Acqua: il petrolio di domani
Oggi, sul nostro pianeta ci sono più di 200 conflitti e lotte interne
derivanti dalla scarsità d'acqua, o per una sua non equa distribuzione.
Questo perché molti Stati continuano a usare l'acqua come strumento a
sostegno dei loro interessi strategici di tipo geo-economico, al fine di
acquisire più potere egemonico sulla regione circonstante.
Inoltre, le attuali strutture tecnocratiche ed economico-finanziarie
gestiscono la politica dell'Acqua a livello mondiale su mandato di
organizzazioni come la Banca Mondiale privilegiando l'approccio di
considerare l'acqua non una fonte di vita, ma una merce da lasciare alla
libera regolamentazione del mercato (ossia al profitto) come gli accordi
commerciali internazionali (già esistenti nell'ambito dell'Organizzazione
Mondiale del Commercio - WTO).
E questo, chiaramente, gioca a favore dei privati e delle multinazionali
che cominciano a fiutare l'odore del grande business, paragonabile proprio
a quello del petrolio.
L'acqua, la principale fonte di vita, sta diventando una "merce preziosa"
sulla quale è possibile fare grandi affari, con gravi conseguenze per
il
futuro.
Basta pensare che su 6 miliardi di esseri umani nel mondo, circa 1
miliardo
e mezzo di persone non hanno accesso ad una fonte di acqua potabile e
vengono invece utilizzati 5.320 litri di acqua per produrre una bibita e
un
hamburger!!!
Così, dal 1950 al 1995 la quantità d'acqua dolce disponibile pro
capite è
diminuita da 17.000 a 7.500 metri cubi.
L'impresa USA in Canada, McCurdy Enterprises, vuole commercializzare ed
esportare l'acqua del fiume Saint-Laurent e dei grandi laghi in Canada. E
così anche altre compagnie americane. Dietro c'è la regia del
NAFTA,
l'accordo per il libero scambio nel Nord-America. Queste imprese si fanno
forti delle loro grosse disponibilità finanziarie e delle loro possibilità
tecnologiche per potersi accaparrare la gestione delle acque.
Nello stesso modo i grandi produttori di bevande gasate come Coca Cola e
Pepsi, si stanno inserendo in un settore dove già ci sono i giganti
dell'acqua minerale e di sorgente come Danone e Nestlé, oppure gli
specialisti dell'acqua trattata come la francese Suez-Lyonnaise e
l'americana Culligan.
Obiettivo: ricavare il massimo profitto da ogni goccia di acqua esistente nel
mondo.
La Danone ha acquisito la gestione di tre sorgenti: una in Indonesia, una
in Cina e l'altra negli Stati Uniti. La Nestlé ha iniziato a
commercializzare in Pakistan la sua prima acqua "purificata". Proprio
queste due multinazionali sono le più grandi produttrici nel mondo di
acqua
minerale e per conquistare il mercato mondiale si stanno lanciando
all'accaparramento di sorgenti ovunque nel globo. Parallelamente sia Nestlé
che Danone non perdono di vista il settore dell'acqua "purificata",
ritenuto importante per l'espansione mondiale: acqua di rubinetto trattata
con l'aggiunta di minerali. La guerra mondiale dell'acqua è cominciata!!!
Dire no alla privatizzazione:
Non lasciare spazio ad alcun tentativo di "mercificare" l'acqua. In
anada,
il 76% della popolazione è contraria. A Montreal una manifestazione di
10
mila ha fatto recedere le autorità del Quebec dalla messa in atto del
piano
di privatizzazione dell'acqua. Stessa situazione è accaduta a Panama
dove
la popolazione locale ha vinto il primo round contro la concessione
dell'acqua ai privati.
A Cochabamba, città della Bolivia, si sono verificati violenti scontri
(6
morti) a seguito di una manifestazione contro la privatizzazione e contro
uno sconsiderato aumento del prezzo dell'acqua. Nella circostanza le
famiglie si sono ritrovate a dover pagare in media circa 20 Pesos
boliviani
al mese, una cifra notevole se rapportata alla paga minima di 350 Pesos
che
percepiscono la maggior parte dei lavoratori.
Alla fine l'acqua è tornata sotto il controllo locale.
Di come privatizzare l'acqua e cose simili si sta discutendo in questo
periodo ai negoziati GATS (General Agreement on Trades in Services) dove
si
cercano di uniformare quelli che sono stati finora servizi pubblici alle
regole del WTO (vedi A4 newsbot #1) eliminando le barriere che ostacolano
il "libero" mercato anche nel settore dei servizi (scuola, sanità,
trasporti etc.). Una valutazione sintetica ma efficace la possiamo leggere
nelle parole dell'economista Susan George "Se il GATS otterra il semaforo
verde l'Europa puo anche dire addio al sistema sanitario pubblico".
Ma abbiamo visto che dove le persone toccano da vicino e costatano le
conseguenze connesse con il processo di privatizzazione imposto dalla
globalizzazione, si avviano processi di mobilitazione e resistenza
radicale.
L'emergenza riguarda il mondo intero, la carenza d'acqua può diventare
per
il pianeta, una catastrofe.
L'acqua è una fonte di vita insostituibile, e come l'aria deve essere
considerata un bene di tutti gli esseri viventi e a nessuno, gruppo o
singolo, può essere concesso di appropriarsene come proprietà
privata.