Numero 3

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ROMPETE LE RIGHE!

Foglio antimilitarista veronese

• Ottobre 1999 •

 

"I violentatori che più ferocemente violano la natura e i diritti umani,

non vengono mai imprigionati. Loro possiedono le chiavi delle carceri

Nel mondo tale qual’è, il mondo all’incontrario, i paesi che custodiscono la pace universale

sono quelli che più fabbricano armi e quelli che più armi vendono agli altri paesi"

Eduardo Galeano

 

 

Solidarietà a processo

Lunedì 4 Ottobre, presso il tribunale di Verona si svolge un processo a 21 antimilitaristi la cui attesa dura ormai da quattro anni.

Forse non tutti ricordano che il primo dicembre 1995, in occasione del processo a Max Terzi (condannato a cinque mesi di reclusione per nonsottomissione, ossia il rifiuto sia del servizio militare che di quello civile) e mentre un altro nonsottomesso veronese, Stefano Capuzzo, era stato da pochi giorni arrestato, una trentina di compagni e compagne presenti davanti al Tribunale per manifestare la propria solidarietà venivano caricati dalla polizia, con il risultato di otto fermi in questura (di cui cinque convertiti in arresti protrattisi per quattro giorni) e delle successive denunce per 21 persone, accusate dei reati di manifestazione non autorizzata, oltreggio e resistenza aggravata a pubblico ufficiale, istigazione a commettere reati.

Le nostre osservazioni non possono che essere le solite: a Verona, e non solo, manifestare pubblicamente un’opinione che stona rispetto al coro di politici, militari e riccastri vari significa subire denunce, processi, condanne, soprattutto se si tratta della critica nei confronti del militarismo, della denuncia di chi, qui da noi, si prepara a combattere ed a scatenare guerre, se si tratta di non rassegnarci ad un tragico futuro in cui i professionisti dell’assassinio saranno considerati persone onorevoli e la professione dell’ammazzare un mestiere come gli altri.

Verona vive profondamente immersa nelle trasformazioni in atto per quello che riguarda le Forze Armate ed il loro ruolo nella società.

A Verona si trova una delle caserme di punta per il futuro reclutamento dei militari di mestiere, a Verona il Comune organizza concerti per i giovani come pretesto per la squallida propaganda dell’esercito professionale e degli aberranti miti del militarismo: gerarchia, supremazia, obbedienza, sottomissione. Non lontano da qui le Forze Armate organizzano nei Parchi di divertimenti come Gardaland il macabro spettacolo di R.A.P. Camp, la pubblicità dell’esercito professionale del futuro, un vero e proprio esempio di "corruzione di minori": le armi (vere!) come giocattoli, la possibilità di uccidere come sfida affascinante, la guerra come divertimento.

Eppure anche a Verona c’è chi non accetta supinamente l’imposizione di questa angosciante ‘normalità’. Ecco quindi, qui in città, 5 persone che hanno deciso di non sottostare all’umiliante obbligo della leva, sia militare che civile. Ed ecco quindi i processi, le condanne, il carcere. Ma anche altre persone che, coscienti della preziosità di questi gesti di rifiuto come tentativo di invertire la rotta, non hanno timore di esprimere apertamente il loro appoggio e la loro solidarietà per chi sceglie di non accettare il ruolo di pedina che gli è stato assegnato.

Oggi venti di queste persone vengono processate per aver smascherato il meccanismo brutale del potere e del militarismo, capace solo di opporre carcere e repressione alle scelte di libertà.

 

 

Quelle sottili distinzioni...

Al di là ed oltre la definizione giuridica di ogni attimo della vita, che ci vede, consenzienti o meno, incasellati, standardizzati, predefiniti nelle nostre necessità, bisogni, ragioni e colpe, il dato ultimo rimane sempre quello: colui che non si adatta al sistema per incapacità di scelta deve essere "macinato" dai suoi ingranaggi pena il rischio che il sistema stesso si inceppi.

Non si tratta di un visione paranoica del tessuto sociale, ma della presa di coscienza che non vi è spazio per l’individualità e le sue istanze in questa forma di organizzazione sociale definita ‘Stato’.

Il singolo non può dissociarsi dall’esercito e dai suoi generici fini di sterminio di massa, come le persone a lui vicine non possono manifestargli la loro solidarietà in maniera troppo aperta perché questo semplicemente rischia di incidere su un tessuto sociale già di molto sofferente l’effettivo dominio del sistema di potere. Da qui le sottili distinzioni che fanno reale il potere repressivo del sistema poliziesco. Da queste distinzioni (manifestazione non autorizzata, presidio, istigazione a delinquere, oltraggio e resistenza aggravata a pubblico ufficiale...) le cosiddette "libertà costituzionali vengono ridimensionate a tal punto che non possono più ledere il sistema di potere.

