Brasile
Intervista a
Plinio de Arruda Sampaio rilasciata a Bernadete Toneto e Tatiana Merlino

Rouge N. 2058 del 01/04/2004



Il Partito dei Lavoratori visto dall’interno
Intervista a Plinio de Arruda Sampaio

Plinio de Arruda Sampaio è uno dei fondatori del Partito dei Lavoratori (PT), del quale è stato anche segretario per le questioni agrarie. Ex deputato federale dell’Assemblea costituente, consulente dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), è anche professore universitario e direttore del giornale “Correio de Cidadania”. Pubblichiamo qui di seguito brani di un’intervista uscita su “Brasil de fato”.

- Le posizioni politiche del Brasile sulle questioni mondiali sono dovute ad una qualche ingenuità?
P.A. Sampaio : Forse ci sono anche persone ingenue, ma dietro a tutto questo ci sono interessi enormi. E’ certo che le élite brasiliane desiderano fortemente inserirsi nel mondo globalizzato, a qualsiasi costo. Il governo nutre l’illusione che si possa trattare di un inserimento autonomo, mentre sarà per forza subordinato. Penso che il PT, il governo e la sua squadra d’economisti fanno prova di una terribile ingenuità, dato che la manovra è già stata tentata da Cardoso, il quale credeva di potere infondere dinamismo nell’economia brasiliana cedendo all’imperialismo e ai capitali stranieri. Il PT sta ripetendo gli stessi errori aderendo a tutto ciò che richiede il FMI. La sua direzione s’illude che i capitali stranieri affluiranno in Brasile. Dobbiamo invece rompere con la mondializzazione.

- Fra le forze che sono al governo, ce ne sono a favore di una tale rottura?
P.A. Sampaio: Credo che il governo non voglia fare questa scelta. Le masse popolari appoggerebbero un governo che proporrebbe una politica di opposizione alle pressioni estere ed al FMI, ma il PT si è trasformato da partito che sfidava l’ordine esistente, in difensore dell’ordine.

- Come è avvenuta questa mutazione?
P.A. Sampaio : Il PT è costruito su due pilastri: da una parte la politica diretta di pressione di massa, di mobilitazione popolare e di rottura con il sistema in vigore; dall’altra, la politica istituzionale, la presenza nelle istituzioni dello Stato e la partecipazione alle elezioni. La politica di pressione diretta è entrata in crisi quando il capitalismo ha creato la disoccupazione strutturale. La forza della classe lavoratrice è stata distrutta e il peso della politica elettorale è aumentato eccessivamente. Il PT è cresciuto come alternativa elettorale, ma non come alternativa politica. I suoi dirigenti e militanti non hanno sviluppato le idee e le conoscenze necessarie per avviare una rottura politica. Quando è giunto il momento, è prevalsa la preoccupazione per l’immediato, con una vera e propria paranoia: il timore che i mercati imponessero il caos.

- Si può ritenere che il PT sia ancora socialista?
P.A. Sampaio : Attualmente il PT attraversa una crisi enorme. Stiamo in pieno nelle turbolenze di questa contraddizione. Il PT non è un rappresentante della borghesia perché quest’ultima non si fida del governo. La borghesia usa soltanto la sua politica economica ma, al minimo problema, lo assalirà senza pietà.

- Quale sarebbe la via da seguire?
P.A. Sampaio : Non conosco un solo paese che sia pervenuto all’indipendenza e allo sviluppo senza rompere con l’ordine economico internazionale. Il governo del Brasile deve dire: “Non accettiamo il FMI, né questo tipo di gioco economico”. Deve prepararsi a subire le sanzioni come risposta e a riorganizzare il paese loro malgrado. E’ del tutto possibile: il paese ha i mezzi per un processo di crescita equilibrata, di sviluppo culturale, sociale e politico a vantaggio della sua popolazione.

- Ci sono probabilità che succeda oggi?
P.A. Sampaio : Credo che il governo abbia rinunciato a seguire questa via, non ha costruito le condizioni necessarie ad una tale rottura. Potrebbe almeno decidere delle misure che, pur non implicando una rottura, ne costituissero la preparazione. Per esempio non era obbligatorio accettare il brutale attivo di bilancio [imposto da FMI e Banca Mondiale, nota del traduttore francese]. Aveva i mezzi per dire al FMI che gli serviva una parte di queste risorse per soddisfare i bisogni elementari della sua popolazione.

- Lei è stato uno dei fondatori del PT. Come si colloca adesso?
P.A. Sampaio : Mi sento emarginato, senza possibilità di dialogo con la direzione ed il governo. Mi hanno proposto di realizzare il programma della riforma agraria, ma anche lì ho dovuto costatare le nostre divergenze. In questo settore come in altri, non si tratta di solleticare il mercato con un fuscello: non è possibile e non mi riconosco in questo tipo di politica.

- Che cosa pensa del Piano nazionale di riforma agraria approvato dal ministero dello Sviluppo rurale?
P.A. Sampaio : Dal milione di famiglie che questo piano si proponeva d’insediare, il ministero ha approvato soltanto l’insediamento di 400.000 famiglie – e per 130.000 di loro, i vecchi proprietari verranno indennizzati da una creatura della Banca Mondiale, la Banca della Terra. La riforma agraria fondata sull’esproprio dei latifondisti era stata tacciata di anacronismo dal governo precedente. Al posto, ci si fa una specie di riforma agraria di mercato. A mio parere, è un errore diminuire il numero delle famiglie insediate perché mancano i mezzi, perché la differenza non è soltanto quantitativa. Il governo si è privato di un possibile effetto di trascinamento verso la riforma agraria. Con un milione di famiglie, ci sarebbe stata una grande quantità di cibo prodotto, cambiamenti nei circuiti di commercializzazione oppure nel sistema di credito agricolo. Ne sarebbero derivati cambiamenti progressivi. E dobbiamo trasformare il modello attuale di politica agricola per costruire un’agricoltura che basti per nutrire la popolazione e che aumenti il reddito degli agricoltori.

- Esistono oggi delle reali possibilità di pressione popolare?
P.A. Sampaio : Oggettivamente non ci sono molte mobilitazioni popolari. D’altra parte, i segni di malcontento sono numerosi, ci sono motivi oggettivi di mobilitazione: la popolazione è in gran parte disoccupata o riceve stipendi infimi. Ma manca la coscienza che nessun individuo cambierà niente nelle proprie condizioni di vita, che rasentano la miseria assoluta, se non si aggredisce il sistema. Sono le lotte del Movimento dei lavoratori rurali senza terra (MST), della Commissione pastorale della terra (CPT), delle chiese e delle forze popolari che creano questa presa di coscienza. Ed il PT dovrebbe dar loro la priorità.

- Ha detto che il governo era “da contestare”, che cosa ne pensa adesso?
P.A. Sampaio : Sono un sostenitore della teoria secondo la quale la speranza è l’ultima a morire. E continuo a lottare. Siamo a un bivio. Il PT è perplesso, i suoi militanti storici sono scoraggiati e non ci capiscono niente. Percepisco un grande disorientamento, una grande disorganizzazione.

- La via di uscita è la creazione di un nuovo partito?
P.A. Sampaio : Ritengo che sia prematuro discuterne. Mi sembra che non sia il momento delle grandi decisioni, ma bensì della riflessione. E’ venuto il momento di ripensare tutto. Bisogna aspettare, per decidere, che le cose si siano chiarite.

Intervista rilasciata a Bernadete Toneto e Tatiana Merlino
Rouge N. 2058 del 01/04/2004