Help"Baby
ogm", la poppata è servita
Il governo decide che anche i neonati possono assumere latte geneticamente modificato.
E le aziende ringraziano
GIANNI ROSSI BARILLI
Dal Manifesto
Una quantità di ogm non superiore all'1% si può tollerare anche
nei prodotti per i neonati. Lo ha stabilito il governo Berlusconi, con un
decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 16 ottobre scorso. Questa regola,
valida già per i prodotti alimentari "per adulti",
significa in pratica che tutti noi, dalla culla in avanti, possiamo assumere
cibi geneticamente modificati senza averlo deciso e senza
esserne (mai) informati, alla faccia della libertà di scelta dei consumatori.
La soglia dell'1% "derivante da contaminazione accidentale"
significa che si dà per scontata la non separabilità della catena
produttiva di alimenti ogm e alimenti tradizionali. Siamo insomma tutti
protagonisti, volenti o nolenti, di un grande esperimento scientifico di cui
nessuno conosce le conseguenze a lungo termine. Ma tranquilli,
per ora gli scienziati sono ottimisti.
Come è ormai tradizione per l'attuale governo, il decreto sui "baby
ogm" è capitato nel bel mezzo di un'inchiesta condotta dal procuratore
aggiunto di Torino Raffaele Guariniello su due marche di latte di soia in polvere
destinato ai bambini, "Alsoy2" della Nestlè e "Multisoy"
della Dieterba. In questi prodotti le analisi avevano riscontrato la presenza
di ogm, mentre la legge non prevedeva nessuna soglia minima di
tolleranza transgenica.
Ora le aziende coinvolte nell'inchiesta dispongono di una scappatoria in più:
risulteranno pienamente in regola se saranno in grado di
dimostrare che gli ogm nel latte in polvere, se sono meno dell'1%, ci sono arrivati
"per caso" quando loro avevano preso precauzioni per
evitarlo. La parola a uffici legali ed esperti di contranalisi, mentre si restringono
le possibilità di intervento della magistratura, già
complicate dal fatto di indagare su società che (come la Nestlé)
hanno sede all'estero.
Il decreto è la simpatica dote che il governo italiano porta oggi a Lussemburgo,
in occasione di un importante dibattito ufficiale sugli ogm
tra i ministri dell'agricoltura della Ue. Tra gli argomenti all'ordine del giorno,
l'etichettatura di tutti i prodotti destinati
all'alimentazione umana e dei mangimi per animali in modo da rendere identificabile
con certezza la presenza o meno di ogm. La commissione
europea sostiene questa proposta, ma sul tema della "contaminazione accidentale"
ha le stesse posizioni del governo italiano: fino all'1% il
diritto all'informazione dei consumatori non si applica. Sarebbe questo uno
degli elementi del "ragionevole compromesso" tra entusiasmo e
diffidenza verso gli ogm che convince molti politici europei.
Un altro tema in discussione oggi è il passaggio della competenza ad
autorizzare la produzione e il commercio di nuovi organismi
geneticamente modificati dai governi nazionali alla futura autorità europea
per la sicurezza alimentare. Posto che la tutela dei diritti dei
cittadini contro l'eventuale prepotenza delle multinazionali non è proprio
la specialità del governo Berlusconi, anche le garanzie che
potrebbe offrire l'authority europea non sembrano al momento molto maggiori.
Basti pensare che già il fatto di imporre per legge
un'informazione capillare (sia pure al 99%) sugli ogm è considerato una
grande concessione, a fronte di un atteggiamento meno scrupoloso
sostenuto dagli Stati uniti.