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Dichiarazione della direzione nazionale del PST (algerino) sui risultati delle presidenziali

Algeri, 16 aprile 2004


L'indecente risultato di Bouteflika dell'8 aprile testimonia per sè solo la slealtà della competizione politica fatta di intimidazioni e di ostacoli alla libertà, di violenza mediatica e di strumentalizzazione unilaterale delle istituzioni e del biancio pubblico, risultato di una campagna elettorale costituita, da oltre un anno, di inequità e flagranti disproporzioni dei mezzi materiali utilizzati. Ma, al di là di questa palese assenza di legittinità, al di là delle discriminazioni denunciate dai candidati perdenti, il voto popolare a favore di Bouteflika è in realtà un voto rifugio, un voto di affidamento nel potere in atto da parte delle masse popolari ancora segnate dall'impasse sanguinosa del decennio novanta. L'ampiezza inattesa del risultato annuciato ha perfino ridotto le manifestazioni di entusiasmo. In assenza di una opposizione credibile, interprete delle aspirazioni popolari, questo voto esprime, prima di tutto, la ricerca di stabilità rispetto all'insicurezza e alla crisi sociale che resta in atto.

Il voto a favore di Bouteflika esprime inoltre la speranza di progresso sociale, senza essere un voto di adesione alla politica liberista antinazionale e antisociale, nè un appoggio ai progetti autoritari dal momento che Bouteflika e la sua squadra hanno a lungo taciuto nel corso della campagna l'intenzione di privatizzare il settore degli idrocarburi, non hanno rivelato la loro volontà di lavorare alla distruzione del settore pubblico e di modificare nel senso di una precarizzazione generalizzata l'attuale contratto sociale. Hanno taciuto gli impegni presi con UE e OMC-WTO che minacciano la produzione nazionale e le conquiste sociali. L'immediato sostegno della Nato e la prematura visita di Chirac provano tale continuità politica. Al Bouteflika, che si è fatto eleggere come garante della stabilità della pace ritrovata, ha condotto invece una campagna populista parlando di massicci investmenti pubblici, di sostegno alle aziende pubbliche e alla produzione agricola, di prestiti ai giovani e di promozione dell'edilizia sociale, sostenendo anche una politica estera di dignità nazionale e di difesa degli interessi popolari.

Il risultato rivela inoltre crudamente l'assenza di una opposizione politica radicata in grado di mobilitare al di là degli strumenti mediatici, in grado di controllare le urne e di resistere agli impedimenti all'espressione democratica e condanna quei percorsi convergenti che fanno appello al dispotismo illuminato dell'esercito per imporre quella che paradossalmmente chiamano democrazia.

Louisa Hannoun ha fatto esistere, in questa campagna, le argomentazioni antiliberiste ma ha confermato l'inconseguenza delle sue dichiarazioni in un processo politico di sostegno alla stabilità che ha favorito il voto di rifugio a favore del presidente in carica. La sua indecente soddisfazione all'indomani del voto conferma le nostre riserve. Il risultato, in regresso rispetto al 2002, sanziona inoltre il suo rifiuto di denunciare chiaramente la politica autoritaria e ultraliberista di Bouteflika.

La schiacciante superiorità elettorale ottenuta l'8 aprile offre a Bouteflika una nuova autorevolezza politica, pericolosa per la libertà e per le conquiste sociali. Ma la combattività sociale non è smentita sia per le rivolte di Ouargla che hanno imposto, in piena campagna elettorale, la soppressione del caporalato dei sub-appalti, sia per le lotte sindacali di diversi settori, aggiunti all'astensione che ha espresso una sfiducia di massa. La società non ha abdicato, nè sul piano sociale, nè sul piano della democrazia.

La mancanza di una candidatura conseguente del mondo del lavoro esprime la debolezza di questo campo e rende urgente riprendere l'iniziativa di raccogliere le energie disponibili e offrire alle masse popolari un'altra scelta, ricostruendo un'alternativa di sinistra conseguente, democratica, antiliberista e anti-imperialista.

Direzione Nazionale del PST.