dati
ufficiali relativi agli esiti delle sperimentazioni di nuove politiche
sanitarie attuate in paesi come Svizzera, Spagna e Inghilterra (cfr.
speciale di fuoriluogo del 25 febbraio 2002) e che sono
inequivocabilmente opposti a quanto si afferma (a ciò che si afferma).
E’ inoltre posta la questione della doppia diagnosi (tossicodipendenza
e disagio psichico) che apre la strada alla rifunzionalizzazione della
psichiatria manicomiale e al carcere.
Si chiede la “realizzazione di nuove strutture residenziali e la
collaborazione tra le strutture carcerarie e le comunità
terapeutiche”.
La risposta del governo alla mozione Volonté non si è fatta attendere.
Così il 14 febbraio l’onorevole Fini dichiara dalle pagine di tutti i
giornali che le campagne informative dovranno evitare: “ messaggi
approssimativi e contraddittori, quali ad esempio quelli che
minimizzano i danni provocati dalle sostanze, con superficiali e
superate distinzioni tra droghe leggere e droghe pesanti” e, annuncia
la “discutibile” linea ufficiale governativa: “Parificazione tra
droghe leggere e droghe pesanti, parità tra pubblico e privato nella
gestione dei servizi di recupero dei tossicodipendenti,
ridimensionamento dell’utilizzo del metadone”, che va verso la
criminalizzazione degli stili di vita delle persone e rischia di
instaurare un nuovo autoritarismo e la coattività delle cure “siamo
convinti del fatto che assumere sostanze stupefacenti rappresenti
sempre e comunque un danno per il soggetto e per la società siamo
logicamente e coerentemente convinti del fatto che compito delle
istituzioni sia quello di prevenire, quello di recuperare”.
Suo obiettivo, puntare “al sostegno della progettualità e
dell’autonomia dei giovani e alla realizzazione di un patto di intenti
tra famiglie e scuola, nell’interesse futuro dei giovani, libero
dall’uso di qualunque sostanza”.
Abbiamo voluto riprendere questi passaggi per inquadrare il senso
della lettera aperta che il MDMA (Movimento di massa
Antiproibizionista) propone agli operatori del sociale.
In questi ultimi anni si è creduto che la via verso politiche di
libertà nell’ambito del consumo di sostanze psicotrope fosse ormai
intrapresa e che l’anomalia del ritardo italiano, rispetto al resto
d’Europa, fosse superata. Così non era. Sicuramente ci sono stati
problemi di carattere tutto politico all’interno dell’Ulivo, quando
era al governo, che hanno bloccato alcuni tentativi di innovazione
messi in atto, ma a questo si aggiunge anche il fatto che la nostra
capacità complessiva di comunicare alla società tutta il senso delle
politiche di riduzione del danno, di depenalizzazione dei reati
inerenti al consumo, si è dimostrata inefficace o almeno non
all’altezza della situazione.
Con il mondo degli operatori abbiamo cercato a Genova, durante la
terza e ultima conferenza nazionale sui problemi connessi con la
diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope (28-30 novembre
2000), un rapporto di collaborazione e di dibattito che si è reso
concreto in alcuni territori, ma che complessivamente si è perso negli
ultimi mesi in cui il clima culturale è cambiato con grande rapidità.
Crediamo che sia arrivato il momento di riprendere e rilanciare questo
rapporto nella consapevolezza che l’opposizione sociale a questi
progetti di legge non possa essere “giocata” nella settorialità e
nella parzialità, ma che si debba nutrire dell’intelligenza collettiva
che solo consumatori, operatori sociali e cittadini dei territori
insieme possono costruire. Ciò che ricerchiamo è il confronto tra
pari, nel rispetto delle nostre diversità. Imparare ad essere e fare
società lavorando per una moltitudine di soggetti che riesca ad
opporsi a e costruire cambiamento.
Le proposte operative da mettere in discussione potrebbero essere:
- Messa a confronto sul senso del lavoro di strada e di
riduzione del danno;
- Lavorare perché le carceri non diventino ­ come nel caso della
proposta di Castelfranco Emilia ­ un luogo di segregazione destinato
ai tossicodipendenti;
- Impegnarsi affinché siano chiuse le strutture psichiatriche
manicomiali ancora esistenti;
- Costruire momenti di incontro-confronto culturale e politico
tra consumatori, operatori e soggetti sociali presenti sul territorio
(vedi il prossimo convegno interregionale sulle dipendenze, “la tutela
del diritto alla salute nell’area delle dipendenze: l’offerta dei
servizi pubblici e del privato sociale nel panorama nazionale”,
Perugia 8-9 maggio 2002)
- Promuovere politiche di libertà sanitaria che sostengano
iniziative di legge ad esse coerenti e che diano impulso alla capacità
di autorganizzazione dei consumatori come soggetti sociali cui passare
competenze, abilità, saperi su di sé, buone pratiche della salute e
del ben-essere.


Vi invitiamo da subito a partecipare alle seguenti iniziative:
- “Club Health” Conferenza internazionale su divertimento
notturno e riduzione del danno (Rimini, 24-27 marzo 2002).
- Giornate nazionali della semina (eventi ed iniziative
antiproibizioniste in numerosi centri sociali delle principali città
italiane, 6 aprile 2002).
- Incontro Castelfranco Emilia
- Liberation day - giornata mondiale antiproibizionista ( Roma,
4 maggio 2002).
- Convegno interregionale sulle dipendenze (Perugia, 8-9 maggio
2002).
- Giornata antiproibizionista “canaPisa” (Pisa, 25 maggio 2002).
Stiamo inoltre pensando ad una grande mobilitazione nazionale che
consenta di dare visibilità ai soggetti, alle pratiche e alle proposte
in grado di contrastare la svolta autoritaria anche in materia di
politica sociale. L’ultimo weekend di giugno a Bologna, in
concomitanza con la sesta edizione della street parade
antiproibizionista (l’hanno scorso vi hanno partecipato più di
ventimila persone), può rappresentare l’occasione per dare voce e
gambe ad un movimento che sappia riportare la “questione droghe” su un
piano di civiltà e di tolleranza, riaffermando un senso comune che
veda operatori, consumatori e cittadini, capaci insieme di parlare a
tutta la società.
Vogliamo far precedere la manifestazione da due giornate di convegni,
seminari, forum con ospiti internazionali. Le forme e i contenuti sono
tutti da costruire, vorremmo farlo insieme, coordinandoci, ma
lasciando a gruppi e associazioni la possibilità di ideare e
realizzare, come meglio ritengono, le singole parti e i diversi
momenti di questa iniziativa. Per garantire il successo di queste
giornate è però necessario che da subito ci si organizzi.
La mailing list di Mdma: mdma200@yahoogroups.com e il sito di
fuoriluogo: www.fuoriluogo.it saranno i nostri principali canali
comunicativi .


Mdma - Movimento di
massa antiproibizionista


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Contact: svolta@inventati.org
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