Lo stato protegge dunque se stesso. Le "libertà costituzionali" di manifestazione del pensiero si mostrano per quello che sono: puri paraventi alla brutalità del potere.

Dal processo ad un nostro compagno si è passati, per il medesimo motivo, al processo di massa.

Solo nascondendosi negli angoli più remoti dei tribunali, megafonando dentro i tombini slogan stile "Zecchino d’oro" i compagni e le compagne non sarebbero oggi sotto processo.

Solidarietà a loro ed, oggi come domani, sabbia per gli ingranaggi del potere.

 

 

Verona: Come sono messi i nonsottomessi?

Stefano Capuzzo ha scontato la sua condanna a tre mesi e mezzo fra la fine del 1995 e l’inizio del 1996, per due terzi nel carcere di Montorio e per il rimanente periodo in affidamento sociale.

Michele Pircher ha scontato la condanna a quattro mesi di carcere nell’estate del 1996, per tre quarti nelle carceri di Sulmona (AQ) ed Altamura (BA) e per il rimanente periodo in affidamento sociale.

Max Terzi è stato condannato l’1 dicembre 1995 dal Tribunale civile di Verona a 5 mesi di carcere con la sospensione condizionale della pena. E’ in attesa di un secondo processo.

Emanuele Del Medico è stato condannato dal tribunale militare di Napoli il 15 ottobre 1996 a quattro mesi di carcere. Emanuele ha scontato la condanna in affidamento sociale.

Michele Barini ha reso pubblica la sua scelta di nonsottomissione con una dichiarazione nel giugno 1997.

 

 

Esercito di leva o professionale?

Si fa un gran discutere della "professionalizzazione delle forze armate".

La ventilata abolizione della leva obbligatoria ne sarebbe l’ultimo passo.

Nei fatti si tratta di ammodernare le Forze Armate per il loro ruolo del futuro: guerre nel mondo (con il falso alibi umanitario) per sostenere gli interessi economici e di potere dei padroni e dello Stato, cortina di ferro ai confini del paese per la creazione di una moderna società di apartheid democratico, militarizzazione del territorio e della società con l’aumento degli organici, l’utilizzo delle FF.AA. in funzione di ordine pubblico, il posto garantito nell’amministrazione pubblica agli ex militari di mestiere.

Noi siamo contro la professionalizzazione delle FF.AA. tanto quanto eravamo contro l’esistenza dell’esercito di leva.

Semplicemente, pensiamo che gli eserciti, come tutte le forme di dominio, vadano abolite.

Non ci sono scorciatoie: l’obbligo del servizio civile, il mantenimento dell’esercito di leva non sono né meglio né peggio dell’esercito di mercenari.

Per costruire una società senza guerre dobbiamo cominciare da noi, dalle nostre scelte quotidiane.

 

 

Passalacqua: uno scippo ai cittadini

Una delle caratteristiche fondamentali della pratica militare e quindi del militarismo come sistema e come mentalità è la segretezza.Gli eserciti, corpi separati per eccellenza dalla società, zone franche per il privilegio, l’arbitrio, la sopraffazione, vivono della segretezza e dell’imposizione: chi è sotto non può discutere, tantomeno rifiutare, le decisioni di chi è sopra. Ciò che si mostra nella sua cristallina limpidezza nelle caserme, esiste in realtà, spesso in maniera più mediata o semplicemente camuffata, nella società intera e specialmente nella forma di gestione della politica tipica delle democrazie occidentali.

Così, i professionisti delegati (a occhi chiusi) alla gestione della Cosa pubblica impongono decisioni che non possono essere discusse e che a volte si fa fatica persino a conoscere.

La politica di palazzo ha molto in comune con il militarismo e la recente vicenda della caserma Passalacqua ne è una limpida dimostrazione. Così, nel silenzio e nel segreto, politici e militari hanno consumato ai danni dei cittadini di Verona lo scippo della zona verde più grande della città, ricca di potenzialità non solo per l’elite universitaria ma per il quartiere e per la città tutta.

Ancora una volta rischiamo di assistere allo spettacolo di uno spazio pubblico accaparrato dai militari. Invece delle mamme coi passeggini e dei ragazzi col pallone, lì dentro, si addestreranno ad uccidere.

Forse è perché provano ancora vergogna che metteranno un cancello di ferro e le guardie a fermare chi voglia esercitare il suo diritto ad uno spazio che è di tutti noi. Fino a quando?

 

 

a cura della Cassa di Solidarietà Antimilitarista

c/o KRONSTADT, C. P. 516, 37100 VERONA

www. ecn.org/cassasolidarietantimilitarista

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